Il contributo tratta del ruolo del Prologo del Vangelo di Giovanni nella letteratura siriaca primitiva. Sia da solo, nella versione dei Vangeli separati, sia nell'ambito dell'armonia evangelica nota come Diatessaron, dove assume un ruolo iniziale e strutturale, il prologo del Vangelo di Giovanni è stato oggetto di diverse tendenze ermeneutiche anche in ambito siriaco. Da un lato, una tendenza l'ha usata per concepire un'articolazione del divino che si manifesta a livello cosmogonico e soteriologico (il logos creatore e salvatore, le sizigie del pleroma gnostico, l'uomo primordiale del manicheismo): è un approccio che si potrebbe definire ontologizzante e filosofico, in cui il tema della salvezza resta comunque importante. Una seconda tendenza sottolinea nel prologo la rivelazione del divino, già di per sé soteriologica, che si manifesta ai credenti attraverso la presenza del Messia nell'AT e nella sua incarnazione (più che nel cosmo o nell'articolazione personale del divino). Tutte le allusioni alla preesistenza alla fine convergono nell'incarnazione, sono un'indicazione della lunga storia della messianicità, piuttosto che di un principio cosmologico. Afraate doveva aver conosciuto la prima tendenza, che vedeva rappresentata soprattutto dalla gnosi, da Taziano, da Bardesane e da Mani. Tuttavia, nelle sue Esposizioni, non c'è una riflessione articolata sulla preesistenza di Cristo e soprattutto sulla sua espressione ontologica - mentre vi si manifesta la predilezione per un intreccio di dispositivi antropologici e messianici. Il prologo di Giovanni, più volte citato, è usato per sottolineare il messia eterno, la rivelazione, l'incarnazione, l'escatologia e soprattutto il giorno del giudizio di Gesù, ma con un silenzio voluto sul potenziale cosmogonico e cosmologico di Gv 1, 3 e Gv 1, 10.
Le prologue de l’Évangile de Jean dans la littérature syriaque primitive : la réaction d’Aphraate à la lecture ontologisante du texte johannique / Camplani, Alberto. - (2021), pp. 293-315.
Le prologue de l’Évangile de Jean dans la littérature syriaque primitive : la réaction d’Aphraate à la lecture ontologisante du texte johannique
Alberto CamplaniPrimo
2021
Abstract
Il contributo tratta del ruolo del Prologo del Vangelo di Giovanni nella letteratura siriaca primitiva. Sia da solo, nella versione dei Vangeli separati, sia nell'ambito dell'armonia evangelica nota come Diatessaron, dove assume un ruolo iniziale e strutturale, il prologo del Vangelo di Giovanni è stato oggetto di diverse tendenze ermeneutiche anche in ambito siriaco. Da un lato, una tendenza l'ha usata per concepire un'articolazione del divino che si manifesta a livello cosmogonico e soteriologico (il logos creatore e salvatore, le sizigie del pleroma gnostico, l'uomo primordiale del manicheismo): è un approccio che si potrebbe definire ontologizzante e filosofico, in cui il tema della salvezza resta comunque importante. Una seconda tendenza sottolinea nel prologo la rivelazione del divino, già di per sé soteriologica, che si manifesta ai credenti attraverso la presenza del Messia nell'AT e nella sua incarnazione (più che nel cosmo o nell'articolazione personale del divino). Tutte le allusioni alla preesistenza alla fine convergono nell'incarnazione, sono un'indicazione della lunga storia della messianicità, piuttosto che di un principio cosmologico. Afraate doveva aver conosciuto la prima tendenza, che vedeva rappresentata soprattutto dalla gnosi, da Taziano, da Bardesane e da Mani. Tuttavia, nelle sue Esposizioni, non c'è una riflessione articolata sulla preesistenza di Cristo e soprattutto sulla sua espressione ontologica - mentre vi si manifesta la predilezione per un intreccio di dispositivi antropologici e messianici. Il prologo di Giovanni, più volte citato, è usato per sottolineare il messia eterno, la rivelazione, l'incarnazione, l'escatologia e soprattutto il giorno del giudizio di Gesù, ma con un silenzio voluto sul potenziale cosmogonico e cosmologico di Gv 1, 3 e Gv 1, 10.| File | Dimensione | Formato | |
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