La raccolta di saggi proposta nei fascicoli 136 e 137 di Biblioteca Teatrale rappresenta il frutto delle ricerche interdisciplinari di dottorandi, dottori di ricerca e docenti del Dottorato in Musica e Spettacolo della Sapienza Università di Roma - curriculum di Studi di teatro, arti performative, cinema e tecnologie per lo spettacolo digitale. Questi contributi continuano la grande tradizione della teatrologia e della storia della danza italiane, ma mostrano anche una forte inclinazione verso le nuove discipline e metodologie, come i performance studies, le digital humanities, gli studi queer, postfemministi etc. La pubblicazione di questi due volumi ci ha dato la possibilità di coprire un lungo periodo tramite testi critici, teorici e storici che hanno marcato significativi cambiamenti per la storia del teatro, della danza e della performance. I saggi che compongono i due volumi di Biblioteca Teatrale intendono non tanto rendere conto della cronologia degli eventi trascorsi in questo lungo arco di tempo, quanto disegnare una cartografia che metta a fuoco eventi, spettacoli, fenomeni, personaggi etc., che tutti insieme compongono un ritratto molto complesso del teatro, della danza e della performance art. Sin dalla sua istituzione nell’anno accademico 1991/92, il Dottorato di ricerca in Spettacolo – fondato da Ferruccio Marotti e allora denominato Storia, teoria e tecnica del teatro e dello spettacolo – ha messo in discussione la compartimentazione disciplinare delle arti performative, e si è evoluto in tante direzioni di ricerca. Stante il 26 Aleksandra Jovićević carattere interdisciplinare del dottorato, i saggi che seguono sono molto diversi tra loro per gli argomenti che trattano, e riflettono la continua trasformazione delle teorie e delle pratiche delle arti performative. Nonostante ciò, questi saggi hanno molti punti in comune: la critica della rappresentazione tradizionale, così come quella delle narrazioni accademiche dominanti; la sensibilità verso la differenza e il pensiero eterogeneo senza gerarchia; la necessità di andare oltre le filiazioni formali e di rintracciare affiliazioni sorprendenti. In breve, un grande desiderio di sorpassare i nessi tradizionali tra il pensiero teorico e la prassi artistica, di affermare una ricerca resistente al conservatorismo accademico, di aprirsi alle cosiddette microstorie e al pensiero critico contemporaneo. Nei saggi riportati in questi due volumi si è creata quindi una specie di poliglossia bachtiniana, che sorpassa i falsi dilemmi su quale sia il paradigma prevalente (se quello della teatrologia oppure dei performance studies). Invece, le domande più specifiche proposte e discusse dalle autrici e dagli autori dei saggi rimandano alle macro-questioni che dal Settecento a oggi si riconoscono nelle diverse pratiche performative, sia quelle storiche sia quelle contemporanee. Un gruppo di saggi si occupa delle problematiche di repertorio, documentazione e archiviazione; altri ancora delle nuove metodologie della storia della danza, dello spettacolo e della performance art, mentre un gruppo di saggi discute delle nuove metodologie, come le teorie queer, il neo-femminismo o il post-femminismo, la deculturalizzazione e la decolonizzazione dei discorsi teorici e storici, e infine la inevitabile storicizzazione del rapporto tra le “vecchie” arti performative e i nuovi media. Le nuove metodologie e teorie hanno provocato la ridefinizione del ruolo dello spettacolo non tanto sul piano linguistico quanto su quello delle ricadute sociali. Una delle questioni sollevate è l’invito a riflettere sulle relazioni tra la produzione artistica e il contesto sociale e culturale, inteso in un senso intenzionalmente molto ampio, comprendendo dunque anche le nuove tecnologie e i linguaggi performativi. Come cambiano e come sono cambiate le arti performative in un mondo dominato da diversi media, inclusi i social media? Come si riflettono tutti questi cambiamenti sulla storia delle arti performative, sulle istituzioni Tra il repertorio incorporato e l’archivio incarnato 27 artistiche, sui percorsi della critica? Quante storie dobbiamo conoscere, data la moltiplicazione degli eventi, per interpretare la storia del teatro, della danza e della performance art? Quali concetti e metodologie dobbiamo usare nei nuovi percorsi teorici? Come cambia ed è cambiata la storia dello spettacolo da quando è stato riconosciuto il ruolo da protagoniste ricoperto dalle donne artiste e teoriche? Ne emergono sguardi inediti sulla produzione artistica del passato e del presente, riflessioni sul cambiamento degli equilibri tra il centro e le periferie della storia della danza, del teatro e della performance, una nuova ipotesi per pensare diverse prospettive delle arti performative, inclusi gli sguardi dall’interno sulla complessità della vita delle diverse istituzioni, come teatri stabili, teatri sociali, la performance art, la danza classica e contemporanea, gli archivi e le biblioteche, e anche le città che li ospitano.
Biblioteca teatrale, Studi di teatro, arti performative, cinema e tecnologie per lo spettacolo digitale, Annuario del dottorato di ricerca in Musica e Spettacolo della Sapienza Università di Roma, Parte prima / Jovicevic, Aleksandra. - In: BIBLIOTECA TEATRALE. - ISSN 0045-1959. - (2021), pp. 9-400.
Biblioteca teatrale, Studi di teatro, arti performative, cinema e tecnologie per lo spettacolo digitale, Annuario del dottorato di ricerca in Musica e Spettacolo della Sapienza Università di Roma, Parte prima
Jovicevic Aleksandra
2021
Abstract
La raccolta di saggi proposta nei fascicoli 136 e 137 di Biblioteca Teatrale rappresenta il frutto delle ricerche interdisciplinari di dottorandi, dottori di ricerca e docenti del Dottorato in Musica e Spettacolo della Sapienza Università di Roma - curriculum di Studi di teatro, arti performative, cinema e tecnologie per lo spettacolo digitale. Questi contributi continuano la grande tradizione della teatrologia e della storia della danza italiane, ma mostrano anche una forte inclinazione verso le nuove discipline e metodologie, come i performance studies, le digital humanities, gli studi queer, postfemministi etc. La pubblicazione di questi due volumi ci ha dato la possibilità di coprire un lungo periodo tramite testi critici, teorici e storici che hanno marcato significativi cambiamenti per la storia del teatro, della danza e della performance. I saggi che compongono i due volumi di Biblioteca Teatrale intendono non tanto rendere conto della cronologia degli eventi trascorsi in questo lungo arco di tempo, quanto disegnare una cartografia che metta a fuoco eventi, spettacoli, fenomeni, personaggi etc., che tutti insieme compongono un ritratto molto complesso del teatro, della danza e della performance art. Sin dalla sua istituzione nell’anno accademico 1991/92, il Dottorato di ricerca in Spettacolo – fondato da Ferruccio Marotti e allora denominato Storia, teoria e tecnica del teatro e dello spettacolo – ha messo in discussione la compartimentazione disciplinare delle arti performative, e si è evoluto in tante direzioni di ricerca. Stante il 26 Aleksandra Jovićević carattere interdisciplinare del dottorato, i saggi che seguono sono molto diversi tra loro per gli argomenti che trattano, e riflettono la continua trasformazione delle teorie e delle pratiche delle arti performative. Nonostante ciò, questi saggi hanno molti punti in comune: la critica della rappresentazione tradizionale, così come quella delle narrazioni accademiche dominanti; la sensibilità verso la differenza e il pensiero eterogeneo senza gerarchia; la necessità di andare oltre le filiazioni formali e di rintracciare affiliazioni sorprendenti. In breve, un grande desiderio di sorpassare i nessi tradizionali tra il pensiero teorico e la prassi artistica, di affermare una ricerca resistente al conservatorismo accademico, di aprirsi alle cosiddette microstorie e al pensiero critico contemporaneo. Nei saggi riportati in questi due volumi si è creata quindi una specie di poliglossia bachtiniana, che sorpassa i falsi dilemmi su quale sia il paradigma prevalente (se quello della teatrologia oppure dei performance studies). Invece, le domande più specifiche proposte e discusse dalle autrici e dagli autori dei saggi rimandano alle macro-questioni che dal Settecento a oggi si riconoscono nelle diverse pratiche performative, sia quelle storiche sia quelle contemporanee. Un gruppo di saggi si occupa delle problematiche di repertorio, documentazione e archiviazione; altri ancora delle nuove metodologie della storia della danza, dello spettacolo e della performance art, mentre un gruppo di saggi discute delle nuove metodologie, come le teorie queer, il neo-femminismo o il post-femminismo, la deculturalizzazione e la decolonizzazione dei discorsi teorici e storici, e infine la inevitabile storicizzazione del rapporto tra le “vecchie” arti performative e i nuovi media. Le nuove metodologie e teorie hanno provocato la ridefinizione del ruolo dello spettacolo non tanto sul piano linguistico quanto su quello delle ricadute sociali. Una delle questioni sollevate è l’invito a riflettere sulle relazioni tra la produzione artistica e il contesto sociale e culturale, inteso in un senso intenzionalmente molto ampio, comprendendo dunque anche le nuove tecnologie e i linguaggi performativi. Come cambiano e come sono cambiate le arti performative in un mondo dominato da diversi media, inclusi i social media? Come si riflettono tutti questi cambiamenti sulla storia delle arti performative, sulle istituzioni Tra il repertorio incorporato e l’archivio incarnato 27 artistiche, sui percorsi della critica? Quante storie dobbiamo conoscere, data la moltiplicazione degli eventi, per interpretare la storia del teatro, della danza e della performance art? Quali concetti e metodologie dobbiamo usare nei nuovi percorsi teorici? Come cambia ed è cambiata la storia dello spettacolo da quando è stato riconosciuto il ruolo da protagoniste ricoperto dalle donne artiste e teoriche? Ne emergono sguardi inediti sulla produzione artistica del passato e del presente, riflessioni sul cambiamento degli equilibri tra il centro e le periferie della storia della danza, del teatro e della performance, una nuova ipotesi per pensare diverse prospettive delle arti performative, inclusi gli sguardi dall’interno sulla complessità della vita delle diverse istituzioni, come teatri stabili, teatri sociali, la performance art, la danza classica e contemporanea, gli archivi e le biblioteche, e anche le città che li ospitano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.