Negli anni Settanta il rapporto tra arte e politica non riguarda soltanto il diffuso impegno espresso dalla critica e dagli artisti italiani: nel decennio in questione si assiste anche a un importante fenomeno di recupero e riuso delle strategie artistiche dell’avanguardia storica e della neoavanguardia da parte dei gruppi antagonisti legati al movimento del ’77. In questo frangente avviene infatti un repentino processo di «massificazione dell’avanguardia», individuato con tempestività da Umberto Eco e Maurizio Calvesi, tra i più lucidi e precoci interpreti del fenomeno. Guardando alla ricerca artistica del primo Novecento e degli anni Cinquanta e Sessanta, il movimento giovanile si appropria di pratiche come il collage, il détournement, lo happening, al fine di operare una trasformazione dei linguaggi dominanti, ritenuta inscindibile dall’azione socio-politica. La sperimentazione artistica esce quindi dal laboratorio ristretto dell’avanguardia per diventare patrimonio condiviso della massa di studenti, giovani lavoratori precari e proletari scolarizzati che compone il movimento: diviene, nelle parole di Calvesi, appunto, «avanguardia di massa». Il movimento ha un orizzonte di riferimenti artistici sfaccettato, in cui convergono fonti alte e basse, e molteplici richiami al Futurismo russo, a quello italiano, al Surrealismo e al Situazionismo. Il rapporto del movimento del ’77 con il Dadaismo e Marcel Duchamp costituisce un caso a sé stante. Il Dada infatti non è visto semplicemente come una fonte a cui ispirarsi e da rileggere in chiave militante, ma è l’avanguardia di cui il movimento si sente erede, tanto da definirsi anche come Mao-Dadaista, e della quale intende sviluppare e portare a termine idee rimaste incompiute, in particolare l’erosione dei confini tra l’arte e l’esistenza quotidiana. Il contributo analizza quest'ultimo aspetto, con l'obiettivo di mettere a fuoco i legami tra l'estetica dadaista e le sperimentazioni creative del movimento del '77.
"Il complotto di Zurigo": la rilettura del Dadaismo nella cultura e nelle pratiche espressive del movimento del '77 / Perna, Raffaella. - (2017), pp. 160-167.
"Il complotto di Zurigo": la rilettura del Dadaismo nella cultura e nelle pratiche espressive del movimento del '77
Raffaella Perna
2017
Abstract
Negli anni Settanta il rapporto tra arte e politica non riguarda soltanto il diffuso impegno espresso dalla critica e dagli artisti italiani: nel decennio in questione si assiste anche a un importante fenomeno di recupero e riuso delle strategie artistiche dell’avanguardia storica e della neoavanguardia da parte dei gruppi antagonisti legati al movimento del ’77. In questo frangente avviene infatti un repentino processo di «massificazione dell’avanguardia», individuato con tempestività da Umberto Eco e Maurizio Calvesi, tra i più lucidi e precoci interpreti del fenomeno. Guardando alla ricerca artistica del primo Novecento e degli anni Cinquanta e Sessanta, il movimento giovanile si appropria di pratiche come il collage, il détournement, lo happening, al fine di operare una trasformazione dei linguaggi dominanti, ritenuta inscindibile dall’azione socio-politica. La sperimentazione artistica esce quindi dal laboratorio ristretto dell’avanguardia per diventare patrimonio condiviso della massa di studenti, giovani lavoratori precari e proletari scolarizzati che compone il movimento: diviene, nelle parole di Calvesi, appunto, «avanguardia di massa». Il movimento ha un orizzonte di riferimenti artistici sfaccettato, in cui convergono fonti alte e basse, e molteplici richiami al Futurismo russo, a quello italiano, al Surrealismo e al Situazionismo. Il rapporto del movimento del ’77 con il Dadaismo e Marcel Duchamp costituisce un caso a sé stante. Il Dada infatti non è visto semplicemente come una fonte a cui ispirarsi e da rileggere in chiave militante, ma è l’avanguardia di cui il movimento si sente erede, tanto da definirsi anche come Mao-Dadaista, e della quale intende sviluppare e portare a termine idee rimaste incompiute, in particolare l’erosione dei confini tra l’arte e l’esistenza quotidiana. Il contributo analizza quest'ultimo aspetto, con l'obiettivo di mettere a fuoco i legami tra l'estetica dadaista e le sperimentazioni creative del movimento del '77.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.