Nel recente Autoritratto nello studio, Giorgio Agamben disegna un rapido bozzetto dell’antropologia di Dante: «Per Dante l’uomo non ha altra sostanza che questa: il poter infinitamente sopravvivere al mutamento e alla distruzione. Questo resto, questa fragilità è precisamente ciò che rimane costante, ciò che resiste alle alterne vicissitudini della storia individuale e collettiva». La lettura di Agamben coglie la natura mutevole dell’uomo dantesco. Il principio dell’antropologia di Dante, infatti, è che «la natura umana transmuta» (Conv. II, VIII, 6): «da mia natura / trasmu‐ tabile son per tutte guise» (Par. V, 98‐9).
Il linguaggio e la morte in Dante. Una nota a Giorgio Agamben / Arigone, Leonardo. - (2019), pp. 181-194.
Il linguaggio e la morte in Dante. Una nota a Giorgio Agamben
Leonardo Arigone
2019
Abstract
Nel recente Autoritratto nello studio, Giorgio Agamben disegna un rapido bozzetto dell’antropologia di Dante: «Per Dante l’uomo non ha altra sostanza che questa: il poter infinitamente sopravvivere al mutamento e alla distruzione. Questo resto, questa fragilità è precisamente ciò che rimane costante, ciò che resiste alle alterne vicissitudini della storia individuale e collettiva». La lettura di Agamben coglie la natura mutevole dell’uomo dantesco. Il principio dell’antropologia di Dante, infatti, è che «la natura umana transmuta» (Conv. II, VIII, 6): «da mia natura / trasmu‐ tabile son per tutte guise» (Par. V, 98‐9).File | Dimensione | Formato | |
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