Faunal remains: zooarchaeological and taphonomic studies of the finds from the 2016-2018 field seasons. During the digs, soil samples taken from well-defined stratigraphic units (US), were sieved in dry conditions or in water. Together with the normal collection on the trenches, this allowed an abundant collection of animal bones belonging to large-and small-sized vertebrates. As far as large mammalians are concerned, information is affected by a high degree of fragmentation, as well as, in many instances, by evident cut and burning marks. Also, rather common are animal bones and antler piece transformed in utilitarian tools as needles, points and spatulas, as well as (for deer antler) in arrow heads. So far, in the last three seasons (2016-2018) we recorded not less than 3700 skeletal fragments, 2/3rds of which came from Trench B, where the hut-cum-ceramic workshop was excavated. Because of fragmentation, only around 30% of the finds was positively identified, revealing an absolute dominance of domestic vs. wild species: mainly ovicaprines, followed by pigs and bovines, while dogs, butchered for skins and meat, are rare. We found no bones of equids. Pigs (50% of which killed within 18 months of life) seem to have been the main providers of meat, followed by ovicaprines (about 80% sheep, 20% goats) and bovines, apparently less common. Sheep also provided wool, and at least part of the very abundant spindle whorls found on the surface of the terramara and in the ceramic workshop itself may have been used in this craft. Villagers probably made cheese and other secondary products both from ovicaprines and bovines, but without a specific economic focus on such products. About half of the bovines generally survived up to five years, suggesting various forms of exploitation which included traction. On the whole, also because of the local wetlands environment, the local economy seems to have been oriented towards the exploitation of small-sized animals (a mixed economy with a focus on ovicaprine husbandry) rather than towards bovines.

Durante le numerose campagne di scavo nella Terramara di Pilastri, il terreno rimosso, pertinente ai differenti strati antropici, è stato setacciato o flottato ad acqua, permettendo il recupero di numerosi resti faunistici riferibili a grandi e piccoli vertebrati. Per quanto concerne la fauna a grandi mammiferi, il grado di determinazione del campione risulta piuttosto basso poiché i reperti si presentano molto frammentati e spesso recano evidenti tracce di modificazione antropica. Sono stati finora registrati quasi 3.700 frammenti scheletrici per la maggior parte recuperati durante le ultime tre campagne di scavo (2016-2018). Due terzi dei resti finora studiati proviene dal Saggio B, in cui sono state poste in luce le strutture funzionali all’area produttiva (la capanna-laboratorio). L’elevato grado di frammentazione dei materiali scheletrici ha permesso soltanto nel 30% circa dei casi l’attribuzione specifica, rivelando una alta prevalenza di animali domestici rispetto ai selvatici. Nel deposito sono presenti soprattutto ovicaprini, seguiti dai maiali e dai buoi, mentre rari sono i resti di cani e praticamente assenti quelli riferibili agli equidi. Per quanto concerne i taxa selvatici, a fronte di una grande variabilità specifica che vede presenti il cervo, il capriolo, il cinghiale, il lupo, il tasso, la martora e il castoro, i resti ossei recuperati sono comunque scarsi. Sono inoltre state riconosciute porzioni scheletriche di testuggini e uccelli. Durante le fasi di ricerca ed individuazione dei reperti ittiologici1 effettuato mediante il vaglio manuale dei campioni di terreno, sia flottati, sia ancora da flottare, raccolti ai fini del recupero dei macroresti vegetali, sono stati ritrovati, e isolati, numerosi resti ossei riferibili alla fauna a piccoli vertebrati. Si tratta soprattutto di ossa lunghe relative a rettili e anfibi anche se non mancano resti pertinenti a piccoli mammiferi, probabilmente roditori. Numerose sono le porzioni diagnostiche, soprattutto mandibole, che potranno essere oggetto, in futuro, di una puntuale determinazione specifica. La loro dispersione all’interno dei vari strati archeologici, lascia supporre che si tratti per lo più di materiale intrusivo rispetto al resto delle ossa recuperate, data la presenza di numerose tane animali esposte e scavate, soprattutto nel Saggio B, che hanno, in molte occasioni, disturbato il deposito antropico. Tali resti rimangono comunque ottimi indicatori ambientali che potranno fornire numerose informazioni sull’ambiente, sia coevo sia posteriore, all’occupazione protostorica dell’area oggetto di indagine. Nel presente contributo saranno, invece, presentate tutte le indagini archeozoologiche e tafonomiche condotte sui materiali faunistici provenienti dai differenti contesti, soprattutto relativi al Saggio B che, indagato in estensione, consente di tracciare un quadro generale dello sfruttamento delle risorse animali nella Terramara di Pilastri fra il BM e il BR con un breve cenno all’occupazione dell’area dopo l’abbandono dell’insediamento.

La fauna: analisi archeozoologica e tafonomica dei resti raccolti nelle campagne 2016-2018 / Maini, Elena; Lattao, Virginia; Corazza, Sally; Gorello, Laura E.; Thun Hohenstein, Ursula. - (2021), pp. 295-342.

La fauna: analisi archeozoologica e tafonomica dei resti raccolti nelle campagne 2016-2018

Elena, Maini
Primo
;
2021

Abstract

Faunal remains: zooarchaeological and taphonomic studies of the finds from the 2016-2018 field seasons. During the digs, soil samples taken from well-defined stratigraphic units (US), were sieved in dry conditions or in water. Together with the normal collection on the trenches, this allowed an abundant collection of animal bones belonging to large-and small-sized vertebrates. As far as large mammalians are concerned, information is affected by a high degree of fragmentation, as well as, in many instances, by evident cut and burning marks. Also, rather common are animal bones and antler piece transformed in utilitarian tools as needles, points and spatulas, as well as (for deer antler) in arrow heads. So far, in the last three seasons (2016-2018) we recorded not less than 3700 skeletal fragments, 2/3rds of which came from Trench B, where the hut-cum-ceramic workshop was excavated. Because of fragmentation, only around 30% of the finds was positively identified, revealing an absolute dominance of domestic vs. wild species: mainly ovicaprines, followed by pigs and bovines, while dogs, butchered for skins and meat, are rare. We found no bones of equids. Pigs (50% of which killed within 18 months of life) seem to have been the main providers of meat, followed by ovicaprines (about 80% sheep, 20% goats) and bovines, apparently less common. Sheep also provided wool, and at least part of the very abundant spindle whorls found on the surface of the terramara and in the ceramic workshop itself may have been used in this craft. Villagers probably made cheese and other secondary products both from ovicaprines and bovines, but without a specific economic focus on such products. About half of the bovines generally survived up to five years, suggesting various forms of exploitation which included traction. On the whole, also because of the local wetlands environment, the local economy seems to have been oriented towards the exploitation of small-sized animals (a mixed economy with a focus on ovicaprine husbandry) rather than towards bovines.
2021
I “Pilastri” della Terramara. Alle radici dell'economia del territorio di Bondeno (Ferrara). Alle radici di economia società e ambiente nel territorio di Bondeno
979-12-80267-11-5
Durante le numerose campagne di scavo nella Terramara di Pilastri, il terreno rimosso, pertinente ai differenti strati antropici, è stato setacciato o flottato ad acqua, permettendo il recupero di numerosi resti faunistici riferibili a grandi e piccoli vertebrati. Per quanto concerne la fauna a grandi mammiferi, il grado di determinazione del campione risulta piuttosto basso poiché i reperti si presentano molto frammentati e spesso recano evidenti tracce di modificazione antropica. Sono stati finora registrati quasi 3.700 frammenti scheletrici per la maggior parte recuperati durante le ultime tre campagne di scavo (2016-2018). Due terzi dei resti finora studiati proviene dal Saggio B, in cui sono state poste in luce le strutture funzionali all’area produttiva (la capanna-laboratorio). L’elevato grado di frammentazione dei materiali scheletrici ha permesso soltanto nel 30% circa dei casi l’attribuzione specifica, rivelando una alta prevalenza di animali domestici rispetto ai selvatici. Nel deposito sono presenti soprattutto ovicaprini, seguiti dai maiali e dai buoi, mentre rari sono i resti di cani e praticamente assenti quelli riferibili agli equidi. Per quanto concerne i taxa selvatici, a fronte di una grande variabilità specifica che vede presenti il cervo, il capriolo, il cinghiale, il lupo, il tasso, la martora e il castoro, i resti ossei recuperati sono comunque scarsi. Sono inoltre state riconosciute porzioni scheletriche di testuggini e uccelli. Durante le fasi di ricerca ed individuazione dei reperti ittiologici1 effettuato mediante il vaglio manuale dei campioni di terreno, sia flottati, sia ancora da flottare, raccolti ai fini del recupero dei macroresti vegetali, sono stati ritrovati, e isolati, numerosi resti ossei riferibili alla fauna a piccoli vertebrati. Si tratta soprattutto di ossa lunghe relative a rettili e anfibi anche se non mancano resti pertinenti a piccoli mammiferi, probabilmente roditori. Numerose sono le porzioni diagnostiche, soprattutto mandibole, che potranno essere oggetto, in futuro, di una puntuale determinazione specifica. La loro dispersione all’interno dei vari strati archeologici, lascia supporre che si tratti per lo più di materiale intrusivo rispetto al resto delle ossa recuperate, data la presenza di numerose tane animali esposte e scavate, soprattutto nel Saggio B, che hanno, in molte occasioni, disturbato il deposito antropico. Tali resti rimangono comunque ottimi indicatori ambientali che potranno fornire numerose informazioni sull’ambiente, sia coevo sia posteriore, all’occupazione protostorica dell’area oggetto di indagine. Nel presente contributo saranno, invece, presentate tutte le indagini archeozoologiche e tafonomiche condotte sui materiali faunistici provenienti dai differenti contesti, soprattutto relativi al Saggio B che, indagato in estensione, consente di tracciare un quadro generale dello sfruttamento delle risorse animali nella Terramara di Pilastri fra il BM e il BR con un breve cenno all’occupazione dell’area dopo l’abbandono dell’insediamento.
Terramara, Bronzo Recente, resti ossei, animali domestici, tafonomia
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
La fauna: analisi archeozoologica e tafonomica dei resti raccolti nelle campagne 2016-2018 / Maini, Elena; Lattao, Virginia; Corazza, Sally; Gorello, Laura E.; Thun Hohenstein, Ursula. - (2021), pp. 295-342.
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