Complesso parrocchiale Santa Teresa di Calcutta

Le periferie romane contemporanee offrono molti spunti di riflessione sul ruolo dell’architettura oggi. Se osserviamo dall’alto il nuovo quartiere di Ponte di Nona non possiamo non notare che esso sia disegnato mettendo in campo modelli collaudati come i viali alberati, una disposizione degli edifici ordinata a formare sistemi a griglia, ora su base ortogonale, ora con andamenti curvilinei, una pedissequa applicazione degli standard urbanistici, ecc. Ad una visione più ravvicinata però scopriamo la scarsa qualità del disegno degli edifici, tutti uguali, la desolazione dei viali con spazi eccessivamente dilatati e già degradati e infine notiamo, non più con sgomento purtroppo, che questi edifici dal tetto piano hanno tutti la stessa altezza In questo difficile scenario si è mosso Marco Petreschi per ideare il complesso parrocchiale dedicato a Santa Teresa di Calcutta, inserendovi un oggetto architettonico diversamente ispirato, che non può certamente sanare un paesaggio urbano oramai compromesso, ma che ha il pregio di metterne in crisi, per differenza, il suddetto sistema di cattive consuetudini.