La pandemia sta generando nuovi fenomeni sociali, tra cui quello del ritorno nelle aree più svantaggiate del Paese, e affinché questo processo non rimanga effimero e contingente risulta fondamentale l’impiego di strumenti di incentivo. A dispetto degli automatismi che il vocabolo associa, gli incentivi non sono necessariamente economici, ma possono riguardare le condizioni di vita, a partire innanzitutto dalla sua qualità. L’elaborazione di politiche sociali e del lavoro che consentano al singolo di poter scegliere il proprio contesto sociale di riferimento, senza che ciò comporti necessariamente delle rinunce lavorative, rappresenterebbe sia un’occasione di rilancio delle aree urbane e rurali del Paese sia un investimento sul benessere della cittadinanza. È in questo senso che l’esperienza prodotta in Italia negli ultimi anni dalla diffusione dei patti di collaborazione tra cittadini e amministratori locali può risultare particolarmente utile per questo processo. I patti sviluppano legami di comunità, liberano energie civiche per rafforzare il senso di appartenenza e si prestano particolarmente all’idea di cura dei beni comuni che è innanzitutto cura delle persone nel loro contesto. Sulla base di queste premesse, che non sono teoriche ma fondate su esperienze reali, si misureranno nel concreto alcune realizzazioni pratiche che possono tornare utili per il processo delineato all’inizio. Si individuano, nello specifico, tre aree di analisi: trasporti di comunità, sviluppo di reti digitali di comunità e la creazione di gruppi sociali al servizio di comunità a partire dalla restituzione delle acquisizioni professionali.
I patti di collaborazione e il ruolo della cittadinanza attiva nello sviluppo delle aree urbane e rurali del paese / Giglioni, Fabio; Piccione, Silvia. - (2022), pp. 67-72.
I patti di collaborazione e il ruolo della cittadinanza attiva nello sviluppo delle aree urbane e rurali del paese
Giglioni, FabioPrimo
;Piccione, SilviaSecondo
2022
Abstract
La pandemia sta generando nuovi fenomeni sociali, tra cui quello del ritorno nelle aree più svantaggiate del Paese, e affinché questo processo non rimanga effimero e contingente risulta fondamentale l’impiego di strumenti di incentivo. A dispetto degli automatismi che il vocabolo associa, gli incentivi non sono necessariamente economici, ma possono riguardare le condizioni di vita, a partire innanzitutto dalla sua qualità. L’elaborazione di politiche sociali e del lavoro che consentano al singolo di poter scegliere il proprio contesto sociale di riferimento, senza che ciò comporti necessariamente delle rinunce lavorative, rappresenterebbe sia un’occasione di rilancio delle aree urbane e rurali del Paese sia un investimento sul benessere della cittadinanza. È in questo senso che l’esperienza prodotta in Italia negli ultimi anni dalla diffusione dei patti di collaborazione tra cittadini e amministratori locali può risultare particolarmente utile per questo processo. I patti sviluppano legami di comunità, liberano energie civiche per rafforzare il senso di appartenenza e si prestano particolarmente all’idea di cura dei beni comuni che è innanzitutto cura delle persone nel loro contesto. Sulla base di queste premesse, che non sono teoriche ma fondate su esperienze reali, si misureranno nel concreto alcune realizzazioni pratiche che possono tornare utili per il processo delineato all’inizio. Si individuano, nello specifico, tre aree di analisi: trasporti di comunità, sviluppo di reti digitali di comunità e la creazione di gruppi sociali al servizio di comunità a partire dalla restituzione delle acquisizioni professionali.File | Dimensione | Formato | |
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