Diritti e forme della soggettività femminile, una riflessione

La storia ha ampiamente mostrato che il diritto si è concretizzato spesso nella pratica dominante del più forte, in cui la donna viene percepita come soggetto bisognoso di cura e di tutela. Ne è derivata la tendenza a che la titolarità di diritti universali ed incondizionati dell’io potesse essere oggetto di compravendita in una lotta al rialzo in cui vince il più abbiente, il più competente, il più forte, il più intelligente, cadendo nella facile illusione che l’accesso al diritto positivo debba passare per l’avallo economico, in grado di declinare la giuridicità allo stesso modo della legalità: il diritto non può essere pensato e ridotto solo nei termini di una legalità imposta da un gruppo egemone, ma i diritti della soggettività prescindono – a differenza del diritto positivo – dalla forza della discriminazione, sono diritti universali e incondizionati18, non sono oggetto di monopolio, non sono stimabili quantitativamente e soprattutto non possono essere né archiviati, né sottaciuti, né cancellati.