Il contributo prende in esame un’opera manoscritta del cardinale inglese Reginald Pole, il De Pontificis Maximi Officio, scritta durante il conclave apertosi nel 1549, alla morte di papa Paolo III. L’analisi del testo, conservato nell’Archivio della Congregazione della Dottrina della Fede, contribuisce a precisare le posizioni teologiche ed ecclesiastiche della celebre quanto complessa e discussa personalità cinquecentesca, considerata un punto di riferimento per la religiosità della sua epoca (in primo luogo per la sensibilità dei cosiddetti “spirituali”) e a tutt’oggi oggetto di numerose e significative ricerche. Nel complesso, ne emerge un tenace attaccamento alla figura del vicario di Cristo come pastore angelico, pur nella critica al comportamento di molti pontefici, insieme ad una concezione della fede come atto interiore di congiunzione dell’uomo con la divinità, in un contesto di conciliazione fra sincera adesione alla Chiesa romana e significative esigenze spirituali proprie dell’epoca in oggetto.
Per il papa o per Lutero? Reginald Pole e il De Pontificis Maximi Officio / Gui, Francesco. - STAMPA. - (2006), pp. 186-217.
Per il papa o per Lutero? Reginald Pole e il De Pontificis Maximi Officio
GUI, Francesco
2006
Abstract
Il contributo prende in esame un’opera manoscritta del cardinale inglese Reginald Pole, il De Pontificis Maximi Officio, scritta durante il conclave apertosi nel 1549, alla morte di papa Paolo III. L’analisi del testo, conservato nell’Archivio della Congregazione della Dottrina della Fede, contribuisce a precisare le posizioni teologiche ed ecclesiastiche della celebre quanto complessa e discussa personalità cinquecentesca, considerata un punto di riferimento per la religiosità della sua epoca (in primo luogo per la sensibilità dei cosiddetti “spirituali”) e a tutt’oggi oggetto di numerose e significative ricerche. Nel complesso, ne emerge un tenace attaccamento alla figura del vicario di Cristo come pastore angelico, pur nella critica al comportamento di molti pontefici, insieme ad una concezione della fede come atto interiore di congiunzione dell’uomo con la divinità, in un contesto di conciliazione fra sincera adesione alla Chiesa romana e significative esigenze spirituali proprie dell’epoca in oggetto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.