Il lavoro di Francesca Talevi, Historic Waste Landscape. Possibili strategie di intervento per la città storica contemporanea, ha suscitato da subito la curiosità e l’attenzione della commissione giudicatrice dell’XI edizione del Premio Gubbio sezione universitaria, e ha meritatamente ottenuto il massimo riconoscimento. Vi sono varie ragioni per le quali ANCSA, in questo momento storico, riconosce il valore, il potenziale generativo e l’originalità di questo contributo. Proverò a metterle in fila, “senza ordine nel particolare”, così avrebbe detto Quaroni. Le prime due sono già contenute rispettivamente nel titolo e nel sottotitolo. Assimilare il centro storico a un paesaggio di scarto è un paradosso, ma è anche una buona (e giusta) provocazione. E le provocazioni servono a sparigliare, a smontare quelle costruzioni logiche fondate su ipotesi che, nel tempo, hanno preso corpo, fino a diventare pensiero comune e dominante, spesso senza l’onere della prova. Parimenti inquadrare la città storica nella sua necessaria e ineludibile dimensione contemporanea è l’unico modo per parlare ancora di città, che è inevitabilmente storica nella sua totalità e allo stesso tempo è sempre contemporanea. Se così non fosse sarebbe altro. E tuttavia qui ci si occupa della città alla quale la modernità ha riconosciuto un valore di anzianità che la connota e che intenderebbe tutelarla astraendola dal contesto che la sostanzia e la invera, con il risultato frequente di conservarla museificandola, banalizzandola, difendendola dalla stessa vitalità che l’ha prodotta e che oggi, con rare eccezioni, si ritrova altrove.
Presentazione / Toppetti, Fabrizio. - (2022), pp. VII-IX.
Presentazione
fabrizio toppetti
2022
Abstract
Il lavoro di Francesca Talevi, Historic Waste Landscape. Possibili strategie di intervento per la città storica contemporanea, ha suscitato da subito la curiosità e l’attenzione della commissione giudicatrice dell’XI edizione del Premio Gubbio sezione universitaria, e ha meritatamente ottenuto il massimo riconoscimento. Vi sono varie ragioni per le quali ANCSA, in questo momento storico, riconosce il valore, il potenziale generativo e l’originalità di questo contributo. Proverò a metterle in fila, “senza ordine nel particolare”, così avrebbe detto Quaroni. Le prime due sono già contenute rispettivamente nel titolo e nel sottotitolo. Assimilare il centro storico a un paesaggio di scarto è un paradosso, ma è anche una buona (e giusta) provocazione. E le provocazioni servono a sparigliare, a smontare quelle costruzioni logiche fondate su ipotesi che, nel tempo, hanno preso corpo, fino a diventare pensiero comune e dominante, spesso senza l’onere della prova. Parimenti inquadrare la città storica nella sua necessaria e ineludibile dimensione contemporanea è l’unico modo per parlare ancora di città, che è inevitabilmente storica nella sua totalità e allo stesso tempo è sempre contemporanea. Se così non fosse sarebbe altro. E tuttavia qui ci si occupa della città alla quale la modernità ha riconosciuto un valore di anzianità che la connota e che intenderebbe tutelarla astraendola dal contesto che la sostanzia e la invera, con il risultato frequente di conservarla museificandola, banalizzandola, difendendola dalla stessa vitalità che l’ha prodotta e che oggi, con rare eccezioni, si ritrova altrove.File | Dimensione | Formato | |
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