L’incontro con Pindaro è stato per il giovane Goethe «sconvolgente» e il poeta greco ha avuto un influsso determinante sullo sviluppo della sua concezione artistica. L’osservazione più comune della Goethe-Forschung riguarda, ovviamente, l’uso del ritmo pindarico, ovvero del verso libero di metro diseguale, che l’autore stesso definiva “ditirambico”. La svolta nella produzione poetica del giovane Goethe si concretizza nel momento in cui rinnova il patrimonio lessicale e figurativo del pietismo attraverso l’inserimento di suggestioni tratte dai poeti inglesi (Milton e Young in primo luogo) nell’ottica del rinnovamento originale del linguaggio poetico secondo il dettame di Herder. Nella stessa lettera a Herder del 10 luglio 1772, in cui replica alle critiche alla sua poesia dedicata a Caroline Flachsland, Goethe affronta direttamente la questione stilistica ed estetica della capacità di padroneggiare l’espressione poetica, citando Pindaro - quasi autoproponendosi come realizzatore delle teorie herderiane. Non si può non sentire in queste parole un recupero di parte della sensibilità klopstockiana (e anche della malinconia dei poeti inglesi) a parziale correzione della assoluta fiducia nella razionalità della Aufklärung. Le opere di Goethe di questo periodo (soprattutto gli Inni) vengono valutate alla luce del Pindar-Brief,ossia della lettera su Pindaro che scrive a Herder, in cui fonda la sua poetica nel modello dell’antichità classica. Nel Wandrers Sturmlied il giovane poeta coniuga il motivo a lui caro del «viandante» con quello del «genio» nel quadro di una natura scatenata in un temporale che esalta l’autore. La centralità del modello pindarico trova conferma infatti nello studio delle Odi di Orazio, di cui si trovano esplicite citazioni nel Wandrers Sturmlied. La derivazione pindarica non è solo data dall’esteriore allusione alle gare atletiche, o dalla diretta citazione al verso 17: «O testudinis aureae», quanto piuttosto dal riferimento a quella stessa dottrina della «capacità di dominio del linguaggio» a cui si richiama Goethe nella lettera a Herder.
"L'ombra di un sogno". Goethe e Pindaro / Ponzi, Mauro. - STAMPA. - (2005), pp. 33-54.
"L'ombra di un sogno". Goethe e Pindaro
PONZI, Mauro
2005
Abstract
L’incontro con Pindaro è stato per il giovane Goethe «sconvolgente» e il poeta greco ha avuto un influsso determinante sullo sviluppo della sua concezione artistica. L’osservazione più comune della Goethe-Forschung riguarda, ovviamente, l’uso del ritmo pindarico, ovvero del verso libero di metro diseguale, che l’autore stesso definiva “ditirambico”. La svolta nella produzione poetica del giovane Goethe si concretizza nel momento in cui rinnova il patrimonio lessicale e figurativo del pietismo attraverso l’inserimento di suggestioni tratte dai poeti inglesi (Milton e Young in primo luogo) nell’ottica del rinnovamento originale del linguaggio poetico secondo il dettame di Herder. Nella stessa lettera a Herder del 10 luglio 1772, in cui replica alle critiche alla sua poesia dedicata a Caroline Flachsland, Goethe affronta direttamente la questione stilistica ed estetica della capacità di padroneggiare l’espressione poetica, citando Pindaro - quasi autoproponendosi come realizzatore delle teorie herderiane. Non si può non sentire in queste parole un recupero di parte della sensibilità klopstockiana (e anche della malinconia dei poeti inglesi) a parziale correzione della assoluta fiducia nella razionalità della Aufklärung. Le opere di Goethe di questo periodo (soprattutto gli Inni) vengono valutate alla luce del Pindar-Brief,ossia della lettera su Pindaro che scrive a Herder, in cui fonda la sua poetica nel modello dell’antichità classica. Nel Wandrers Sturmlied il giovane poeta coniuga il motivo a lui caro del «viandante» con quello del «genio» nel quadro di una natura scatenata in un temporale che esalta l’autore. La centralità del modello pindarico trova conferma infatti nello studio delle Odi di Orazio, di cui si trovano esplicite citazioni nel Wandrers Sturmlied. La derivazione pindarica non è solo data dall’esteriore allusione alle gare atletiche, o dalla diretta citazione al verso 17: «O testudinis aureae», quanto piuttosto dal riferimento a quella stessa dottrina della «capacità di dominio del linguaggio» a cui si richiama Goethe nella lettera a Herder.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.