A partire dalla fine del XIX secolo la crescita spontanea e abusiva ha inciso in maniera significativa sulla morfologia e sulla articolazione funzionale del sistema insediativo di Roma. Le fasi principali di tali dinamiche insediative non pianificate vengono distinte in tre “generazioni” , che si differenziano per i caratteri localizzativi, morfologici, socio-economici del fenomeno ma anche per il rapporto con il quadro giuridico e gli strumenti di pianificazione rivolti al recupero. La prima di tali generazioni è riconducibile alla proliferazione di insediamenti spontanei avvenuta nell’agro romano a partire dai primi anni Trenta del Novecento, in seguito all’approvazione del Piano Regolatore del 1931, e successivamente ricompresi nelle Zone F1 di “Ristrutturazione urbanistica” del PRG del 1962, fatti salvi alcuni nuclei, che vennero destinati a verde pubblico se sorti in zone di interesse paesistico, o inclusi nei successivi Piani di Zona, preordinati all’esproprio per il riordino degli insediamenti. Nell’ambito di una più generale strategia di riassetto urbano, il PRG del 1962 ha previsto di associare alla “ristrutturazione urbanistica” demandata ai Piani particolareggiati di iniziativa pubblica delle Zone F1, individuate in corrispondenza degli insediamenti spontanei, la lottizzazione privata nelle limitrofe Zone F2 e pubblica nei Piani di Zona ex lege 167/62, per affiancare ai nuclei spontanei nuovi insediamenti dotati di servizi, aree verdi e infrastrutture. Con la parziale attuazione delle previsioni del piano e grazie alle successive generazioni di abusivismo, i nuclei spontanei andarono quindi progressivamente a costituire parti sempre meno isolate e marginalizzate del sistema insediativo romano, fino a rappresentare oggi ambiti urbani prevalentemente saturi e interclusi, ma ancora privi di qualità urbana al loro interno. Il nuovo PRG approvato nel 2008 inserisce tali ambiti nei Tessuti della Città da ristrutturare, all’interno di ambiti da riqualificare con lo strumento del Programma integrato (Print). Il nuovo PRG prevede una strategia di riorganizzazione morfologico-funzionale, socio-economico e gestionale urbana e metropolitana da attuarsi mediante nuove regole e nuovi strumenti finalizzati al miglioramento della qualità degli insediamenti e all’integrazione con il contesto urbano, attraverso interventi finalizzati alla riconfigurazione morfologica dei tessuti, alla valorizzazione dell’identità locale e alla rivitalizzazione degli spazi pubblici, alla dotazione di servizi e di infrastrutture, al potenziamento e alla connessione del sistema ambientale interno alla città con i grandi spazi aperti del territorio extraurbano (Marcelloni, 2000; Ricci, 2009). Questi obiettivi sollevano le questioni riconducibili al tema della rigenerazione urbana, che integra la riqualificazione morfologico-funzionale con aspetti di natura ambientale, sociale ed economica finalizzati all’incremento della qualità della vita, nel rispetto dei principi di sostenibilità e di partecipazione (INU, 2013). Alla complessità degli obiettivi della strategia di rigenerazione, fa riscontro oggi una strutturale scarsità delle risorse economiche, che richiede strumenti selettivi e partenariali, elementi centrali dei Print.
La rigenerazione urbana a Roma. I casi di Pietralata e di Torre del Fiscale / Poli, Irene; Ravagnan, Chiara. - (2022), pp. 199-216.
La rigenerazione urbana a Roma. I casi di Pietralata e di Torre del Fiscale
irene poli;chiara ravagnan
2022
Abstract
A partire dalla fine del XIX secolo la crescita spontanea e abusiva ha inciso in maniera significativa sulla morfologia e sulla articolazione funzionale del sistema insediativo di Roma. Le fasi principali di tali dinamiche insediative non pianificate vengono distinte in tre “generazioni” , che si differenziano per i caratteri localizzativi, morfologici, socio-economici del fenomeno ma anche per il rapporto con il quadro giuridico e gli strumenti di pianificazione rivolti al recupero. La prima di tali generazioni è riconducibile alla proliferazione di insediamenti spontanei avvenuta nell’agro romano a partire dai primi anni Trenta del Novecento, in seguito all’approvazione del Piano Regolatore del 1931, e successivamente ricompresi nelle Zone F1 di “Ristrutturazione urbanistica” del PRG del 1962, fatti salvi alcuni nuclei, che vennero destinati a verde pubblico se sorti in zone di interesse paesistico, o inclusi nei successivi Piani di Zona, preordinati all’esproprio per il riordino degli insediamenti. Nell’ambito di una più generale strategia di riassetto urbano, il PRG del 1962 ha previsto di associare alla “ristrutturazione urbanistica” demandata ai Piani particolareggiati di iniziativa pubblica delle Zone F1, individuate in corrispondenza degli insediamenti spontanei, la lottizzazione privata nelle limitrofe Zone F2 e pubblica nei Piani di Zona ex lege 167/62, per affiancare ai nuclei spontanei nuovi insediamenti dotati di servizi, aree verdi e infrastrutture. Con la parziale attuazione delle previsioni del piano e grazie alle successive generazioni di abusivismo, i nuclei spontanei andarono quindi progressivamente a costituire parti sempre meno isolate e marginalizzate del sistema insediativo romano, fino a rappresentare oggi ambiti urbani prevalentemente saturi e interclusi, ma ancora privi di qualità urbana al loro interno. Il nuovo PRG approvato nel 2008 inserisce tali ambiti nei Tessuti della Città da ristrutturare, all’interno di ambiti da riqualificare con lo strumento del Programma integrato (Print). Il nuovo PRG prevede una strategia di riorganizzazione morfologico-funzionale, socio-economico e gestionale urbana e metropolitana da attuarsi mediante nuove regole e nuovi strumenti finalizzati al miglioramento della qualità degli insediamenti e all’integrazione con il contesto urbano, attraverso interventi finalizzati alla riconfigurazione morfologica dei tessuti, alla valorizzazione dell’identità locale e alla rivitalizzazione degli spazi pubblici, alla dotazione di servizi e di infrastrutture, al potenziamento e alla connessione del sistema ambientale interno alla città con i grandi spazi aperti del territorio extraurbano (Marcelloni, 2000; Ricci, 2009). Questi obiettivi sollevano le questioni riconducibili al tema della rigenerazione urbana, che integra la riqualificazione morfologico-funzionale con aspetti di natura ambientale, sociale ed economica finalizzati all’incremento della qualità della vita, nel rispetto dei principi di sostenibilità e di partecipazione (INU, 2013). Alla complessità degli obiettivi della strategia di rigenerazione, fa riscontro oggi una strutturale scarsità delle risorse economiche, che richiede strumenti selettivi e partenariali, elementi centrali dei Print.File | Dimensione | Formato | |
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