La seguente proposta ha come oggetto l’identità di genere e gli spazi di potere nei media e nella comunicazione, con un focus specifico sulle politiche donna nelle dinamiche di mediatizzazione, dell’emergenza Covid, nei principali talk show delle reti generaliste italiane. In Italia, i media, durante l’emergenza Covid, hanno focalizzato l’attenzione sulla rappresentazione mediale della pandemia, avvalorando la tesi che il medium tecnico non può essere separato dal contesto sociale e culturale in cui è immerso (Thompson, 1990). Partendo da questa accezione si vuole analizzare se e in quale misura il discorso sull’emergenza Covid sia intrecciato o sia stato influenzato da dinamiche intrinsecamente connesse alla questione di genere: la risposta, ad avviso di chi scrive, è assolutamente affermativa, tanto da poter asserire che il personale è politico (Connell, 2006). Di fatto questa prima citazione ci riporta alla consapevolezza che esista una dimensione politica legata al genere e che i cambiamenti incombenti possano o abbiano potuto alterare l’organizzazione oggettiva della cultura o delle istituzioni (Connell, 2006) di cui spesso le rappresentazioni mediali sono lo specchio. Nel contesto delle nuove politiche di genere - originate dai trans studies e dalle critiche del movimento intersessuale alla teoria femminista e queer - "fare" il proprio genere a volte implica "disfare" le nozioni dominanti di personalità (Butler, 2004). È necessario partire da alcuni presupposti teorici ben illustrati nella teoria di Judith Butler (1990), nella sua opera Gender Trouble (Butler, 1990) l’autrice afferma infatti che il genere è da considerarsi una costruzione sociale, una legge culturale che prescrive agli individui come devono comportarsi. Sono quindi semplici destinatari e oggetti esplicativi passivi di una legge culturale fissa e determinata (regole di genere). In questo contesto, un ulteriore elemento da analizzare è riscontrabile nella crisi dei modelli che mettono in discussione le relazioni fra i generi: esempi sono i cambiamenti del mondo del lavoro, l’emersione di modelli familiari alternativi alla tradizione patriarcale e l’azione dei femminismi e dei movimenti per i diritti delle minoranze sessuali (Boni, 2004). Ciò nonostante, la categoria ha trovato risonanza nel discorso pubblico e nei media, riproducendo però le dinamiche stereotipanti della cultura dominante. Tornando all’oggetto del nostro paper, alcuni dati di un progetto di ricerca più ampio ed ancora in itinere evidenziano che, a fronte di 149 politici, soltanto 36 sono state le donne chiamate a dare una rappresentazione mediale dell’emergenza sanitaria all’interno dei talk show. La tesi conclusiva del nostro paper è che le società abbiano la possibilità di minimizzare le differenze tra i due sessi, attraverso le loro pratiche di socializzazione (Maccoby, Jacklin, 1975) anche perpetuate dai mass media, tuttavia, quanto finora esposto, ad avviso di chi scrive, evidenzia la necessità dello strumento delle quote rosa anche all’interno dei talk show! Questa rappresentazione stereotipata della componente femminile, in questa arena del discorso, si intreccia con la più profonda necessità del processo di democratizzazione delle organizzazioni a livello nazionale o locale, questo comporterebbe: ottenere un’eguale rappresentanza di donne e uomini nelle sedi di dibattito e negli enti pubblici (Connell, 2006).

Spazi nei media e nella comunicazione delle politiche donna nelle rappresentazioni mediali dell’emergenza Covid-19 / Antonelli, Carlotta. - (2022). (Intervento presentato al convegno VIII GENDERCOM (Convegno Internazionale su Genere e Comunicazione). tenutosi a Viterbo; Italy).

Spazi nei media e nella comunicazione delle politiche donna nelle rappresentazioni mediali dell’emergenza Covid-19

Carlotta Antonelli
2022

Abstract

La seguente proposta ha come oggetto l’identità di genere e gli spazi di potere nei media e nella comunicazione, con un focus specifico sulle politiche donna nelle dinamiche di mediatizzazione, dell’emergenza Covid, nei principali talk show delle reti generaliste italiane. In Italia, i media, durante l’emergenza Covid, hanno focalizzato l’attenzione sulla rappresentazione mediale della pandemia, avvalorando la tesi che il medium tecnico non può essere separato dal contesto sociale e culturale in cui è immerso (Thompson, 1990). Partendo da questa accezione si vuole analizzare se e in quale misura il discorso sull’emergenza Covid sia intrecciato o sia stato influenzato da dinamiche intrinsecamente connesse alla questione di genere: la risposta, ad avviso di chi scrive, è assolutamente affermativa, tanto da poter asserire che il personale è politico (Connell, 2006). Di fatto questa prima citazione ci riporta alla consapevolezza che esista una dimensione politica legata al genere e che i cambiamenti incombenti possano o abbiano potuto alterare l’organizzazione oggettiva della cultura o delle istituzioni (Connell, 2006) di cui spesso le rappresentazioni mediali sono lo specchio. Nel contesto delle nuove politiche di genere - originate dai trans studies e dalle critiche del movimento intersessuale alla teoria femminista e queer - "fare" il proprio genere a volte implica "disfare" le nozioni dominanti di personalità (Butler, 2004). È necessario partire da alcuni presupposti teorici ben illustrati nella teoria di Judith Butler (1990), nella sua opera Gender Trouble (Butler, 1990) l’autrice afferma infatti che il genere è da considerarsi una costruzione sociale, una legge culturale che prescrive agli individui come devono comportarsi. Sono quindi semplici destinatari e oggetti esplicativi passivi di una legge culturale fissa e determinata (regole di genere). In questo contesto, un ulteriore elemento da analizzare è riscontrabile nella crisi dei modelli che mettono in discussione le relazioni fra i generi: esempi sono i cambiamenti del mondo del lavoro, l’emersione di modelli familiari alternativi alla tradizione patriarcale e l’azione dei femminismi e dei movimenti per i diritti delle minoranze sessuali (Boni, 2004). Ciò nonostante, la categoria ha trovato risonanza nel discorso pubblico e nei media, riproducendo però le dinamiche stereotipanti della cultura dominante. Tornando all’oggetto del nostro paper, alcuni dati di un progetto di ricerca più ampio ed ancora in itinere evidenziano che, a fronte di 149 politici, soltanto 36 sono state le donne chiamate a dare una rappresentazione mediale dell’emergenza sanitaria all’interno dei talk show. La tesi conclusiva del nostro paper è che le società abbiano la possibilità di minimizzare le differenze tra i due sessi, attraverso le loro pratiche di socializzazione (Maccoby, Jacklin, 1975) anche perpetuate dai mass media, tuttavia, quanto finora esposto, ad avviso di chi scrive, evidenzia la necessità dello strumento delle quote rosa anche all’interno dei talk show! Questa rappresentazione stereotipata della componente femminile, in questa arena del discorso, si intreccia con la più profonda necessità del processo di democratizzazione delle organizzazioni a livello nazionale o locale, questo comporterebbe: ottenere un’eguale rappresentanza di donne e uomini nelle sedi di dibattito e negli enti pubblici (Connell, 2006).
2022
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