Lo studio della finanza d’impresa ha assunto, nell’ambito della teoria economica e degli studi di management, valenza centrale sia a livello macro che microeconomico. In particolare, parallelamente all’evolversi dei sistemi di mercato e produttivi e delle forme di impresa in esso operanti, l’ambito della disciplina si è esteso fino a comprendere, oltre alla finanza d’impresa intesa in senso stretto, anche elementi propri della teoria dei mercati finanziari e dell’economia degli intermediari finanziari. L’impresa, infatti, si configura come una unità generalmente in deficit, in ragione dello sfasamento temporale che occorre tra attività reali e finanziarie, nonché della necessità regolare di risorse finanziarie, di natura durevole o meno, che generalmente eccedono quelle prodotte dalla gestione, ossia riconducibili esclusivamente a processi di autofinanziamento. Tali sfasamenti temporali originati dalle modalità di regolamento degli scambi, implicano, per gli operatori del sistema economico, la necessità di riequilibrare, mediante il ricorso a strumenti finanziari, i flussi monetari in entrata con quelli in uscita. In tale quadro, il sistema finanziario svolge una funzione “infrastrutturale” rispetto alle esigenze finanziarie dei risparmiatori e delle imprese. I circuiti finanziari propri dell’economia moderna consentono, infatti, di combinare, mediante meccanismi di trasferimento dei fondi, l’esigenza di allocazione del risparmio con quella di raccolta del capitale finalizzata alla costituzione, al mantenimento e allo sviluppo delle attività produttive. In tale quadro, per lo studio della finanza d’impresa, è necessario approfondire la trattazione di alcuni concetti base relativi al sistema finanziario quale insieme di mercati, intermediari e strumenti posti a supporto delle attività produttive e dei risparmiatori attraverso lo svolgimento di una funzione di intermediazione nell’ambito delle transazioni finanziarie. A ciò si aggiungono i profondi cambiamenti che, soprattutto di recente, hanno interessato i fenomeni economici in maniera trasversale, con forti ripercussioni sulla vita delle imprese: la finanziarizzazione dell’economia (Golinelli, 2003), l’evoluzione della stessa verso un’economia della conoscenza (Rullani, 2004), e la conseguente rilevanza degli intangibles. Per ciò che riguarda il primo punto, la crescente importanza dell’elemento finanziario si traduce sia nel sempre maggior impatto che ciò che avviene nei mercati ha sull’economia reale, sia nell’utilizzo, da parte delle imprese, di metodologie e tecniche valutative di tipo finanziario. Tali due elementi trovano un punto d’incontro laddove le metriche valutative utilizzate dalle imprese hanno come interlocutore privilegiato proprio i mercati finanziari. L’economia moderna, poi, è definita economia della conoscenza, intesa, quest’ultima, come processo accumulativo virtuoso che supera la normale economia dell’informazione poiché quest’ultima non viene considerata separatamente dai processi di apprendimento che la producono, ma al contrario è in essi compresa e ad essi dinamicamente contribuisce. Questa definizione, nell’ambito dei processi relativi alla finanza d’impresa, deve essere ampliata alla considerazione della centralità che, oggi, gli elementi immateriali assumono nel raggiungimento di posizioni di vantaggio competitivo e nei processi di creazione di valore delle imprese. Ciò in considerazione, principalmente, di due elementi: il valore attribuito ai beni è legato ad elementi sempre più intangibili (esperienza, servizio) e, ancor prima di essere attribuito, esso è determinato dalla forza lavoro, anch’essa sempre più caratterizzata da contributi di natura immateriale. In questo scenario, il ruolo della finanza d’impresa, accanto a strumenti, tecniche e metodologie di calcolo sempre più strutturate e tese a far emergere le interazioni tra impresa stessa, mercati finanziari ed operatori, si arricchisce con elementi di natura manageriale, che possano supportare ed orientare il management finanziario verso scelte in grado di garantirne la sopravvivenza in un contesto sempre più mutevole ed incerto.
Finanza d’impresa e valore / Renzi, Antonio; Iandolo, Francesca. - (2022).
Finanza d’impresa e valore
Renzi, Antonio;Iandolo, Francesca
2022
Abstract
Lo studio della finanza d’impresa ha assunto, nell’ambito della teoria economica e degli studi di management, valenza centrale sia a livello macro che microeconomico. In particolare, parallelamente all’evolversi dei sistemi di mercato e produttivi e delle forme di impresa in esso operanti, l’ambito della disciplina si è esteso fino a comprendere, oltre alla finanza d’impresa intesa in senso stretto, anche elementi propri della teoria dei mercati finanziari e dell’economia degli intermediari finanziari. L’impresa, infatti, si configura come una unità generalmente in deficit, in ragione dello sfasamento temporale che occorre tra attività reali e finanziarie, nonché della necessità regolare di risorse finanziarie, di natura durevole o meno, che generalmente eccedono quelle prodotte dalla gestione, ossia riconducibili esclusivamente a processi di autofinanziamento. Tali sfasamenti temporali originati dalle modalità di regolamento degli scambi, implicano, per gli operatori del sistema economico, la necessità di riequilibrare, mediante il ricorso a strumenti finanziari, i flussi monetari in entrata con quelli in uscita. In tale quadro, il sistema finanziario svolge una funzione “infrastrutturale” rispetto alle esigenze finanziarie dei risparmiatori e delle imprese. I circuiti finanziari propri dell’economia moderna consentono, infatti, di combinare, mediante meccanismi di trasferimento dei fondi, l’esigenza di allocazione del risparmio con quella di raccolta del capitale finalizzata alla costituzione, al mantenimento e allo sviluppo delle attività produttive. In tale quadro, per lo studio della finanza d’impresa, è necessario approfondire la trattazione di alcuni concetti base relativi al sistema finanziario quale insieme di mercati, intermediari e strumenti posti a supporto delle attività produttive e dei risparmiatori attraverso lo svolgimento di una funzione di intermediazione nell’ambito delle transazioni finanziarie. A ciò si aggiungono i profondi cambiamenti che, soprattutto di recente, hanno interessato i fenomeni economici in maniera trasversale, con forti ripercussioni sulla vita delle imprese: la finanziarizzazione dell’economia (Golinelli, 2003), l’evoluzione della stessa verso un’economia della conoscenza (Rullani, 2004), e la conseguente rilevanza degli intangibles. Per ciò che riguarda il primo punto, la crescente importanza dell’elemento finanziario si traduce sia nel sempre maggior impatto che ciò che avviene nei mercati ha sull’economia reale, sia nell’utilizzo, da parte delle imprese, di metodologie e tecniche valutative di tipo finanziario. Tali due elementi trovano un punto d’incontro laddove le metriche valutative utilizzate dalle imprese hanno come interlocutore privilegiato proprio i mercati finanziari. L’economia moderna, poi, è definita economia della conoscenza, intesa, quest’ultima, come processo accumulativo virtuoso che supera la normale economia dell’informazione poiché quest’ultima non viene considerata separatamente dai processi di apprendimento che la producono, ma al contrario è in essi compresa e ad essi dinamicamente contribuisce. Questa definizione, nell’ambito dei processi relativi alla finanza d’impresa, deve essere ampliata alla considerazione della centralità che, oggi, gli elementi immateriali assumono nel raggiungimento di posizioni di vantaggio competitivo e nei processi di creazione di valore delle imprese. Ciò in considerazione, principalmente, di due elementi: il valore attribuito ai beni è legato ad elementi sempre più intangibili (esperienza, servizio) e, ancor prima di essere attribuito, esso è determinato dalla forza lavoro, anch’essa sempre più caratterizzata da contributi di natura immateriale. In questo scenario, il ruolo della finanza d’impresa, accanto a strumenti, tecniche e metodologie di calcolo sempre più strutturate e tese a far emergere le interazioni tra impresa stessa, mercati finanziari ed operatori, si arricchisce con elementi di natura manageriale, che possano supportare ed orientare il management finanziario verso scelte in grado di garantirne la sopravvivenza in un contesto sempre più mutevole ed incerto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.