Immagini dissidenti

Il saggio ripercorre la storia della produzione filmica e video in area militante analizzando esperienze italiane dagli anni Sessanta agli anni Duemila. L'ipotesi che muove l'indagine è che tali produzioni, prima che indici di un determinato apparato espressivo o tecnologico, si configurino come spazio di soggettivazione politica generativo di campi indipendenti di creatività linguistica e produttiva. Tale ipotesi emerge da una ricognizione degli studi che sembra disperdere la complessità dei discorsi condensati nelle produzioni militanti in analisi parcellizzate: da una parte studi prettamente volti ad indagare gli aspetti linguistici, quindi strettamente connessi agli ambienti tecnologici di riferimento (cinema, video, fotografia), dall'altra studi prioritariamente rivolti ad approfondire le connessioni politiche e culturali (cultural studies, sociologia, comunicazione, mediologia). La prospettiva che qui si propone è quella di uno sguardo trasversale rivolto alle intersezioni tra istanze politiche, pratiche, contesti storici e ambienti tecnologici.