Nell’ambito dell’annoso dibattito scientifico su come la conservazione del patrimonio archeologico debba e/o possa convivere con lo sviluppo moderno delle città, il caso dell’odierna Nîmes (antica Nemausus) si rivela emblematico. La città, una colonia romana fondata da Augusto sul sito di un preesistente centro celtico, è un centro a continuità di vita nel quale le preesistenze archeologiche hanno sempre convissuto in modo equilibrato con l’evoluzione urbanistica dei secoli successivi, fino al giorno d’oggi. Sembra quasi che la presenza di monumenti romani di grande prestigio ed anche assai ben conservati – quali la Maison Carrée, la Porta di Augusto, l’anfiteatro e il santuario dei Jardins de la Fontaine – in alcune circostanze abbia contributo a definire gli spazi della città nel suo sviluppo, andando a costituire una sorta di “identità urbana”. Dal Medioevo al Rinascimento e poi fino al XVIII-XIX secolo i monumenti romani di Nemausus sono stati trasformati, vissuti in maniere diverse e poi talvolta riportati al loro splendore “originario”, ad esempio distruggendo le sovrastrutture erette nell’anfiteatro, isolando il tempio della Maison Carrée con lo smantellamento delle strutture del convento che vi era sorto attorno e scavando il santuario gallo-romano a nord della città per trasformarlo in un elegante giardino. Il presente contributo è dunque focalizzato sull’analisi di come alcuni dei monumenti romani di Nemausus siano stati trasformati e integrati in una città in evoluzione, il che ne ha garantito la conservazione spesso ottimale, e quali sono state le scelte adottate di volta in volta, fino ai giorni nostri, per la loro fruizione, sviluppo e valorizzazione.
Valorizzazione e integrazione del patrimonio archeologico nella città di Nîmes (antica Nemausus) / Borgia, Emanuela. - (2023), pp. 53-67. - MISURA E SPAZIO.
Valorizzazione e integrazione del patrimonio archeologico nella città di Nîmes (antica Nemausus)
Emanuela Borgia
2023
Abstract
Nell’ambito dell’annoso dibattito scientifico su come la conservazione del patrimonio archeologico debba e/o possa convivere con lo sviluppo moderno delle città, il caso dell’odierna Nîmes (antica Nemausus) si rivela emblematico. La città, una colonia romana fondata da Augusto sul sito di un preesistente centro celtico, è un centro a continuità di vita nel quale le preesistenze archeologiche hanno sempre convissuto in modo equilibrato con l’evoluzione urbanistica dei secoli successivi, fino al giorno d’oggi. Sembra quasi che la presenza di monumenti romani di grande prestigio ed anche assai ben conservati – quali la Maison Carrée, la Porta di Augusto, l’anfiteatro e il santuario dei Jardins de la Fontaine – in alcune circostanze abbia contributo a definire gli spazi della città nel suo sviluppo, andando a costituire una sorta di “identità urbana”. Dal Medioevo al Rinascimento e poi fino al XVIII-XIX secolo i monumenti romani di Nemausus sono stati trasformati, vissuti in maniere diverse e poi talvolta riportati al loro splendore “originario”, ad esempio distruggendo le sovrastrutture erette nell’anfiteatro, isolando il tempio della Maison Carrée con lo smantellamento delle strutture del convento che vi era sorto attorno e scavando il santuario gallo-romano a nord della città per trasformarlo in un elegante giardino. Il presente contributo è dunque focalizzato sull’analisi di come alcuni dei monumenti romani di Nemausus siano stati trasformati e integrati in una città in evoluzione, il che ne ha garantito la conservazione spesso ottimale, e quali sono state le scelte adottate di volta in volta, fino ai giorni nostri, per la loro fruizione, sviluppo e valorizzazione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.