È possibile ritenere che affrontare la questione abitativa, cercare di risolvere il “problema casa”, possa essere un compito e una responsabilità da non lasciare esclusivamente allo Stato e agli altri attori pubblici, magari sulla base di una sua presunta minore rilevanza quantitativa rispetto al passato, che, a livello di grandi numeri, vorrebbe dire una sua incidenza percentualmente bassa rispetto alla domanda abitativa complessiva. Ma, se questo accadesse, se il problema della casa fosse delegato a soggetti privati (come in parte sta accadendo a proposito dell’Housing sociale) – e se si conviene che, a fronte del grave deficit abitativo accumulato negli ultimi trent’anni, si tratta di un problema a cui la collettività nazionale vuole/deve trovare soluzione –, quali sarebbero le concrete possibilità di intervento non pubblico? Da qui l’ineludibilità certa di politiche pubbliche di intervento e spesa e, di conseguenza la necessità della “migliore” spesa pubblica possibile. Su queste assunzioni di fondo, il contributo ragiona a partire dal “limitato” riconoscimento giuridico-normativo del diritto alla casa, e considerando i reiterati usi, da un decennio almeno a questa parte, di risorse pubbliche in forma di bonus diffusi, non selettivi a norma di legge (ma selettivi di fatto), in particolare in ambito edilizio, che avrebbero potuto avere invece diversa finalizzazione, a contenuto maggiormente sociale, e segnatamente nel settore dell’Edilizia residenziale pubblica sovvenzionata.
Tracce di rinascita per le politiche abitative, tra dismissione pubblica, politiche economiche e bonus edilizi / Santangelo, Saverio. - (2023).
Tracce di rinascita per le politiche abitative, tra dismissione pubblica, politiche economiche e bonus edilizi
Saverio Santangelo
2023
Abstract
È possibile ritenere che affrontare la questione abitativa, cercare di risolvere il “problema casa”, possa essere un compito e una responsabilità da non lasciare esclusivamente allo Stato e agli altri attori pubblici, magari sulla base di una sua presunta minore rilevanza quantitativa rispetto al passato, che, a livello di grandi numeri, vorrebbe dire una sua incidenza percentualmente bassa rispetto alla domanda abitativa complessiva. Ma, se questo accadesse, se il problema della casa fosse delegato a soggetti privati (come in parte sta accadendo a proposito dell’Housing sociale) – e se si conviene che, a fronte del grave deficit abitativo accumulato negli ultimi trent’anni, si tratta di un problema a cui la collettività nazionale vuole/deve trovare soluzione –, quali sarebbero le concrete possibilità di intervento non pubblico? Da qui l’ineludibilità certa di politiche pubbliche di intervento e spesa e, di conseguenza la necessità della “migliore” spesa pubblica possibile. Su queste assunzioni di fondo, il contributo ragiona a partire dal “limitato” riconoscimento giuridico-normativo del diritto alla casa, e considerando i reiterati usi, da un decennio almeno a questa parte, di risorse pubbliche in forma di bonus diffusi, non selettivi a norma di legge (ma selettivi di fatto), in particolare in ambito edilizio, che avrebbero potuto avere invece diversa finalizzazione, a contenuto maggiormente sociale, e segnatamente nel settore dell’Edilizia residenziale pubblica sovvenzionata.File | Dimensione | Formato | |
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