Il modello archetipico dell’isola, nell’Utopia di More (1516) viene descritto nella sua doppia connotazione di porto sicuro e mare aperto, una rappresentazione del “cerchio magico” in cui si racchiudono flora e fauna, che originano l’unicità ecosistemica dell’isola, evidenziandone la duplicità, nella contrapposizione tra pieno e vuoto, che si può trasporre anche in quella luce/ombra, che, spesso, si sovrappone senza soluzione di continuità, coinvolgendo il materiale e l’immateriale, che, pur susseguendosi nella prefigurazione del luogo, allo stesso tempo definiscono e configurano i limiti delle cose visibili ed invisibili (Magritte 2011, p. 168). Così, Fisolo, se vista nella sua etimologia rappresentativa di “uccelli acquatici”, può essere uno spazio effimero che richiama il luogo benevolo arricchito da vegetazione e specie animali, ma nella sua realtà fisica è uno “strato di terra” sorto nell’Ottocento con funzioni militari, di cui «ancora oggi ne leggiamo i segni nel terrapieno coperti di rovi e basse rovine, circondato da un anello di pietre» (Berengo Gardin 1988, pag. 148). Questa Batteria rappresenta la metafora strutturale che sottolinea le componenti bipolari del mito stesso, ambiente antropico, ma allo stesso tempo «sistema chiuso dove il principio della selezione naturale è soggetto a mutamenti sostanziali. Poiché vi è una interruzione della catena biologica» (Fortunati, 2014, pag. 52). Il progetto, con un atteggiamento escapista, si preoccupa di recuperare un equilibrio armonico fra natura e uomo, perseguendo l’idea di sinecìa, declinandola sia in termini ecologici che in termini storici: Fisolo è il luogo di un mosaico biotico possibile, dove convivono echi storici della cultura costruttiva e navale e rimandi alle geografie lagunari. Come nell’Ile au trésor di Magritte (1945), l’acqua si fa roccia, che cede il passo alla terra, che genera foglie che al loro interno ospitano mimetiche forme di vita animale, in una prospettiva circolare, aperta all’orizzonte (chiuso) della Laguna. In questo senso l’isola “rinasce” come il naufrago di Blumenberg (1997) e assurge a valore simbolico come giardino edenico e, l’uomo ignaro della traccia profonda del luogo, nella sua metafora di “naufrago” alla ricerca si della civiltà, ma abitante della natura, indaga l’isola in un duplice livello di esplorazione: uno orizzontale, che ci permette di percorrerla come appare in superficie; l’altro, verticale, che penetra al suo interno, nelle sue viscere.

A volo di Fisolo / Iacomoni, A.; Cillis, M; Giraldi, C.; Testa, F.. - (2022), pp. 366-372. [10.7413/1234-1234010].

A volo di Fisolo

Iacomoni A.;
2022

Abstract

Il modello archetipico dell’isola, nell’Utopia di More (1516) viene descritto nella sua doppia connotazione di porto sicuro e mare aperto, una rappresentazione del “cerchio magico” in cui si racchiudono flora e fauna, che originano l’unicità ecosistemica dell’isola, evidenziandone la duplicità, nella contrapposizione tra pieno e vuoto, che si può trasporre anche in quella luce/ombra, che, spesso, si sovrappone senza soluzione di continuità, coinvolgendo il materiale e l’immateriale, che, pur susseguendosi nella prefigurazione del luogo, allo stesso tempo definiscono e configurano i limiti delle cose visibili ed invisibili (Magritte 2011, p. 168). Così, Fisolo, se vista nella sua etimologia rappresentativa di “uccelli acquatici”, può essere uno spazio effimero che richiama il luogo benevolo arricchito da vegetazione e specie animali, ma nella sua realtà fisica è uno “strato di terra” sorto nell’Ottocento con funzioni militari, di cui «ancora oggi ne leggiamo i segni nel terrapieno coperti di rovi e basse rovine, circondato da un anello di pietre» (Berengo Gardin 1988, pag. 148). Questa Batteria rappresenta la metafora strutturale che sottolinea le componenti bipolari del mito stesso, ambiente antropico, ma allo stesso tempo «sistema chiuso dove il principio della selezione naturale è soggetto a mutamenti sostanziali. Poiché vi è una interruzione della catena biologica» (Fortunati, 2014, pag. 52). Il progetto, con un atteggiamento escapista, si preoccupa di recuperare un equilibrio armonico fra natura e uomo, perseguendo l’idea di sinecìa, declinandola sia in termini ecologici che in termini storici: Fisolo è il luogo di un mosaico biotico possibile, dove convivono echi storici della cultura costruttiva e navale e rimandi alle geografie lagunari. Come nell’Ile au trésor di Magritte (1945), l’acqua si fa roccia, che cede il passo alla terra, che genera foglie che al loro interno ospitano mimetiche forme di vita animale, in una prospettiva circolare, aperta all’orizzonte (chiuso) della Laguna. In questo senso l’isola “rinasce” come il naufrago di Blumenberg (1997) e assurge a valore simbolico come giardino edenico e, l’uomo ignaro della traccia profonda del luogo, nella sua metafora di “naufrago” alla ricerca si della civiltà, ma abitante della natura, indaga l’isola in un duplice livello di esplorazione: uno orizzontale, che ci permette di percorrerla come appare in superficie; l’altro, verticale, che penetra al suo interno, nelle sue viscere.
2022
Isolario Venezia Sylva
9788857591629
paesaggio; acqua; isola; selva; progetto
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
A volo di Fisolo / Iacomoni, A.; Cillis, M; Giraldi, C.; Testa, F.. - (2022), pp. 366-372. [10.7413/1234-1234010].
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1645439
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