La critica del Novecento ha nutrito un certo scetticismo sulla qualità letteraria dei drammi del teatro romantico e sulla validità dei recenti tentativi di rivalutarlo. Il “closet drama”, la lettura privata dei drammi, era stata considerata l’unica forma possibile per gli autori, perché quel quarto di nobiltà che restava della tragedia non era sufficiente a dare dignità a una serata in teatro giocata per tre quarti sulla burletta, la farsa e la pantomima. Il recente interesse critico per il fenomeno teatrale romantico sta proprio nel fare emergere la frattura tra un’avanguardia concentrata sull’interiorità del personaggio (sul “secret closet “della sua mente, come lo definisce J. Baillie), e un teatro che, agli albori del capitalismo industriale, era interessato a tenere il passo con un’industria dello spettacolo inevitabilmente legata all’idea dell’intrattenimento. Questo conflitto, lungi dal produrre un “deserted stage”, stimolò nei poeti romantici un confronto sofferto, ma appassionato, con la scena e con lo straordinario momento di espansione che, in teatro, stavano vivendo le diverse forme di spettacolo. The ninteenth century criticism nourished a certain scepticism towards the literary quality of the romantic theatre and the validity of the recent attempts to revaluate it. The “closet drama”, was considered the only form available to the authors because the quarter of nobility remaining in the tragedy wasn’t enough to give dignity to an evening in theatre based for three quarters on burletta, farse and pantomime. The recent critical interest for the theatrical romantic phenomenon points out the conflict between an avanguard focused on the inner part of the character (on his “secret closet” as J. Baillie defines it) and a theatre which, at the dawn of the industrial capitalism, was interested to keep on with the industry of the show, unavoidably linked to the idea of entertaining. A conflict which, far from producing a “deserted stage”, urged the romantic poets to a deeply felt but passionate relationship with the stage and with the extraordinary moment that the different forms of performance were living.
Un quarto di nobiltà, tre quarti di varietà' / IMPERIALI D'AFFLITTO, Isabella. - (2006), pp. 111-121.
Un quarto di nobiltà, tre quarti di varietà'
IMPERIALI D'AFFLITTO, Isabella
2006
Abstract
La critica del Novecento ha nutrito un certo scetticismo sulla qualità letteraria dei drammi del teatro romantico e sulla validità dei recenti tentativi di rivalutarlo. Il “closet drama”, la lettura privata dei drammi, era stata considerata l’unica forma possibile per gli autori, perché quel quarto di nobiltà che restava della tragedia non era sufficiente a dare dignità a una serata in teatro giocata per tre quarti sulla burletta, la farsa e la pantomima. Il recente interesse critico per il fenomeno teatrale romantico sta proprio nel fare emergere la frattura tra un’avanguardia concentrata sull’interiorità del personaggio (sul “secret closet “della sua mente, come lo definisce J. Baillie), e un teatro che, agli albori del capitalismo industriale, era interessato a tenere il passo con un’industria dello spettacolo inevitabilmente legata all’idea dell’intrattenimento. Questo conflitto, lungi dal produrre un “deserted stage”, stimolò nei poeti romantici un confronto sofferto, ma appassionato, con la scena e con lo straordinario momento di espansione che, in teatro, stavano vivendo le diverse forme di spettacolo. The ninteenth century criticism nourished a certain scepticism towards the literary quality of the romantic theatre and the validity of the recent attempts to revaluate it. The “closet drama”, was considered the only form available to the authors because the quarter of nobility remaining in the tragedy wasn’t enough to give dignity to an evening in theatre based for three quarters on burletta, farse and pantomime. The recent critical interest for the theatrical romantic phenomenon points out the conflict between an avanguard focused on the inner part of the character (on his “secret closet” as J. Baillie defines it) and a theatre which, at the dawn of the industrial capitalism, was interested to keep on with the industry of the show, unavoidably linked to the idea of entertaining. A conflict which, far from producing a “deserted stage”, urged the romantic poets to a deeply felt but passionate relationship with the stage and with the extraordinary moment that the different forms of performance were living.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.