Il consumo di integratori alimentari ha assunto notevoli proporzioni: il 35-55% della popolazione americana di età > 30 anni fa uso di integratori; in Europa, già alla fine degli anni ’90, assumeva integratori l’11% degli Spagnoli, il 17% degli Olandesi, il 20% degli Inglesi, il 24% dei Tedeschi e il 17% degli Italiani; questi ultimi definiscono gli integratori “un complemento necessario di regimi alimentari poveri in principi nutritivi” e gli attribuiscono proprietà “energizzanti ed antifatica” (Istituto Mori, gruppo Demoskopea, 1996). Il Ministero della Salute ha identificato oltre 7000 prodotti a disposizione dei consumatori (Suppl. G.U. 28 maggio 2004): vitamine, preparati multivitaminici, minerali e multiminerali (di cui 28 integratori contenenti selenio), aminoacidi, 110 integratori a base di creatina, ecc. Paradossalmente, l’uso di integratori è più diffuso tra coloro che seguono uno stile di vita complessivamente corretto, anche nelle abitudini alimentari. Il fenomeno è spiegato dal desiderio, radicato nella coscienza comune e nell’immaginario collettivo, di aumentare il benessere, di ottimizzare le prestazioni fisiche ed intellettive e di un successfull aging. In effetti, l'adeguatezza della dieta non può essere più valutata solo in funzione del soddisfacimento dei fabbisogni (criterio biologico), ma deve essere analizzata anche in relazione a criteri epidemiologici, che correlano il regime alimentare al rischio di morbilità, e a criteri ecologici, che analizzano le caratteristiche dei sistemi e siti di produzione agro-alimentare, l’esposizione a fattori di rischio ambientali e l’interazione con il pattern genetico della popolazione e/o del singolo individuo. Anche il settore degli integratori alimentari ha superato il confine dell’apporto di energia e nutrienti, per estendersi alla prevenzione e ad una auspicabile promozione del benessere e della salute. Qualsiasi affermazione, che fa riferimento alla possibile relazione positiva tra un alimento (o un suo costituente) e stato di salute (health claim), deve essere verificata attraverso un rigoroso iter scientifico, in accordo alle linee guida proposte dal Council of Europe. Secondo il CODEX Alimentarius (2002), gli health claim, possono fare riferimento al ruolo che il nutriente svolge durante lo sviluppo, la crescita e nell’ambito delle fisiologiche funzioni corporee (nutrient function claim), oppure riferirsi al miglioramento di funzioni fisiologiche (enhanced function claim) o infine, alla riduzione del rischio di sviluppare una malattia (reduction of disease risk claim) [3, 4]. I reduction of disease risk claim esulano dal ruolo attribuito agli integratori alimentari dalla Direttiva 2002/46/CE, che fa riferimento esclusivamente all’effetto “nutritivo o fisiologico” (nutrient function claim) e stabilisce che etichette e/o pubblicità non possono attribuire proprietà di prevenzione e/o terapeutiche, senza però specificare se è possibile riportare enhanced function claim. Poiché l’assunzione di vitamine e minerali in quantità eccessive può dar luogo a reazioni avverse per la salute la supplementazione della dieta deve essere considerata solo dopo aver accertato possibili carenze, non correggibili attraverso gli alimenti naturali; in caso contrario, l’uso di integratori alimentari è giustificato solo in presenza di chiare evidenze scientifiche del miglioramento di funzioni fisiologiche o della riduzione del rischio di malattia.

Integratori alimentari e Prodotti dietetici / Cannella, Carlo; Pinto, Alessandro. - STAMPA. - (2006), pp. 71-92.

Integratori alimentari e Prodotti dietetici

CANNELLA, Carlo;PINTO, Alessandro
2006

Abstract

Il consumo di integratori alimentari ha assunto notevoli proporzioni: il 35-55% della popolazione americana di età > 30 anni fa uso di integratori; in Europa, già alla fine degli anni ’90, assumeva integratori l’11% degli Spagnoli, il 17% degli Olandesi, il 20% degli Inglesi, il 24% dei Tedeschi e il 17% degli Italiani; questi ultimi definiscono gli integratori “un complemento necessario di regimi alimentari poveri in principi nutritivi” e gli attribuiscono proprietà “energizzanti ed antifatica” (Istituto Mori, gruppo Demoskopea, 1996). Il Ministero della Salute ha identificato oltre 7000 prodotti a disposizione dei consumatori (Suppl. G.U. 28 maggio 2004): vitamine, preparati multivitaminici, minerali e multiminerali (di cui 28 integratori contenenti selenio), aminoacidi, 110 integratori a base di creatina, ecc. Paradossalmente, l’uso di integratori è più diffuso tra coloro che seguono uno stile di vita complessivamente corretto, anche nelle abitudini alimentari. Il fenomeno è spiegato dal desiderio, radicato nella coscienza comune e nell’immaginario collettivo, di aumentare il benessere, di ottimizzare le prestazioni fisiche ed intellettive e di un successfull aging. In effetti, l'adeguatezza della dieta non può essere più valutata solo in funzione del soddisfacimento dei fabbisogni (criterio biologico), ma deve essere analizzata anche in relazione a criteri epidemiologici, che correlano il regime alimentare al rischio di morbilità, e a criteri ecologici, che analizzano le caratteristiche dei sistemi e siti di produzione agro-alimentare, l’esposizione a fattori di rischio ambientali e l’interazione con il pattern genetico della popolazione e/o del singolo individuo. Anche il settore degli integratori alimentari ha superato il confine dell’apporto di energia e nutrienti, per estendersi alla prevenzione e ad una auspicabile promozione del benessere e della salute. Qualsiasi affermazione, che fa riferimento alla possibile relazione positiva tra un alimento (o un suo costituente) e stato di salute (health claim), deve essere verificata attraverso un rigoroso iter scientifico, in accordo alle linee guida proposte dal Council of Europe. Secondo il CODEX Alimentarius (2002), gli health claim, possono fare riferimento al ruolo che il nutriente svolge durante lo sviluppo, la crescita e nell’ambito delle fisiologiche funzioni corporee (nutrient function claim), oppure riferirsi al miglioramento di funzioni fisiologiche (enhanced function claim) o infine, alla riduzione del rischio di sviluppare una malattia (reduction of disease risk claim) [3, 4]. I reduction of disease risk claim esulano dal ruolo attribuito agli integratori alimentari dalla Direttiva 2002/46/CE, che fa riferimento esclusivamente all’effetto “nutritivo o fisiologico” (nutrient function claim) e stabilisce che etichette e/o pubblicità non possono attribuire proprietà di prevenzione e/o terapeutiche, senza però specificare se è possibile riportare enhanced function claim. Poiché l’assunzione di vitamine e minerali in quantità eccessive può dar luogo a reazioni avverse per la salute la supplementazione della dieta deve essere considerata solo dopo aver accertato possibili carenze, non correggibili attraverso gli alimenti naturali; in caso contrario, l’uso di integratori alimentari è giustificato solo in presenza di chiare evidenze scientifiche del miglioramento di funzioni fisiologiche o della riduzione del rischio di malattia.
2006
Manuale di Nutrizione clinica e Scienze dietetiche applicate
9788889548189
integrazione dell'alimentazione; classificazione; legislazione; tossicità; indicazioni d'uso
02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Integratori alimentari e Prodotti dietetici / Cannella, Carlo; Pinto, Alessandro. - STAMPA. - (2006), pp. 71-92.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/163335
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