I diritti vengono spesso intesi come imperativi morali, in risposta a bisogni fondamentali e comuni a tutti gli uomini, o come limiti o perfino scudi di garanzia individuale rispetto a quanto collettivamente decidibile e imponibile da parte del potere statale. Qui, ripercorrendo a grandi linee la storia della loro positivizzazione (prima nazionale e poi inter- o sovra-nazionale) in un’ottica ricapitolativo-problematizzante, si intende in primo luogo prendere sul serio la loro natura giuridica, il loro essere parte integrante del diritto positivo, poiché proprio un simile inquadramento consente di porre, al di là della fissazione/elencazione di singoli diritti, tanto la questione del loro senso complessivo (soggetto nel corso del tempo a notevoli variazioni), quindi anche di una loro adeguata giustificazione, quanto la questione del loro competente legislatore/elaboratore e insieme della produzione delle risorse sociali, ideali e materiali, che il diritto richiede al fine sia di risultare valido sia di vigere effettivamente. In secondo luogo si suggerisce una interpretazione dei diritti che li ponga in un rapporto di interna relazione con la democrazia (idea regolativa che travalica i rigidi confini nazionali), intesa non solo come garanzia dell’autonomia dei destinatari delle leggi, in quanto tendenzialmente elaboratori e costanti revisori delle stesse, ma insieme come processo di reciproco apprendimento in forza del confronto pubblico e dell’emergere di innovanti forme di relazione, di modi nuovi di interpretare/progettare interessi e bisogni.
Dai diritti ai diritti umani nel mondo local-globale / Marzocchi, Virginio. - STAMPA. - (2004), pp. 37-78.
Dai diritti ai diritti umani nel mondo local-globale
MARZOCCHI, Virginio
2004
Abstract
I diritti vengono spesso intesi come imperativi morali, in risposta a bisogni fondamentali e comuni a tutti gli uomini, o come limiti o perfino scudi di garanzia individuale rispetto a quanto collettivamente decidibile e imponibile da parte del potere statale. Qui, ripercorrendo a grandi linee la storia della loro positivizzazione (prima nazionale e poi inter- o sovra-nazionale) in un’ottica ricapitolativo-problematizzante, si intende in primo luogo prendere sul serio la loro natura giuridica, il loro essere parte integrante del diritto positivo, poiché proprio un simile inquadramento consente di porre, al di là della fissazione/elencazione di singoli diritti, tanto la questione del loro senso complessivo (soggetto nel corso del tempo a notevoli variazioni), quindi anche di una loro adeguata giustificazione, quanto la questione del loro competente legislatore/elaboratore e insieme della produzione delle risorse sociali, ideali e materiali, che il diritto richiede al fine sia di risultare valido sia di vigere effettivamente. In secondo luogo si suggerisce una interpretazione dei diritti che li ponga in un rapporto di interna relazione con la democrazia (idea regolativa che travalica i rigidi confini nazionali), intesa non solo come garanzia dell’autonomia dei destinatari delle leggi, in quanto tendenzialmente elaboratori e costanti revisori delle stesse, ma insieme come processo di reciproco apprendimento in forza del confronto pubblico e dell’emergere di innovanti forme di relazione, di modi nuovi di interpretare/progettare interessi e bisogni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.