Nel corso degli ultimi anni i movimenti femministi in tutto il mondo si sono riuniti attorno a un’unica lotta: combattere la violenza sulle donne (cis- o trans-), denunciando come il sistema patriarcale impedisca la libera autodeterminazione di ognuna. Si è definita violenza qualsiasi cosa impedisca di vivere in piena libertà le vite delle donne: non solo la violenza fisica, ma quella strutturale del patriarcato, resa più pervasiva dall’austerità neoliberista, dal precariato, dalla proliferazione dei confini. Il volume, nato dalla giornata di studi omonima, raccoglie una costellazione di contributi che indagano la dimensione di violenza di genere implicita nello spazio urbano. Dall’incrocio continuo di percorsi di ricerca e di attivismo è emerso il riconoscimento della doppia faccia di tale violenza: per un verso, la figurazione delle donne come possibili oggetti di violenza, le retoriche securitarie, il discorso su decoro e degrado e le dinamiche di frammentazione e privatizzazione, che producono espulsione dallo spazio pubblico e chiusura nel privato domestico. Per l’altro, la mancanza di luoghi di incontro, che impedisce l’organizzazione politica e crea isolamento. I luoghi di autorganizzazione vengono resi precari e sono sempre sotto minaccia, la mancanza di servizi di prossimità di qualità impedisce di vivere le vite multidimensionali a cui aspirano le donne, di fatto costringendole ad essere solo madri, solo lavoratrici, solo attiviste, ecc. L’ambiente urbano si conferma dunque un ulteriore dispositivo di violenza strutturale. Ciononostante, esso può rivelarsi un dispositivo di sovversione, riappropriazione, legittimazione e liberazione. Le pratiche che lo modellano ogni giorno, i desideri che vi vengono proiettati, i conflitti che vi trovano luogo ne forzano quotidianamente limiti spaziali e normativi. Il lavoro di curatela propone dunque una lettura critica delle politiche urbane generatrici di violenza strutturale ma, allo stesso tempo, guarda alle pratiche di autodeterminazione elaborando nuovi immaginari condivisi. I contributi raccolgo un intreccio tra discipline diverse, per tessere insieme i percorsi a loro volta incrociati di approcci che si contaminano tra loro, e che vanno dall’urbanistica all’architettura, alla filosofia politica, alla sociologia, l’antropologia, l’economia politica, il diritto, gli studi culturali.
La libertà è una passeggiata. Donne e spazi urbani tra violenza strutturale e autodeterminazione / Belingardi, Chiara Franca Maria; Castelli, Federica; Olcuire, Serena. - (2019).
La libertà è una passeggiata. Donne e spazi urbani tra violenza strutturale e autodeterminazione
Chiara BelingardiCo-primo
;Serena OlcuireCo-primo
2019
Abstract
Nel corso degli ultimi anni i movimenti femministi in tutto il mondo si sono riuniti attorno a un’unica lotta: combattere la violenza sulle donne (cis- o trans-), denunciando come il sistema patriarcale impedisca la libera autodeterminazione di ognuna. Si è definita violenza qualsiasi cosa impedisca di vivere in piena libertà le vite delle donne: non solo la violenza fisica, ma quella strutturale del patriarcato, resa più pervasiva dall’austerità neoliberista, dal precariato, dalla proliferazione dei confini. Il volume, nato dalla giornata di studi omonima, raccoglie una costellazione di contributi che indagano la dimensione di violenza di genere implicita nello spazio urbano. Dall’incrocio continuo di percorsi di ricerca e di attivismo è emerso il riconoscimento della doppia faccia di tale violenza: per un verso, la figurazione delle donne come possibili oggetti di violenza, le retoriche securitarie, il discorso su decoro e degrado e le dinamiche di frammentazione e privatizzazione, che producono espulsione dallo spazio pubblico e chiusura nel privato domestico. Per l’altro, la mancanza di luoghi di incontro, che impedisce l’organizzazione politica e crea isolamento. I luoghi di autorganizzazione vengono resi precari e sono sempre sotto minaccia, la mancanza di servizi di prossimità di qualità impedisce di vivere le vite multidimensionali a cui aspirano le donne, di fatto costringendole ad essere solo madri, solo lavoratrici, solo attiviste, ecc. L’ambiente urbano si conferma dunque un ulteriore dispositivo di violenza strutturale. Ciononostante, esso può rivelarsi un dispositivo di sovversione, riappropriazione, legittimazione e liberazione. Le pratiche che lo modellano ogni giorno, i desideri che vi vengono proiettati, i conflitti che vi trovano luogo ne forzano quotidianamente limiti spaziali e normativi. Il lavoro di curatela propone dunque una lettura critica delle politiche urbane generatrici di violenza strutturale ma, allo stesso tempo, guarda alle pratiche di autodeterminazione elaborando nuovi immaginari condivisi. I contributi raccolgo un intreccio tra discipline diverse, per tessere insieme i percorsi a loro volta incrociati di approcci che si contaminano tra loro, e che vanno dall’urbanistica all’architettura, alla filosofia politica, alla sociologia, l’antropologia, l’economia politica, il diritto, gli studi culturali.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.