Come teorizzato dalla Scuola di Chicago e dalle riflessioni più recenti sui processi globali, il flusso delle migrazioni internazionali e l’insediamento delle comunità straniere ha da sempre rappresentato l’elemento costitutivo dei processi di diffusione urbana e di mutamento sociale (Sassen, 1994; tr.it., 2010, Castells, 1972). Gli studiosi sono stati particolarmente attratti dallo studio dei fenomeni di concentrazione e di segregazione spaziale (DuBois, 1899; Stone, 1908; Ross, 1914; Thomas e Znaniecki, 1920; Thomas, 1921; Burgess, 1925; Wirth, 1927; Stonequist, 1935; Hoyt, 1939; Ullman, 1945; Dollard, 1937; Park, 1950; Clark, 1965; Murdie, 1969; Wacquant, 1993) i cui esiti riconoscibili si rintracciano in una singolare distribuzione delle comunità straniere sul territorio metropolitano apparentemente non uniforme rispetto al resto della popolazione (Ferrarotti, 1970; DeMatteis, 1993; Motta, 2006; Morelli, Sonnino, Travaglini, 2002; Meini, 2005; Mantovan, Faiella, 2011; Cristaldi, 2011-2012; Cipollini, 2012; Cipollini, Truglia 2015; Celata, Lucciarini S., (a cura di), 2016; Morcellini, 2016; D’Albergo, De Leo, 2018). La mia proposta si inserisce all’interno di questo notevole background sociologico approfondendo il rapporto fra migrazioni e la struttura urbana della metropoli romana, facendo emergere come la “frattura tra centro e periferie” (Ferrarotti, 1970; Sassen, 1994; tr.it., 2000), segnata dalla presenza dall’imponente GRA, e la “distanza culturale” tra autoctoni e le 27 maggiori comunità straniere presenti a Roma esercitano una significativa influenza sulla formazione di “tendenze abitative” (o cluster spaziali) intese come la tendenza di alcuni gruppi etnici ad occupare specifiche aree metropolitane favorendo la formazione di enclaves o territori etnici (Park,1925). In conclusione, approfondendo il rapporto tra comunità straniere e struttura urbana, verranno individuati 3 diversi modelli spaziali: la dispersione lineare (processo di espulsione di alcuni gruppi etnici nelle aree suburbane e marginali della periferia), concentrazione interstiziale (processo di concentrazione delle comunità straniere all’interno della “città compatta”) e, nel caso specifico della città di Roma, la “coabitazione” (la compresenza di comunità straniere culturalmente diverse) (Marcuse, 2000; Boal, 2005; Cervelli, 2016; Casacchia, Natale, 2003; Crisci, 2010; Cristaldi, 2012). La base empirica del lavoro deriva dall’utilizzo di statistiche ufficiali fornite dall’Ufficio Statistico di Roma Capitale (anno di riferimento 2017), si tratta quindi di un’analisi secondaria di dati avente come unità di analisi le 155 zone urbanistiche in cui è suddiviso il territorio del Comune di Roma e aggregate successivamente secondo le esigenze di analisi in due macroaree: Quadranti (Hoyt, 1939) e Cerchi Concentrici (Burgess,1925). Le analisi statistiche sono state precedute da una fase di “preparazione” nella quale le variabili originarie sono state trasformate in tassi, quozienti formalizzati e indici (etero-etnicità, internazionalizzazione, squilibrio urbano e popolazione straniera) per poi essere sottoposte ad analisi multivariate (ANOVA e correlazioni) per comprendere i nessi causali e le relazioni significative tra le comunità straniere e lo spazio urbano. Infine, i risultati sono stati georeferenziati su ciascuna zona urbanistica della metropoli romana attraverso il programma di analisi spaziale QGis permettendo di individuare i 4 cluster spaziali e i tre modelli insediativi.
Roma multiculturale. Stranieri tra concentrazione e dispersione / Cipollini, Roberta; Lenzi, FRANCESCA ROMANA; Giovanni Truglia, Francesco; Mitrano, Milena. - (2021), pp. 215-246. - MATERIALI E DOCUMENTI.
Roma multiculturale. Stranieri tra concentrazione e dispersione
Roberta Cipollini;Francesca Romana Lenzi;Milena Mitrano
2021
Abstract
Come teorizzato dalla Scuola di Chicago e dalle riflessioni più recenti sui processi globali, il flusso delle migrazioni internazionali e l’insediamento delle comunità straniere ha da sempre rappresentato l’elemento costitutivo dei processi di diffusione urbana e di mutamento sociale (Sassen, 1994; tr.it., 2010, Castells, 1972). Gli studiosi sono stati particolarmente attratti dallo studio dei fenomeni di concentrazione e di segregazione spaziale (DuBois, 1899; Stone, 1908; Ross, 1914; Thomas e Znaniecki, 1920; Thomas, 1921; Burgess, 1925; Wirth, 1927; Stonequist, 1935; Hoyt, 1939; Ullman, 1945; Dollard, 1937; Park, 1950; Clark, 1965; Murdie, 1969; Wacquant, 1993) i cui esiti riconoscibili si rintracciano in una singolare distribuzione delle comunità straniere sul territorio metropolitano apparentemente non uniforme rispetto al resto della popolazione (Ferrarotti, 1970; DeMatteis, 1993; Motta, 2006; Morelli, Sonnino, Travaglini, 2002; Meini, 2005; Mantovan, Faiella, 2011; Cristaldi, 2011-2012; Cipollini, 2012; Cipollini, Truglia 2015; Celata, Lucciarini S., (a cura di), 2016; Morcellini, 2016; D’Albergo, De Leo, 2018). La mia proposta si inserisce all’interno di questo notevole background sociologico approfondendo il rapporto fra migrazioni e la struttura urbana della metropoli romana, facendo emergere come la “frattura tra centro e periferie” (Ferrarotti, 1970; Sassen, 1994; tr.it., 2000), segnata dalla presenza dall’imponente GRA, e la “distanza culturale” tra autoctoni e le 27 maggiori comunità straniere presenti a Roma esercitano una significativa influenza sulla formazione di “tendenze abitative” (o cluster spaziali) intese come la tendenza di alcuni gruppi etnici ad occupare specifiche aree metropolitane favorendo la formazione di enclaves o territori etnici (Park,1925). In conclusione, approfondendo il rapporto tra comunità straniere e struttura urbana, verranno individuati 3 diversi modelli spaziali: la dispersione lineare (processo di espulsione di alcuni gruppi etnici nelle aree suburbane e marginali della periferia), concentrazione interstiziale (processo di concentrazione delle comunità straniere all’interno della “città compatta”) e, nel caso specifico della città di Roma, la “coabitazione” (la compresenza di comunità straniere culturalmente diverse) (Marcuse, 2000; Boal, 2005; Cervelli, 2016; Casacchia, Natale, 2003; Crisci, 2010; Cristaldi, 2012). La base empirica del lavoro deriva dall’utilizzo di statistiche ufficiali fornite dall’Ufficio Statistico di Roma Capitale (anno di riferimento 2017), si tratta quindi di un’analisi secondaria di dati avente come unità di analisi le 155 zone urbanistiche in cui è suddiviso il territorio del Comune di Roma e aggregate successivamente secondo le esigenze di analisi in due macroaree: Quadranti (Hoyt, 1939) e Cerchi Concentrici (Burgess,1925). Le analisi statistiche sono state precedute da una fase di “preparazione” nella quale le variabili originarie sono state trasformate in tassi, quozienti formalizzati e indici (etero-etnicità, internazionalizzazione, squilibrio urbano e popolazione straniera) per poi essere sottoposte ad analisi multivariate (ANOVA e correlazioni) per comprendere i nessi causali e le relazioni significative tra le comunità straniere e lo spazio urbano. Infine, i risultati sono stati georeferenziati su ciascuna zona urbanistica della metropoli romana attraverso il programma di analisi spaziale QGis permettendo di individuare i 4 cluster spaziali e i tre modelli insediativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.