Focalizzando l’attenzione, a diversa scala di indagine, sul paesaggio italiano, profondamente plasmato da un intenso e incessante lavoro di generazioni, che nel tempo hanno lasciato sul territorio una moltitudine di segni, strutturati in un messaggio compiuto ma non facile da decifrare (per la sua vastità e diversità), è necessario svolgere analisi circostanziate per conoscere, interpretare e far rivivere questi segni, nell’ottica della loro attiva valorizzazione e di una profonda cultura del territorio. In questi termini si esprimeva Gino De Vecchis (1980a, pp. 148-154) in un lavoro incentrato sui centri abbandonati e su quelli soggetti a degrado antropico, che a causa di progressivi processi di spopolamento rischiano di veder perdute importanti testimonianze, e che invece nell’architettura minore, nei beni culturali diffusi, nella ruralità, nella memoria storica racchiudono una ricchezza di ricordi e di vita vissuta che deve essere custodita in forme di virtuosa patrimonializzazione. Il tutto ragionando secondo un rigoroso processo di pianificazione che – nell’ambito di una indispensabile collaborazione tra diversi enti e organismi, decisori e comunità locale – punti a guidare ordinatamente e armonicamente lo sviluppo del territorio, (re-)integrando nel circuito (e non emarginando) i centri abbandonati e in via di abbandono, con azioni incisive e in grado di coniugare modernità e identità consolidata.
Studi regionali e analisi di contesto: una lunga storia / Pesaresi, Cristiano. - (2022), pp. 21-36.
Studi regionali e analisi di contesto: una lunga storia
Cristiano Pesaresi
2022
Abstract
Focalizzando l’attenzione, a diversa scala di indagine, sul paesaggio italiano, profondamente plasmato da un intenso e incessante lavoro di generazioni, che nel tempo hanno lasciato sul territorio una moltitudine di segni, strutturati in un messaggio compiuto ma non facile da decifrare (per la sua vastità e diversità), è necessario svolgere analisi circostanziate per conoscere, interpretare e far rivivere questi segni, nell’ottica della loro attiva valorizzazione e di una profonda cultura del territorio. In questi termini si esprimeva Gino De Vecchis (1980a, pp. 148-154) in un lavoro incentrato sui centri abbandonati e su quelli soggetti a degrado antropico, che a causa di progressivi processi di spopolamento rischiano di veder perdute importanti testimonianze, e che invece nell’architettura minore, nei beni culturali diffusi, nella ruralità, nella memoria storica racchiudono una ricchezza di ricordi e di vita vissuta che deve essere custodita in forme di virtuosa patrimonializzazione. Il tutto ragionando secondo un rigoroso processo di pianificazione che – nell’ambito di una indispensabile collaborazione tra diversi enti e organismi, decisori e comunità locale – punti a guidare ordinatamente e armonicamente lo sviluppo del territorio, (re-)integrando nel circuito (e non emarginando) i centri abbandonati e in via di abbandono, con azioni incisive e in grado di coniugare modernità e identità consolidata.File | Dimensione | Formato | |
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