Di fronte all’attuale condizione di pandemia mondiale, la scarsa flessibilità interna degli alloggi, la difficoltà di trasformare agilmente gli ambienti, l’obbligata coesistenza di lavoro, vita familiare e relazioni sociali all’interno dello stesso spazio domestico rendono improrogabile un ripensamento dello spazio della casa. Le città europee, con la complessità storica e la qualità spaziale che le caratterizza, sono ricorse ‒ come nella pandemia di un secolo fa ‒ al distanziamento fisico e all’isolamento delle persone nella propria abitazione, anche per periodi prolungati, come unica possibilità di salvezza. Nella condizione di confinamento del lockdown le parole d’ordine della modernità, sono tornate paradossalmente attuali. I principi costitutivi delle città figlie della Carta d’Atene ‒ distanza tra i corpi edilizi, specializzazione e separazione di funzioni e flussi, distacco casa -strada e gerarchia degli accessi ‒ si sono ripresentate ora come distanziamento fisico e isolamento, controllo sociale e tracciamento degli spostamenti. Potremmo quasi parlare di una rivincita della ‘citè radieuse’ e del modello urbano basato sulla decongestione e sul portare ‘aria, luce e sole’ nelle abitazioni. Se la condizione costrittiva del ‘lavoro da casa’ avvolge con inquietanti nubi la nostra serenità familiare, spingendoci a ricalibrare l’uso degli spazi domestici e in parte violando la nostra dimensione più personale, certamente l’accelerazione impressa alla digitalizzazione dalla pandemia rappresenta per molti la riconquista di tempo e autonomia e, indirettamente, una ripresa delle relazioni locali e condominiali, della vita di quartiere, di una nuova percezione dei valori ambientali, attraverso reti di prossimità e iniziative di solidarietà, favorite anche dalla riattivazione di percorsi ciclabili e pedonali. L’idea dell’abitazione/lavoro dunque non è più un tabù e nemmeno una soluzione ‘di nicchia’, e la pandemia ha già segnato nelle grandi città un cambiamento nella richiesta di alloggi, come ci dimostra il mercato della compravendita immobiliare.
Private/Common/Public. Prospettive per la casa post quarantena / Reale, Luca. - (2022), pp. 54-59.
Private/Common/Public. Prospettive per la casa post quarantena
Luca Reale
2022
Abstract
Di fronte all’attuale condizione di pandemia mondiale, la scarsa flessibilità interna degli alloggi, la difficoltà di trasformare agilmente gli ambienti, l’obbligata coesistenza di lavoro, vita familiare e relazioni sociali all’interno dello stesso spazio domestico rendono improrogabile un ripensamento dello spazio della casa. Le città europee, con la complessità storica e la qualità spaziale che le caratterizza, sono ricorse ‒ come nella pandemia di un secolo fa ‒ al distanziamento fisico e all’isolamento delle persone nella propria abitazione, anche per periodi prolungati, come unica possibilità di salvezza. Nella condizione di confinamento del lockdown le parole d’ordine della modernità, sono tornate paradossalmente attuali. I principi costitutivi delle città figlie della Carta d’Atene ‒ distanza tra i corpi edilizi, specializzazione e separazione di funzioni e flussi, distacco casa -strada e gerarchia degli accessi ‒ si sono ripresentate ora come distanziamento fisico e isolamento, controllo sociale e tracciamento degli spostamenti. Potremmo quasi parlare di una rivincita della ‘citè radieuse’ e del modello urbano basato sulla decongestione e sul portare ‘aria, luce e sole’ nelle abitazioni. Se la condizione costrittiva del ‘lavoro da casa’ avvolge con inquietanti nubi la nostra serenità familiare, spingendoci a ricalibrare l’uso degli spazi domestici e in parte violando la nostra dimensione più personale, certamente l’accelerazione impressa alla digitalizzazione dalla pandemia rappresenta per molti la riconquista di tempo e autonomia e, indirettamente, una ripresa delle relazioni locali e condominiali, della vita di quartiere, di una nuova percezione dei valori ambientali, attraverso reti di prossimità e iniziative di solidarietà, favorite anche dalla riattivazione di percorsi ciclabili e pedonali. L’idea dell’abitazione/lavoro dunque non è più un tabù e nemmeno una soluzione ‘di nicchia’, e la pandemia ha già segnato nelle grandi città un cambiamento nella richiesta di alloggi, come ci dimostra il mercato della compravendita immobiliare.File | Dimensione | Formato | |
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