L’adolescenza ha continuamente posto il problema della normalità e della patologia. Infatti, con le sue inevitabili, imponenti, modificazioni strutturali (cognitive, affettive e corporee), ha da sempre evocato i temi della discontinuità, della rottura, dell’incertezza esistenziale e della separazione, del bisogno di approdo ad un sentimento d’identità stabilmente definito. Tuttavia quest’incertezza sembra aver avuto una ricaduta e un eco anche sul pensiero intorno all’adolescenza e alla sua patologia, rilevabile nella storia della psichiatria infantile attraverso il continuo accostamento operato tra processo adolescenziale e diverse problematiche psicopatologiche ‒depressione e psicosi in particolare ‒ in un’operazione non innocua, in cui il continuo riverbero tra normalità e patologia sembrava poter fornire elementi di comprensione sia per l’una che per l’altra. Storicamente, la specificità del processo evolutivo in atto ha spinto alcuni autori (Blos, 1962; Freud, A. 1937; Erikson, 1968; Eissler, 1958; Jacobson, 1964) a considerare l’adolescenza come un tempo fisiologicamente depressivo, in cui integrare vissuti legati alla perdita, al lutto, al cambiamento. Questo punto di vista corrisponde al concetto di turmoil, che letteralmente significa agitazione, scompiglio, tumulto, e che corrisponde alla crisi normale ed universale dell’adolescenza. Tuttavia, questa impostazione è stata giustamente criticata (Chan, Rinsley e Masterson, Laufer, Baranes, Jeammet) per un eccesso di generalizzazione e trova il suo limite nel rischio che tale “omologazione” tra processo normale dell’adolescenza e patologia ‒ ben sapendo, ovviamente, che i limiti tra normalità e patologia sono spesso sfumati, soprattutto in questa fascia d’età ‒ possa andare più nella direzione dell’ambiguità e della confusione che facilitare il riconoscimento delle crisi più gravi, destinate ad abitare il territorio della patologia psichiatrica franca. Per questo motivo l’intento di queste riflessioni è di cercare un dialogo continuo tra elementi di contatto e necessità di distinzione tra normalità e patologia sul doppio registro della processualità adolescenza/depressione e della definizione di alcuni temi spesso associati allo spettro depressivo, che in altre pagine di questo libro sono stati definiti come la “marmellata depressiva”. Dopo aver dato voce agli interrogativi e alla confusione legati all’uso dei vari paradigmi diagnostici per inquadrare la depressione in adolescenza, cercheremo di mettere a confronto sia le modificazioni dell’apparato psichico operate dal processo adolescenziale con la psicodinamica della depressione, sia i concetti di “solitudine”, “lutto”, “depressione”, “separazione”, “dolore”, che così frequentemente sono stati accostati al lavoro dell’adolescenza.

Depressione e solitudine in adolescenza: emergere della soggettività o emergenza psicopatologica? / Di Segni, S.; Pazzagli, Chiara. - (2013), pp. 197-218.

Depressione e solitudine in adolescenza: emergere della soggettività o emergenza psicopatologica?

PAZZAGLI, Chiara
2013

Abstract

L’adolescenza ha continuamente posto il problema della normalità e della patologia. Infatti, con le sue inevitabili, imponenti, modificazioni strutturali (cognitive, affettive e corporee), ha da sempre evocato i temi della discontinuità, della rottura, dell’incertezza esistenziale e della separazione, del bisogno di approdo ad un sentimento d’identità stabilmente definito. Tuttavia quest’incertezza sembra aver avuto una ricaduta e un eco anche sul pensiero intorno all’adolescenza e alla sua patologia, rilevabile nella storia della psichiatria infantile attraverso il continuo accostamento operato tra processo adolescenziale e diverse problematiche psicopatologiche ‒depressione e psicosi in particolare ‒ in un’operazione non innocua, in cui il continuo riverbero tra normalità e patologia sembrava poter fornire elementi di comprensione sia per l’una che per l’altra. Storicamente, la specificità del processo evolutivo in atto ha spinto alcuni autori (Blos, 1962; Freud, A. 1937; Erikson, 1968; Eissler, 1958; Jacobson, 1964) a considerare l’adolescenza come un tempo fisiologicamente depressivo, in cui integrare vissuti legati alla perdita, al lutto, al cambiamento. Questo punto di vista corrisponde al concetto di turmoil, che letteralmente significa agitazione, scompiglio, tumulto, e che corrisponde alla crisi normale ed universale dell’adolescenza. Tuttavia, questa impostazione è stata giustamente criticata (Chan, Rinsley e Masterson, Laufer, Baranes, Jeammet) per un eccesso di generalizzazione e trova il suo limite nel rischio che tale “omologazione” tra processo normale dell’adolescenza e patologia ‒ ben sapendo, ovviamente, che i limiti tra normalità e patologia sono spesso sfumati, soprattutto in questa fascia d’età ‒ possa andare più nella direzione dell’ambiguità e della confusione che facilitare il riconoscimento delle crisi più gravi, destinate ad abitare il territorio della patologia psichiatrica franca. Per questo motivo l’intento di queste riflessioni è di cercare un dialogo continuo tra elementi di contatto e necessità di distinzione tra normalità e patologia sul doppio registro della processualità adolescenza/depressione e della definizione di alcuni temi spesso associati allo spettro depressivo, che in altre pagine di questo libro sono stati definiti come la “marmellata depressiva”. Dopo aver dato voce agli interrogativi e alla confusione legati all’uso dei vari paradigmi diagnostici per inquadrare la depressione in adolescenza, cercheremo di mettere a confronto sia le modificazioni dell’apparato psichico operate dal processo adolescenziale con la psicodinamica della depressione, sia i concetti di “solitudine”, “lutto”, “depressione”, “separazione”, “dolore”, che così frequentemente sono stati accostati al lavoro dell’adolescenza.
2013
Depressione: il paradigma errante. La nuova clinica fra scienza e cultura.
9788820423551
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Depressione e solitudine in adolescenza: emergere della soggettività o emergenza psicopatologica? / Di Segni, S.; Pazzagli, Chiara. - (2013), pp. 197-218.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1653347
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