Attraverso le pratiche sportive tendono a riprodursi i valori socialmente dominanti di femminilità e maschilità (Bifulco e Tuselli, 2017). Di conseguenza, le diverse aspettative legate alle differenze tra donne e uomini, spesso ricondotte alle peculiarità biologiche dei due sessi, influenzano la partecipazione a tali pratiche e la loro categorizzazione in “sport femminili” e “sport maschili” (Channon, 2012, 2013; Channon, Jennings, 2014; Ferrero Camoletto, Topini, 2020; Matthews, 2011; Spencer, 2012). La presunta “appropriatezza” delle discipline, inoltre, è basata sulle caratteristiche e attitudini da queste richieste e sul tipo di fisicità che l’allenamento sviluppa. Qualità come forza, autonomia, tenacia e leadership sarebbero appannaggio dei maschi (Bifulco, Tuselli, 2017); eleganza, grazia, agilità, armonia e flessibilità, sarebbero, invece, caratteristiche appropriate per le femmine (Chalabaev et al., 2013; Connell, 1987; Weedon, 1999). Nel corso degli ultimi anni, si è assistito a diversi tentativi finalizzati a ridurre le disparità di genere nelle discipline sportive e all’emersione di attività che basano il proprio allenamento su concezioni paritarie del corpo di donne e uomini, come il crossfit (Bifulco, Tuselli, 2017). In tal senso, gli sport si configurano sia come gendered institutions, fondate su relazioni di genere non equilibrate che, come tali, risentono nelle proprie strutture dei valori e delle concezioni dominanti di maschilità e femminilità, sia come gendering institutions che, invece, contribuiscono alla definizione del concetto stesso di genere, capaci, quindi, di ridefinirlo sovvertendo le narrazioni dominanti (Messner, 1990). Alla luce di ciò, il presente contributo rappresenta il secondo step di una ricerca tesa ad indagare lo sport in un’ottica di genere negli ambienti digitali e, in particolare, all’interno del nuovo fenomeno delle social media challenge, in quanto pratiche che, per loro natura, si rifanno ai concetti di sfida e performance in cui (anche) il genere viene messo in scena. Partendo dai risultati emersi dalla prima fase dello studio, in cui è stata effettuata un’analisi del contenuto di 163 video condivisi su quattro piattaforme di social networking, sono stati selezionati otto video in cui i soggetti che prendono parte a una sfida sportiva online mostrano un approccio non convenzionale al rapporto tra sport, corpo e identità di genere. Più nello specifico, il corpus è composto da sei casi in cui soggetti femminili partecipano a sfide connesse a sport considerati tradizionalmente maschili come il calcio, il basket e le arti marziali (Chalabaev et al., 2013; Connell, 1987; Weedon, 1999), oppure a pratiche tipicamente associate a qualità e abilità maschili come la forza e la potenza (Ibidem); due, invece, le performance in cui partecipanti maschili si cimentano con la cosiddetta #stretchingchallenge, che presenta una forte connotazione femminile in quanto associata a caratteristiche quali l’agilità e l’elasticità. L’obiettivo, in particolare, è approfondire le reazioni dei pubblici, per verificare l’esistenza o meno di forme di sessismo, anche in messaggi non necessariamente negativi, ostili e dispregiativi nei confronti di donne che si cimentano in sport “tradizionalmente da maschi” e viceversa per capire se e in che misura, in queste nuove pratiche partecipative, si assista a una trasformazione e riarticolazione dei significati e dei concetti stessi di femminilità e mascolinità. Per raggiungere tale scopo, si è scelto di utilizzare come metodo l’analisi del sentiment e del contenuto testuale dei commenti ai video selezionati. Intesa come «any technique for making inferences by objectively and systematically identifying specified characteristics of messages" (Holsti, 1969, p. 14)», quest’ultima si rivela altamente efficace quando non sono disponibili modelli applicabili, che fungono da base per progetti di ricerca quantitativa, consentendo inoltre di rilevare l’opinione generalizzata dei pubblici (Merriam, 2009). Dai primi risultati emerge un clima generale di accettazione favorevole fra gli utenti circa la “sovversione” dei ruoli. I commenti, che spaziano da feedback sulla performance a contenuti di apprezzamento nei confronti dei partecipanti, non sembrano soffermarsi o prestare particolare attenzione al “rispetto”, così come inteso convenzionalmente, dei ruoli di genere. In tal senso, non si registrano forme di sessismo nei confronti dei protagonisti alle sfide. Ciononostante, in misura minore, si rintraccia l’esistenza di alcuni contenuti in cui gli utenti si interrogano circa “l'appropriatezza” di una determinata pratica, lasciando trasparire una visione “più tradizionale” dei concetti di mascolinità e femminilità.
Break the rules. Sfidare le norme di genere attraverso le social media challenge sportive: le reazioni dei pubblici / Azzarita, Vittoria; Carbonari, Maddalena; Grasso, MARTA MARGHERITA; Miraglia, Cosimo. - (2022). (Intervento presentato al convegno VIII Congreso Internacional de comunicación y genero tenutosi a Viterbo, Italy.).
Break the rules. Sfidare le norme di genere attraverso le social media challenge sportive: le reazioni dei pubblici
Vittoria AzzaritaCo-primo
;Maddalena CarbonariCo-primo
;Marta GrassoCo-primo
;Cosimo MiragliaCo-primo
2022
Abstract
Attraverso le pratiche sportive tendono a riprodursi i valori socialmente dominanti di femminilità e maschilità (Bifulco e Tuselli, 2017). Di conseguenza, le diverse aspettative legate alle differenze tra donne e uomini, spesso ricondotte alle peculiarità biologiche dei due sessi, influenzano la partecipazione a tali pratiche e la loro categorizzazione in “sport femminili” e “sport maschili” (Channon, 2012, 2013; Channon, Jennings, 2014; Ferrero Camoletto, Topini, 2020; Matthews, 2011; Spencer, 2012). La presunta “appropriatezza” delle discipline, inoltre, è basata sulle caratteristiche e attitudini da queste richieste e sul tipo di fisicità che l’allenamento sviluppa. Qualità come forza, autonomia, tenacia e leadership sarebbero appannaggio dei maschi (Bifulco, Tuselli, 2017); eleganza, grazia, agilità, armonia e flessibilità, sarebbero, invece, caratteristiche appropriate per le femmine (Chalabaev et al., 2013; Connell, 1987; Weedon, 1999). Nel corso degli ultimi anni, si è assistito a diversi tentativi finalizzati a ridurre le disparità di genere nelle discipline sportive e all’emersione di attività che basano il proprio allenamento su concezioni paritarie del corpo di donne e uomini, come il crossfit (Bifulco, Tuselli, 2017). In tal senso, gli sport si configurano sia come gendered institutions, fondate su relazioni di genere non equilibrate che, come tali, risentono nelle proprie strutture dei valori e delle concezioni dominanti di maschilità e femminilità, sia come gendering institutions che, invece, contribuiscono alla definizione del concetto stesso di genere, capaci, quindi, di ridefinirlo sovvertendo le narrazioni dominanti (Messner, 1990). Alla luce di ciò, il presente contributo rappresenta il secondo step di una ricerca tesa ad indagare lo sport in un’ottica di genere negli ambienti digitali e, in particolare, all’interno del nuovo fenomeno delle social media challenge, in quanto pratiche che, per loro natura, si rifanno ai concetti di sfida e performance in cui (anche) il genere viene messo in scena. Partendo dai risultati emersi dalla prima fase dello studio, in cui è stata effettuata un’analisi del contenuto di 163 video condivisi su quattro piattaforme di social networking, sono stati selezionati otto video in cui i soggetti che prendono parte a una sfida sportiva online mostrano un approccio non convenzionale al rapporto tra sport, corpo e identità di genere. Più nello specifico, il corpus è composto da sei casi in cui soggetti femminili partecipano a sfide connesse a sport considerati tradizionalmente maschili come il calcio, il basket e le arti marziali (Chalabaev et al., 2013; Connell, 1987; Weedon, 1999), oppure a pratiche tipicamente associate a qualità e abilità maschili come la forza e la potenza (Ibidem); due, invece, le performance in cui partecipanti maschili si cimentano con la cosiddetta #stretchingchallenge, che presenta una forte connotazione femminile in quanto associata a caratteristiche quali l’agilità e l’elasticità. L’obiettivo, in particolare, è approfondire le reazioni dei pubblici, per verificare l’esistenza o meno di forme di sessismo, anche in messaggi non necessariamente negativi, ostili e dispregiativi nei confronti di donne che si cimentano in sport “tradizionalmente da maschi” e viceversa per capire se e in che misura, in queste nuove pratiche partecipative, si assista a una trasformazione e riarticolazione dei significati e dei concetti stessi di femminilità e mascolinità. Per raggiungere tale scopo, si è scelto di utilizzare come metodo l’analisi del sentiment e del contenuto testuale dei commenti ai video selezionati. Intesa come «any technique for making inferences by objectively and systematically identifying specified characteristics of messages" (Holsti, 1969, p. 14)», quest’ultima si rivela altamente efficace quando non sono disponibili modelli applicabili, che fungono da base per progetti di ricerca quantitativa, consentendo inoltre di rilevare l’opinione generalizzata dei pubblici (Merriam, 2009). Dai primi risultati emerge un clima generale di accettazione favorevole fra gli utenti circa la “sovversione” dei ruoli. I commenti, che spaziano da feedback sulla performance a contenuti di apprezzamento nei confronti dei partecipanti, non sembrano soffermarsi o prestare particolare attenzione al “rispetto”, così come inteso convenzionalmente, dei ruoli di genere. In tal senso, non si registrano forme di sessismo nei confronti dei protagonisti alle sfide. Ciononostante, in misura minore, si rintraccia l’esistenza di alcuni contenuti in cui gli utenti si interrogano circa “l'appropriatezza” di una determinata pratica, lasciando trasparire una visione “più tradizionale” dei concetti di mascolinità e femminilità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.