Della Casa's personality received poetic representation not only in the author's verses, but also in the texts addressed to him by his contemporaries. The first Roman season of his life (1530-37), all devoted to studies, to the pursuit of glory and amorous pleasures, is portrayed in his playful chapters and by Giovanni Mauro, in his Latin epistle in verses at Gheri, and in a sonnet by Bernardo Tasso. A thirty-four year-old cleric of the Apostolic Chamber (1537), Della Casa promotes and sees a more serious image of ambitious man and scholar recognized, a lover of a poetics of complexity: in a burlesque key in the tents with Annibal Caro and Antonio Bernardi, absolutely serious in correspondences in verses with Iacopo Marmitta and Bernardo Cappello. The literary parable of Della Casa reached the peak of prestige during the five years spent in Venice as a Papal Legate (1444-49): correspondences (Latin and vulgar) with Marcantonio Flaminio and Pietro Bembo confirm it; at the same time, in these same years, an ever more marked dissatisfaction with the results achieved, in the literary field as in the ecclesiastical career, makes its way into his mind. With the fading of the cardinal dream, Della Casa turned to the whipping of his dissolute and ambitious past: consequently, he became a model of spirituality for many contemporaries, ready to recognize this role in large tributes in rhyme (Bolognetti) or in new poetic correspondences (Marmitta, Varchi, Rota, Nasi, Rainerio). A possible strategic function of the latter and more ascetic image worn by the poet is not impossible (given the residue of ambitions that drove him in vain to Rome in '55), but only remains a hypothesis.

La personalità di Della Casa ricevette poetica rappresentazione non solo nei versi dell'autore, ma anche nei testi a lui indirizzati dai contemporanei. La prima stagione romana della sua vita (1530-37), tutta votata agli studi, alla ricerca della gloria e dei piaceri amorosi, si trova ritratta nei capitoli berneschi suoi e di Giovanni Mauro, in una sua epistola latina in versi al Gheri, e in un sonetto di Bernardo Tasso. Conseguita a trentaquattro anni la carica di Chierico della Camera Apostolica (1537), Della Casa promuove e si vede riconosciuta una più seria immagine di uomo e letterato ambizioso, cultore di una poetica della complessità: in chiave ancora burlesca nelle tenzoni con Annibal Caro e Antonio Bernardi, assolutamente seria nelle corrispondenze in versi con Iacopo Marmitta e Bernardo Cappello. La parabola letteraria del Casa raggiunse l’apice del prestigio durante il quinquennio trascorso a Venezia come Legato pontificio (1444-49): le corrispondenze (latine e volgari) con Marcantonio Flaminio e Pietro Bembo ne danno conferma; al tempo stesso in questi stessi anni si fa largo nel suo animo una sempre più accentuata insoddisfazione per i risultati raggiunti, in campo letterario come nella carriera ecclesiastica. Con lo svanire del sogno cardinalizio, il Casa si volge alla fustigazione del proprio passato dissoluto e ambizioso: conseguentemente, egli diventando modello di spiritualità per molti contemporanei, pronti a riconoscergli tale ruolo in ampi omaggi in rima (Bolognetti) o in nuove corrispondenze poetiche (Marmitta, Varchi, Rota, Nasi, Rainerio). Una possibile funzione strategica di quest’ultima e più ascetica immagine indossata dal poeta non è impossibile (visto il residuo di ambizioni che lo spinse invano a Roma nel ’55), ma resta solo un’ipotesi.

Le corrispondenze poetiche di Giovanni Della Casa / Pantani, Italo. - STAMPA. - (2006), pp. 241-287.

Le corrispondenze poetiche di Giovanni Della Casa

PANTANI, Italo
2006

Abstract

Della Casa's personality received poetic representation not only in the author's verses, but also in the texts addressed to him by his contemporaries. The first Roman season of his life (1530-37), all devoted to studies, to the pursuit of glory and amorous pleasures, is portrayed in his playful chapters and by Giovanni Mauro, in his Latin epistle in verses at Gheri, and in a sonnet by Bernardo Tasso. A thirty-four year-old cleric of the Apostolic Chamber (1537), Della Casa promotes and sees a more serious image of ambitious man and scholar recognized, a lover of a poetics of complexity: in a burlesque key in the tents with Annibal Caro and Antonio Bernardi, absolutely serious in correspondences in verses with Iacopo Marmitta and Bernardo Cappello. The literary parable of Della Casa reached the peak of prestige during the five years spent in Venice as a Papal Legate (1444-49): correspondences (Latin and vulgar) with Marcantonio Flaminio and Pietro Bembo confirm it; at the same time, in these same years, an ever more marked dissatisfaction with the results achieved, in the literary field as in the ecclesiastical career, makes its way into his mind. With the fading of the cardinal dream, Della Casa turned to the whipping of his dissolute and ambitious past: consequently, he became a model of spirituality for many contemporaries, ready to recognize this role in large tributes in rhyme (Bolognetti) or in new poetic correspondences (Marmitta, Varchi, Rota, Nasi, Rainerio). A possible strategic function of the latter and more ascetic image worn by the poet is not impossible (given the residue of ambitions that drove him in vain to Rome in '55), but only remains a hypothesis.
2006
Giovanni Della Casa. Un seminario per il centenario
88-7870-091-6
La personalità di Della Casa ricevette poetica rappresentazione non solo nei versi dell'autore, ma anche nei testi a lui indirizzati dai contemporanei. La prima stagione romana della sua vita (1530-37), tutta votata agli studi, alla ricerca della gloria e dei piaceri amorosi, si trova ritratta nei capitoli berneschi suoi e di Giovanni Mauro, in una sua epistola latina in versi al Gheri, e in un sonetto di Bernardo Tasso. Conseguita a trentaquattro anni la carica di Chierico della Camera Apostolica (1537), Della Casa promuove e si vede riconosciuta una più seria immagine di uomo e letterato ambizioso, cultore di una poetica della complessità: in chiave ancora burlesca nelle tenzoni con Annibal Caro e Antonio Bernardi, assolutamente seria nelle corrispondenze in versi con Iacopo Marmitta e Bernardo Cappello. La parabola letteraria del Casa raggiunse l’apice del prestigio durante il quinquennio trascorso a Venezia come Legato pontificio (1444-49): le corrispondenze (latine e volgari) con Marcantonio Flaminio e Pietro Bembo ne danno conferma; al tempo stesso in questi stessi anni si fa largo nel suo animo una sempre più accentuata insoddisfazione per i risultati raggiunti, in campo letterario come nella carriera ecclesiastica. Con lo svanire del sogno cardinalizio, il Casa si volge alla fustigazione del proprio passato dissoluto e ambizioso: conseguentemente, egli diventando modello di spiritualità per molti contemporanei, pronti a riconoscergli tale ruolo in ampi omaggi in rima (Bolognetti) o in nuove corrispondenze poetiche (Marmitta, Varchi, Rota, Nasi, Rainerio). Una possibile funzione strategica di quest’ultima e più ascetica immagine indossata dal poeta non è impossibile (visto il residuo di ambizioni che lo spinse invano a Roma nel ’55), ma resta solo un’ipotesi.
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02 Pubblicazione su volume::02a Capitolo o Articolo
Le corrispondenze poetiche di Giovanni Della Casa / Pantani, Italo. - STAMPA. - (2006), pp. 241-287.
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