Il legame tra Genova e il Levante nei secoli successivi alla conquista ottomana di Costantinopoli (1453) è un tema di grande fascino e d’altronde di notevole complessità. Un rapporto alimentato da sbiadite memorie, tenaci sopravvivenze e tentativi di ritorno a Oriente destinati a rimanere in gran parte frustrati. Dopo il tramonto dell’Impero bizantino e lo sgretolamento della Romània genovese (Caffa divenne ottomana nel 1475, Chio nel 1566), gli interscambi politici, economici, sociali e culturali tessuti dai Liguri con le sponde orientali del Mediterraneo conobbero un’agonia ineluttabile. Le relazioni diplomatiche con la Corte ottomana furono più volte faticosamente ricucite e altrettante bruscamente spezzate, con la conseguente perdita di ogni privilegio commerciale. Le comunità levantine stanziate nei pressi del porto di Genova, frattanto, disparvero, e Torre de’ Greci, faro del molo vecchio, emblema ennesimo di questa eredità orientale, divenne un cumulo di macerie. Nella lunga notte dei rapporti tra la loro città e l’Oriente mediterraneo, i Genovesi di tanto in tanto intravidero ancora qualcosa, di là del mare, e anzi tornarono occasionalmente in quelle terre e in quelle acque che gli erano state così familiari; caparbiamente tentarono, altrimenti detto, il recupero di un articolato quadro di legami-ponte con il Mediterraneo orientale. Queste pagine sono dedicate a tutto ciò che il Levante evocò e significò nella visione dei Genovesi early modern: non solo un nostalgico richiamo ai perduti possedimenti d’Oltremare, anche concreti progetti per attuare l’agognato ritorno al mare. I personaggi di questo libro sono mercanti, uomini d’arme, corsari, rinnegati, intellettuali, missionari, cardinali e dignitari genovesi presso il pontefice, la Porta, il Cristianissimo, l’imperatore e il re d’Inghilterra. Nello sguardo di costoro, il Levante rimase/divenne una somma di memorie e di ambizioni. Rimanevano, d’altronde, in questa città, chiare tracce d’Oriente, vestigia di antiche glorie e di svanite genti. I Genovesi, che dopo il 1528 prevalentemente si volsero verso il Mediterraneo spagnolo, mai dismisero quella somma di desideri e di ricordi che il Levante evocava. Uno spazio politico, economico e culturale che a sua volta non li aveva affatto dimenticati
Nostalgia d’Oriente. Genova, Roma e il Mediterraneo nel Cinque e Seicento / Ceccarelli, Alessia. - (2022), pp. 1-266.
Nostalgia d’Oriente. Genova, Roma e il Mediterraneo nel Cinque e Seicento
Alessia Ceccarelli
2022
Abstract
Il legame tra Genova e il Levante nei secoli successivi alla conquista ottomana di Costantinopoli (1453) è un tema di grande fascino e d’altronde di notevole complessità. Un rapporto alimentato da sbiadite memorie, tenaci sopravvivenze e tentativi di ritorno a Oriente destinati a rimanere in gran parte frustrati. Dopo il tramonto dell’Impero bizantino e lo sgretolamento della Romània genovese (Caffa divenne ottomana nel 1475, Chio nel 1566), gli interscambi politici, economici, sociali e culturali tessuti dai Liguri con le sponde orientali del Mediterraneo conobbero un’agonia ineluttabile. Le relazioni diplomatiche con la Corte ottomana furono più volte faticosamente ricucite e altrettante bruscamente spezzate, con la conseguente perdita di ogni privilegio commerciale. Le comunità levantine stanziate nei pressi del porto di Genova, frattanto, disparvero, e Torre de’ Greci, faro del molo vecchio, emblema ennesimo di questa eredità orientale, divenne un cumulo di macerie. Nella lunga notte dei rapporti tra la loro città e l’Oriente mediterraneo, i Genovesi di tanto in tanto intravidero ancora qualcosa, di là del mare, e anzi tornarono occasionalmente in quelle terre e in quelle acque che gli erano state così familiari; caparbiamente tentarono, altrimenti detto, il recupero di un articolato quadro di legami-ponte con il Mediterraneo orientale. Queste pagine sono dedicate a tutto ciò che il Levante evocò e significò nella visione dei Genovesi early modern: non solo un nostalgico richiamo ai perduti possedimenti d’Oltremare, anche concreti progetti per attuare l’agognato ritorno al mare. I personaggi di questo libro sono mercanti, uomini d’arme, corsari, rinnegati, intellettuali, missionari, cardinali e dignitari genovesi presso il pontefice, la Porta, il Cristianissimo, l’imperatore e il re d’Inghilterra. Nello sguardo di costoro, il Levante rimase/divenne una somma di memorie e di ambizioni. Rimanevano, d’altronde, in questa città, chiare tracce d’Oriente, vestigia di antiche glorie e di svanite genti. I Genovesi, che dopo il 1528 prevalentemente si volsero verso il Mediterraneo spagnolo, mai dismisero quella somma di desideri e di ricordi che il Levante evocava. Uno spazio politico, economico e culturale che a sua volta non li aveva affatto dimenticatiFile | Dimensione | Formato | |
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