La mappa è il risultato di un’operazione conoscitiva che traduce la complessità del reale in un sistema definito di segni, rendendola comprensibile (dall’occhio) e intellegibile. La relazione referenziale che collega il linguaggio cartografico allo spazio fisico è stata oggetto, nel tempo, sia di un progressivo raffinamento della sua univocità, funzionale agli usi tecnici delle mappe, sia di esperimenti artistici, volti invece a enfatizzarne la natura soggettiva (psicogeografia, controcartografia, rappresentazione di mondi immaginari, letterari, utopici). L’introduzione delle tecnologie digitali ha segnato un punto di svolta, trasformando la relazione tra la mappa, la realtà rappresentata e il supporto della rappresentazione. In particolare, la dematerializzazione della mappa, intesa nel suo originario significato di oggetto fisico, nella dimensione virtuale, definita dal codice binario, ha avuto come conseguenza da un lato la rottura della fissità (e durata nel tempo) della cartografia analogica, in favore di rappresentazioni fluide e dinamiche, dall’altro la trasformazione della forma visuale in interfaccia di accesso a un complesso sistema informativo. Recentemente, l’ulteriore passaggio da strumenti digitali interamente controllati dall’uomo all’utilizzo di algoritmi che simulano processi cognitivi (la cosiddetta intelligenza artificiale) apre nuovi scenari sia per la tecnica cartografica sia per le sue sperimentazioni artistiche. Un primo elemento di novità è dato dal fatto che la rappresentazione visuale passa da esito finale del processo cartografico a dato di input: l’addestramento di algoritmi di classificazione automatica, change-detection, content-aware fill, style transfer si basa sul processamento di grandi repertori di immagini. intelligenza artificiale digitale generativo estetica artificial intelligence digital generative aesthetic 797 In comparison to the previous experiences of artistic use of cartographic representation, where the human imagination, perception, experience were fundamental, the outcomes of this process are, aesthetically, visual representations comparable to maps, for their structure and iconic language, but deprived of their original referential function and physical consistency. These digital representations are ephemeral, generative, random, but they activate, in the human perception and cognition, the look for a physical or imaginary represented space. Thus, the relationship between reality and cartographic representation is discussed and subverted and the action of mapping, more than a cognitive process, to localize and be localized, becomes an exercise of wandering, loss, in the automatic generation of worlds that slides one into the other, following formal analogies identified by the machine. Analysing examples, techniques, methods and applications of artificial intelligence to cartography, this contribution aims at observing the current radical transformation of the map, as an object, and the cognitive action of mapping. In particular, the focus will be on the automatic generation of maps and the aesthetic and perceptive implications of their reduction to images. A differenza delle precedenti esperienze di uso artistico della rappresentazione cartografica, nei quali era centrale l’immaginazione, la percezione, l’esperienza umana, gli esiti di questo processo sono, esteticamente, delle rappresentazioni visuali assimilabili alle mappe, per struttura e linguaggio iconico, ma private da un lato dell’originaria funzione referenziale e dall’altro di consistenza fisica. Si tratta infatti di rappresentazioni digitali effimere, generative, randomiche, che attivano però, comunque, nell’umana percezione e cognizione, la ricerca di uno spazio, fisico o immaginario, rappresentato. Il rapporto tra realtà e rappresentazione cartografica è così discusso e sovvertito e l’operazione di mappatura, più che un processo conoscitivo, per localizzare e localizzarsi, diventa un esercizio di erranza, smarrimento, nella generazione automatica di mondi che scivolano l’uno nell’altro seguendo le analogie formali identificate dalla macchina. Analizzando esempi, tecniche, metodi e applicazione di intelligenza artificiale alla cartografia, questo contributo intende osservare la radicale trasformazione che sta interessando l’oggetto mappa e l’azione conoscitiva del mappare. Ci si concentrerà in particolare sulla generazione automatica delle mappe e sulle implicazioni estetiche e percettive della loro riduzione a immagine

Mappare per perdersi: intelligenza artificiale e immaginazione cartografica / Valese, Maria; Natta, Herbert Maria. - (2021), pp. 794-823.

Mappare per perdersi: intelligenza artificiale e immaginazione cartografica

Maria Valese;Herbert Natta
2021

Abstract

La mappa è il risultato di un’operazione conoscitiva che traduce la complessità del reale in un sistema definito di segni, rendendola comprensibile (dall’occhio) e intellegibile. La relazione referenziale che collega il linguaggio cartografico allo spazio fisico è stata oggetto, nel tempo, sia di un progressivo raffinamento della sua univocità, funzionale agli usi tecnici delle mappe, sia di esperimenti artistici, volti invece a enfatizzarne la natura soggettiva (psicogeografia, controcartografia, rappresentazione di mondi immaginari, letterari, utopici). L’introduzione delle tecnologie digitali ha segnato un punto di svolta, trasformando la relazione tra la mappa, la realtà rappresentata e il supporto della rappresentazione. In particolare, la dematerializzazione della mappa, intesa nel suo originario significato di oggetto fisico, nella dimensione virtuale, definita dal codice binario, ha avuto come conseguenza da un lato la rottura della fissità (e durata nel tempo) della cartografia analogica, in favore di rappresentazioni fluide e dinamiche, dall’altro la trasformazione della forma visuale in interfaccia di accesso a un complesso sistema informativo. Recentemente, l’ulteriore passaggio da strumenti digitali interamente controllati dall’uomo all’utilizzo di algoritmi che simulano processi cognitivi (la cosiddetta intelligenza artificiale) apre nuovi scenari sia per la tecnica cartografica sia per le sue sperimentazioni artistiche. Un primo elemento di novità è dato dal fatto che la rappresentazione visuale passa da esito finale del processo cartografico a dato di input: l’addestramento di algoritmi di classificazione automatica, change-detection, content-aware fill, style transfer si basa sul processamento di grandi repertori di immagini. intelligenza artificiale digitale generativo estetica artificial intelligence digital generative aesthetic 797 In comparison to the previous experiences of artistic use of cartographic representation, where the human imagination, perception, experience were fundamental, the outcomes of this process are, aesthetically, visual representations comparable to maps, for their structure and iconic language, but deprived of their original referential function and physical consistency. These digital representations are ephemeral, generative, random, but they activate, in the human perception and cognition, the look for a physical or imaginary represented space. Thus, the relationship between reality and cartographic representation is discussed and subverted and the action of mapping, more than a cognitive process, to localize and be localized, becomes an exercise of wandering, loss, in the automatic generation of worlds that slides one into the other, following formal analogies identified by the machine. Analysing examples, techniques, methods and applications of artificial intelligence to cartography, this contribution aims at observing the current radical transformation of the map, as an object, and the cognitive action of mapping. In particular, the focus will be on the automatic generation of maps and the aesthetic and perceptive implications of their reduction to images. A differenza delle precedenti esperienze di uso artistico della rappresentazione cartografica, nei quali era centrale l’immaginazione, la percezione, l’esperienza umana, gli esiti di questo processo sono, esteticamente, delle rappresentazioni visuali assimilabili alle mappe, per struttura e linguaggio iconico, ma private da un lato dell’originaria funzione referenziale e dall’altro di consistenza fisica. Si tratta infatti di rappresentazioni digitali effimere, generative, randomiche, che attivano però, comunque, nell’umana percezione e cognizione, la ricerca di uno spazio, fisico o immaginario, rappresentato. Il rapporto tra realtà e rappresentazione cartografica è così discusso e sovvertito e l’operazione di mappatura, più che un processo conoscitivo, per localizzare e localizzarsi, diventa un esercizio di erranza, smarrimento, nella generazione automatica di mondi che scivolano l’uno nell’altro seguendo le analogie formali identificate dalla macchina. Analizzando esempi, tecniche, metodi e applicazione di intelligenza artificiale alla cartografia, questo contributo intende osservare la radicale trasformazione che sta interessando l’oggetto mappa e l’azione conoscitiva del mappare. Ci si concentrerà in particolare sulla generazione automatica delle mappe e sulle implicazioni estetiche e percettive della loro riduzione a immagine
2021
Linguaggi grafici. Mappe
9788899586201
intelligenza artificiale; digitale; generativo; estetica
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Mappare per perdersi: intelligenza artificiale e immaginazione cartografica / Valese, Maria; Natta, Herbert Maria. - (2021), pp. 794-823.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1672583
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