Samuel Auster muore nel 1979, Herman Roth nel 1989. La perdita del padre segna così profondamente le vite dei rispettivi figli da trascendere la dimensione biografica e fattuale e influenzare quella letteraria e fittizia: intorno a quelle date è possibile individuare all’interno delle opere di Paul Auster e Philip Roth un vistoso cambiamento di poetica e intenti autoriali. Auster abbandona la scrittura in versi e il lavoro da traduttore per dedicarsi alla narrativa: ne seguirà una produzione romanzesca fondata sulla casualità, la dispersione dell’identità, la vertigine esistenziale, etc. Roth accantona momentaneamente il suo celebre alter ego Nathan Zuckerman per allestire una tetralogia autobiografica, al termine della quale Zuckerman stesso retrocederà da assoluto e istrionico protagonista a narratore marginale delle vicende di qualcun altro. Se l’obiettivo di Auster è raccontare la trasparenza, la natura fantasmatica del soggetto contemporaneo e l’evasione dal dato reale tramite un intricato gioco di specchi e riciclaggio di pseudonimi e alter ego, Roth al contrario si immerge in prima persona nelle sue storie senza alcun filtro ovattante, si sporca di realtà, utilizza per la prima volta il proprio nome. La differenza antinomica tra le due strategie narrative combacia con la diversità caratteriale che intercorre tra Samuel e Herman, e con la conseguente eredità concettuale che le due figure tramandano ai propri figli: dove il padre di Auster era un uomo invisibile, evaporato – come lo intenderebbe Lacan –, completamente distaccato dal reale, Herman era corporeo, combattivo, proteso verso un rapporto martellante e ossessivo con la realtà. Questo contributo si propone di indagare la rappresentazione della morte paterna in The Invention of Solitude (1982) e Patrimony: A True Story (1991) attraverso una lettura comparata capace di evidenziarne le difformità speculari e di valutare l’influenza che essa ha esercitato sulla produzione narrativa dei figli.
Il fantasma Samuel Auster e lo zombie Herman Roth. La morte del padre tra evanescenza e corporeità / Baratta, Aldo. - (2022). (Intervento presentato al convegno L'Eredità dell'orfano – Percorsi e comparazioni nella non fiction tenutosi a Milan, Italy).
Il fantasma Samuel Auster e lo zombie Herman Roth. La morte del padre tra evanescenza e corporeità
Aldo Baratta
2022
Abstract
Samuel Auster muore nel 1979, Herman Roth nel 1989. La perdita del padre segna così profondamente le vite dei rispettivi figli da trascendere la dimensione biografica e fattuale e influenzare quella letteraria e fittizia: intorno a quelle date è possibile individuare all’interno delle opere di Paul Auster e Philip Roth un vistoso cambiamento di poetica e intenti autoriali. Auster abbandona la scrittura in versi e il lavoro da traduttore per dedicarsi alla narrativa: ne seguirà una produzione romanzesca fondata sulla casualità, la dispersione dell’identità, la vertigine esistenziale, etc. Roth accantona momentaneamente il suo celebre alter ego Nathan Zuckerman per allestire una tetralogia autobiografica, al termine della quale Zuckerman stesso retrocederà da assoluto e istrionico protagonista a narratore marginale delle vicende di qualcun altro. Se l’obiettivo di Auster è raccontare la trasparenza, la natura fantasmatica del soggetto contemporaneo e l’evasione dal dato reale tramite un intricato gioco di specchi e riciclaggio di pseudonimi e alter ego, Roth al contrario si immerge in prima persona nelle sue storie senza alcun filtro ovattante, si sporca di realtà, utilizza per la prima volta il proprio nome. La differenza antinomica tra le due strategie narrative combacia con la diversità caratteriale che intercorre tra Samuel e Herman, e con la conseguente eredità concettuale che le due figure tramandano ai propri figli: dove il padre di Auster era un uomo invisibile, evaporato – come lo intenderebbe Lacan –, completamente distaccato dal reale, Herman era corporeo, combattivo, proteso verso un rapporto martellante e ossessivo con la realtà. Questo contributo si propone di indagare la rappresentazione della morte paterna in The Invention of Solitude (1982) e Patrimony: A True Story (1991) attraverso una lettura comparata capace di evidenziarne le difformità speculari e di valutare l’influenza che essa ha esercitato sulla produzione narrativa dei figli.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.