Il saggio analizza il panorama pittorico del Piemonte sud-occidentale (corrispondente, in sostanza, con l'attuale provincia di Cuneo) nel corso del Quattrocento, dalla stagione gotico cortese alle prime aperture rinascimentali. L'indagine si propone di evidenziare i rapporti e l'atteggiamento dei fratelli Tommaso e Matteo Biazaci, protagonisti del volume in cui si inserisce il capitolo in questione, nei confronti degli altri artisti e delle correnti pittoriche che si intrecciarono nei territori fra marchesato di Saluzzo, Alpi Marittime e Ponente ligure, che furono frequentati e attraversati dai due maestri nel corso dei loro frequenti spostamenti nell'ambito del territorio ligure-piemontese. Emerge da questo confronto un limitato interesse per le cadenze più ornate del linguaggio tardogotico, incarnate nel Saluzzese soprattutto da Pietro Pocapaglia, e un'intesa invece più spiccata con i fenomeni legati al contesto ligure-nizzardo e provenzale, dalla cultura di gusto ancora tardo-trecentesco fiorita soprattutto nel Monregalese, alle aperture verso l'ars nova nordica veicolate in special modo dall'ambito nizzardo-provenzale
Da Rufino d'Alessandria a Hans Clemer. La lunga stagione tardogotica nel Piemonte sud-occidentale, tra tentazioni cortesi, aperture mediterranee e influenze nordiche / Manavella, Stefano. - (2012), pp. 78-109.
Da Rufino d'Alessandria a Hans Clemer. La lunga stagione tardogotica nel Piemonte sud-occidentale, tra tentazioni cortesi, aperture mediterranee e influenze nordiche
Manavella, Stefano
2012
Abstract
Il saggio analizza il panorama pittorico del Piemonte sud-occidentale (corrispondente, in sostanza, con l'attuale provincia di Cuneo) nel corso del Quattrocento, dalla stagione gotico cortese alle prime aperture rinascimentali. L'indagine si propone di evidenziare i rapporti e l'atteggiamento dei fratelli Tommaso e Matteo Biazaci, protagonisti del volume in cui si inserisce il capitolo in questione, nei confronti degli altri artisti e delle correnti pittoriche che si intrecciarono nei territori fra marchesato di Saluzzo, Alpi Marittime e Ponente ligure, che furono frequentati e attraversati dai due maestri nel corso dei loro frequenti spostamenti nell'ambito del territorio ligure-piemontese. Emerge da questo confronto un limitato interesse per le cadenze più ornate del linguaggio tardogotico, incarnate nel Saluzzese soprattutto da Pietro Pocapaglia, e un'intesa invece più spiccata con i fenomeni legati al contesto ligure-nizzardo e provenzale, dalla cultura di gusto ancora tardo-trecentesco fiorita soprattutto nel Monregalese, alle aperture verso l'ars nova nordica veicolate in special modo dall'ambito nizzardo-provenzaleI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.