"Porosa come questa pietra è l'architettura. Struttura e vita interferiscono continuamente in cortili, arcate e scale. Dappertutto si conserva lo spazio vitale capace di ospitare nuove, impreviste costellazioni. Il definitivo, il caratterizzato vengono rifiutati" Benjamin, W. Lacis, A. (2020), Napoli Porosa, Napoli, Dante & Descartes (prima ed. 1924). A seguito dell’epidemia da Covid 19, la salubrità e l’igiene tornano al centro della ricerca sull’abitare: salubrità e igiene che, va detto, hanno sempre condizionato i grandi cambiamenti della storia dell’architettura e dell’urbanistica. Le malattie infettive infatti hanno avuto un’influenza notevole sullo sviluppo del disegno della città, si pensi alle pandemie dell’Ottocento (colera, tifo, vaiolo e febbre gialla) e alla spagnola del 1918. Memori delle esperienze pregresse, che modelli abitativi possiamo oggi proporre per la città post-pandemica del nuovo millennio? Cosa possiamo ereditare dal passato? Il paper proposto illustra i risultati della ricerca sviluppata all’interno del Dipartimento di Architettura e Progetto, Sapienza Università di Roma, dal titolo “Il respiro della città” incentrata sullo studio del principio mediterraneo, diffuso anche fuori dei confini del Mare Nostrum, come modello di città “elastica” e pertanto resiliente. Da sempre la città mediterranea infatti è una città “che respira”, conformata attraverso “alveoli urbani” che in modo frattale, a tutte le scale, comprimono e dilatano lo spazio trasformandone gli assetti e gli usi. Da ciò traiamo il principio spaziale primo della città post-pandemica: la sua “duttilità”. Laddove per “duttilità” intendiamo, come da definizione, la capacità di un corpo di adattarsi e modificarsi a seconda delle esigenze. Aggiungiamo inoltre che i luoghi dell’abitare mediterraneo, fondati sull’ibridazione fisica e concettuale tra la casa e la città, si strutturano sull’alternanza tra la sfera dell’individuo e quella della comunità, dimensione altamente compromessa dell’emergenza pandemica. Ciò premesso, la ricerca si incentra su quegli spazi dell’abitare che per loro natura fungono da spazi diaframma, spazi “soglia”, tra la dimensione domestica e quella collettiva, poiché essi costituiscono vere e proprie «sacche di riserva». Questi luoghi sono la materia plastica, elastica e malleabile che modella l’immagine metamorfica delle nostre città e rappresentano la risorsa prima per la “duttilità” abitativa urbana.

Abitare in pandemia. La casa mediterranea come modello ancora valido / Fiorelli, Angela. - (2022), pp. 80-84.

Abitare in pandemia. La casa mediterranea come modello ancora valido

Angela Fiorelli
Investigation
2022

Abstract

"Porosa come questa pietra è l'architettura. Struttura e vita interferiscono continuamente in cortili, arcate e scale. Dappertutto si conserva lo spazio vitale capace di ospitare nuove, impreviste costellazioni. Il definitivo, il caratterizzato vengono rifiutati" Benjamin, W. Lacis, A. (2020), Napoli Porosa, Napoli, Dante & Descartes (prima ed. 1924). A seguito dell’epidemia da Covid 19, la salubrità e l’igiene tornano al centro della ricerca sull’abitare: salubrità e igiene che, va detto, hanno sempre condizionato i grandi cambiamenti della storia dell’architettura e dell’urbanistica. Le malattie infettive infatti hanno avuto un’influenza notevole sullo sviluppo del disegno della città, si pensi alle pandemie dell’Ottocento (colera, tifo, vaiolo e febbre gialla) e alla spagnola del 1918. Memori delle esperienze pregresse, che modelli abitativi possiamo oggi proporre per la città post-pandemica del nuovo millennio? Cosa possiamo ereditare dal passato? Il paper proposto illustra i risultati della ricerca sviluppata all’interno del Dipartimento di Architettura e Progetto, Sapienza Università di Roma, dal titolo “Il respiro della città” incentrata sullo studio del principio mediterraneo, diffuso anche fuori dei confini del Mare Nostrum, come modello di città “elastica” e pertanto resiliente. Da sempre la città mediterranea infatti è una città “che respira”, conformata attraverso “alveoli urbani” che in modo frattale, a tutte le scale, comprimono e dilatano lo spazio trasformandone gli assetti e gli usi. Da ciò traiamo il principio spaziale primo della città post-pandemica: la sua “duttilità”. Laddove per “duttilità” intendiamo, come da definizione, la capacità di un corpo di adattarsi e modificarsi a seconda delle esigenze. Aggiungiamo inoltre che i luoghi dell’abitare mediterraneo, fondati sull’ibridazione fisica e concettuale tra la casa e la città, si strutturano sull’alternanza tra la sfera dell’individuo e quella della comunità, dimensione altamente compromessa dell’emergenza pandemica. Ciò premesso, la ricerca si incentra su quegli spazi dell’abitare che per loro natura fungono da spazi diaframma, spazi “soglia”, tra la dimensione domestica e quella collettiva, poiché essi costituiscono vere e proprie «sacche di riserva». Questi luoghi sono la materia plastica, elastica e malleabile che modella l’immagine metamorfica delle nostre città e rappresentano la risorsa prima per la “duttilità” abitativa urbana.
2022
Per una nuova casa italiana
978-88-3339-659-0
progettazione architettonica; pandemia; Mediterraneo; surplus architettonico; duttilità
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Abitare in pandemia. La casa mediterranea come modello ancora valido / Fiorelli, Angela. - (2022), pp. 80-84.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1666919
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