Secondo i dati del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) nel 2015 i boschi coprono più di un terzo del territorio italiano, con un’accelerazione del 5,8% nell’ultimo decennio. Dei 66.000 ettari che si generano in media in un anno, solo una quota marginale è relativa a opere di rimboschimento. La forestazione spontanea ha interessato soprattutto gli altipiani e le colline. In Abruzzo, la rilevazione INFC (Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio) nel 2005 accerta una superficie forestale (42%) superiore alla media nazionale. A fronte di questo fenomeno di accrescimento del patrimonio naturale, l’Appennino centrale è stato progressivamente interessato dall’abbandono delle attività tradizionali con la progressiva riduzione di abitanti e campi coltivati. Lungo i versanti collinari sono in atto processi selettivi di accorpamento, intensificazione e specializzazione colturale. Le aree incolte marcano i versanti più acclivi o segnalano i passaggi generazionali dei campi del piccolo ma esteso appoderamento oppure l’attesa della progressiva estensione della città costiero-valliva. I rilevamenti Istat evidenziano che in venti anni (1990-2010) il suolo utilizzato nella regione a fini produttivi si riduce di più della metà (-57%). Questo contributo intende dare ragione della complessa geografia delle trasformazioni dello spazio aperto che mostra, all’oggi, geometrie discontinue negli usi del suolo così come nelle sue risorse insediative.

Territori dell’abbandono. L’Appennino centrale e la campagna incolta / Aristone, Ottavia; Cimini, Angela. - (2020), pp. 519-539. [10.14633/AHR233].

Territori dell’abbandono. L’Appennino centrale e la campagna incolta

Angela Cimini
Secondo
2020

Abstract

Secondo i dati del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) nel 2015 i boschi coprono più di un terzo del territorio italiano, con un’accelerazione del 5,8% nell’ultimo decennio. Dei 66.000 ettari che si generano in media in un anno, solo una quota marginale è relativa a opere di rimboschimento. La forestazione spontanea ha interessato soprattutto gli altipiani e le colline. In Abruzzo, la rilevazione INFC (Inventario nazionale delle foreste e dei serbatoi forestali di carbonio) nel 2005 accerta una superficie forestale (42%) superiore alla media nazionale. A fronte di questo fenomeno di accrescimento del patrimonio naturale, l’Appennino centrale è stato progressivamente interessato dall’abbandono delle attività tradizionali con la progressiva riduzione di abitanti e campi coltivati. Lungo i versanti collinari sono in atto processi selettivi di accorpamento, intensificazione e specializzazione colturale. Le aree incolte marcano i versanti più acclivi o segnalano i passaggi generazionali dei campi del piccolo ma esteso appoderamento oppure l’attesa della progressiva estensione della città costiero-valliva. I rilevamenti Istat evidenziano che in venti anni (1990-2010) il suolo utilizzato nella regione a fini produttivi si riduce di più della metà (-57%). Questo contributo intende dare ragione della complessa geografia delle trasformazioni dello spazio aperto che mostra, all’oggi, geometrie discontinue negli usi del suolo così come nelle sue risorse insediative.
2020
Un paese ci vuole. Studi e prospettive per i centri abbandonati e in via di spopolamento
978-88-85479-09-8
Abruzzo; aree interne; paesaggi agrari; periurbano; tradizione/innovazione
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Territori dell’abbandono. L’Appennino centrale e la campagna incolta / Aristone, Ottavia; Cimini, Angela. - (2020), pp. 519-539. [10.14633/AHR233].
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