Questo intervento ha come obiettivo un’osservazione critica delle strategie e delle modalità offerte dalle tecnologie digitali messe in atto dai musei per rendere possibile la fruizione dei loro contenuti culturali durante il periodo di chiusura al pubblico a causa della pandemia di Covid-19, ovvero per sopperire alla contrazione delle visite in presenza. Il tema della digitalizzazione dei musei torna in auge, a causa della pandemia, ma è di grande interesse, a livello mondiale, già dagli anni ’70, per diversi motivi, ne propongo alcuni: innanzitutto i musei sono da sempre avanguardie culturali, sensibili e precursori dei cambiamenti sociali e tecnologici; 2. I musei hanno un ruolo antesignano, determinante e attivo nel produrre conoscenza, nel favorire gli scambi culturali e soprattutto concorrono all’educazione degli individui durante la loro intera vita; i musei sono infatti dei centri fondamentali per attuare il c.d. lifelong learning; 3. I musei, da sempre, incarnano lo spirito del tempo, passando da olimpici templi con scopi conservativi ed espositivi, a spazi reali e/o di virtualità reale (Castells, 2014), sempre più interattivi e coinvolgenti, non sempre e non solo per esigenze di marketing culturale e commerciale. La spinta verso il digitale, è una sfida che ha ispirato ed ispira multidisciplinari saperi stimolando esperti di comunicazione, designer, architetti e curatori museali alla ricerca di soluzioni polisemiche, sempre più moderne, volte a realizzare avvincenti networks culturali, in un mondo sempre più tecnologico, interattivo, globale e democratico. Una delle caratteristiche peculiari del museo è quella di essere un luogo eterotopico ed eterocronico, che riesce ad annullare, una volta varcata la sua soglia, fisica o virtuale, qualsiasi diversità anagrafica e culturale dei diversi pubblici, facendo convergere i visitatori verso l’utilizzo di linguaggi universali, propri dell’arte e della cultura, stimolando attivamente ed in modo individualizzato le capacità sensoriali, percettive e culturali dei fruitori. Ma se la spinta verso il digitale è stata per anni una pioneristica ed esclusiva prerogativa dei musei blasonati, dotati di notevoli risorse umane ed economiche, durante la pandemia, le possibilità offerte dalla digitalizzazione, sono diventate un’àncora di salvataggio, anche per le piccole realtà museali, che hanno colto l’opportunità offerta dalla tecnologia per continuare a vivere e a realizzare la propria mission culturale, scongiurando di finire nell’oblio. Un aspetto, non secondario, da considerare nell’ambito della digitalizzazione delle istituzioni culturali, quali il museo, è l’utilizzo di indicatori per valutare l’impatto in termini di efficacia, funzionalità, gradimento, ecc. che la fruizione della cultura, mediante tecnologie digitali, può produrre sui diversi pubblici. Pertanto, se in un museo “tradizionale”, che svolge la propria mission esclusivamente in uno spazio fisico, il numero dei biglietti venduti assieme alle risposte ai questionari sul gradimento delle mostre e dei servizi, possono indicare l’interesse dei diversi pubblici, privilegiando un approccio metodologico di tipo quantitativo; nel caso dei musei che arricchiscono la loro offerta culturale utilizzando il digitale nell’esperienza di visita e, soprattutto, nel caso dei musei “virtuali”, osservare e rilevare quali siano gli indicatori, disponibili sulle piattaforme informatiche in uso, utilizzati e/o preferiti dai musei per monitorare e valutare l’impatto dell’esperienza digitale sui pubblici, può rivelarsi interessante per avviare future ricerche sul rapporto tra cultura e digitale, privilegiando e approfondendo l’approccio metodologico qualitativo. Quali sono state, durante il lockdown, le strategie e le modalità digitali assunte dai musei? In che modo è stato valutato l’impatto della fruizione, a distanza, dei contenuti culturali sui pubblici? In questo intervento viene proposto un’osservazione critica di alcune realtà museali italiane selezionate in modo bilanciato secondo i seguenti criteri: importanza del sito culturale; distribuzione geografica del sito culturale. L’osservazione verrà supportata da dati secondari messi a disposizione da fonti Istat e Mibac e da dati pubblicati nei relativi siti web dalle istituzioni museali osservate.

Lockdown al museo! Valutazione dell’impatto della pandemia Covid-19 sul settore museale. Considerare nuove strategie e modalità di digitalizzazione per un museo sempre aperto, dinamico ed inclusivo / Pastore, Patrizio. - (2021). (Intervento presentato al convegno XXIII Congresso Nazionale Associazione Italiana di Valutazione “La valutazione per la resilienza. Attori, pratiche e contesti”. tenutosi a Marino (Roma)).

Lockdown al museo! Valutazione dell’impatto della pandemia Covid-19 sul settore museale. Considerare nuove strategie e modalità di digitalizzazione per un museo sempre aperto, dinamico ed inclusivo.

Patrizio Pastore
Primo
2021

Abstract

Questo intervento ha come obiettivo un’osservazione critica delle strategie e delle modalità offerte dalle tecnologie digitali messe in atto dai musei per rendere possibile la fruizione dei loro contenuti culturali durante il periodo di chiusura al pubblico a causa della pandemia di Covid-19, ovvero per sopperire alla contrazione delle visite in presenza. Il tema della digitalizzazione dei musei torna in auge, a causa della pandemia, ma è di grande interesse, a livello mondiale, già dagli anni ’70, per diversi motivi, ne propongo alcuni: innanzitutto i musei sono da sempre avanguardie culturali, sensibili e precursori dei cambiamenti sociali e tecnologici; 2. I musei hanno un ruolo antesignano, determinante e attivo nel produrre conoscenza, nel favorire gli scambi culturali e soprattutto concorrono all’educazione degli individui durante la loro intera vita; i musei sono infatti dei centri fondamentali per attuare il c.d. lifelong learning; 3. I musei, da sempre, incarnano lo spirito del tempo, passando da olimpici templi con scopi conservativi ed espositivi, a spazi reali e/o di virtualità reale (Castells, 2014), sempre più interattivi e coinvolgenti, non sempre e non solo per esigenze di marketing culturale e commerciale. La spinta verso il digitale, è una sfida che ha ispirato ed ispira multidisciplinari saperi stimolando esperti di comunicazione, designer, architetti e curatori museali alla ricerca di soluzioni polisemiche, sempre più moderne, volte a realizzare avvincenti networks culturali, in un mondo sempre più tecnologico, interattivo, globale e democratico. Una delle caratteristiche peculiari del museo è quella di essere un luogo eterotopico ed eterocronico, che riesce ad annullare, una volta varcata la sua soglia, fisica o virtuale, qualsiasi diversità anagrafica e culturale dei diversi pubblici, facendo convergere i visitatori verso l’utilizzo di linguaggi universali, propri dell’arte e della cultura, stimolando attivamente ed in modo individualizzato le capacità sensoriali, percettive e culturali dei fruitori. Ma se la spinta verso il digitale è stata per anni una pioneristica ed esclusiva prerogativa dei musei blasonati, dotati di notevoli risorse umane ed economiche, durante la pandemia, le possibilità offerte dalla digitalizzazione, sono diventate un’àncora di salvataggio, anche per le piccole realtà museali, che hanno colto l’opportunità offerta dalla tecnologia per continuare a vivere e a realizzare la propria mission culturale, scongiurando di finire nell’oblio. Un aspetto, non secondario, da considerare nell’ambito della digitalizzazione delle istituzioni culturali, quali il museo, è l’utilizzo di indicatori per valutare l’impatto in termini di efficacia, funzionalità, gradimento, ecc. che la fruizione della cultura, mediante tecnologie digitali, può produrre sui diversi pubblici. Pertanto, se in un museo “tradizionale”, che svolge la propria mission esclusivamente in uno spazio fisico, il numero dei biglietti venduti assieme alle risposte ai questionari sul gradimento delle mostre e dei servizi, possono indicare l’interesse dei diversi pubblici, privilegiando un approccio metodologico di tipo quantitativo; nel caso dei musei che arricchiscono la loro offerta culturale utilizzando il digitale nell’esperienza di visita e, soprattutto, nel caso dei musei “virtuali”, osservare e rilevare quali siano gli indicatori, disponibili sulle piattaforme informatiche in uso, utilizzati e/o preferiti dai musei per monitorare e valutare l’impatto dell’esperienza digitale sui pubblici, può rivelarsi interessante per avviare future ricerche sul rapporto tra cultura e digitale, privilegiando e approfondendo l’approccio metodologico qualitativo. Quali sono state, durante il lockdown, le strategie e le modalità digitali assunte dai musei? In che modo è stato valutato l’impatto della fruizione, a distanza, dei contenuti culturali sui pubblici? In questo intervento viene proposto un’osservazione critica di alcune realtà museali italiane selezionate in modo bilanciato secondo i seguenti criteri: importanza del sito culturale; distribuzione geografica del sito culturale. L’osservazione verrà supportata da dati secondari messi a disposizione da fonti Istat e Mibac e da dati pubblicati nei relativi siti web dalle istituzioni museali osservate.
2021
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