Il contributo ha l’obiettivo di riflettere sull’idea di mappa partendo da un’opera peculiare di Corrado Alvaro, Itinerario italiano (1933), che si configura come una raccolta eterogenea di saggi molto variegati, scritti ed elzeviri su città e paesaggi d’Italia. Ci si avvarrà, principalmente, di un modello di analisi geocritico che si rivela, per sua natura, comparativo e stratigrafico nel tentativo di «compiere un’archeologia dello spazio, di sondare e descrivere le sue emersioni e variazioni nei diversi strati formati dal tempo storico» . Questa impostazione ci permetterà, in un primo momento, di discutere sull’importanza attribuita da Alvaro alle coordinate spaziali intese come depositarie di un processo di recupero e consolidamento di un’identità ferita dal trauma scaturito dalla Grande Guerra. In secondo luogo, gli scritti di Alvaro consentiranno di ragionare sulla dicotomia tra centro e periferia, che nello scrittore calabrese appare essenzialmente come una netta scissione tra città e provincia nella consapevolezza che quest’ultima, lungi dall’essere quel nostalgico spazio di russoviana purezza, rappresenti il luogo di gestazione della civiltà italiana. I quadranti ricostruiti da Alvaro nel suo itinerario lungo la penisola saranno l’occasione per discutere sul vissuto e sulle relazioni interpersonali di un autore troppo frettolosamente inserito nella “griglia” degli scrittori meridionalisti. L’intervento si propone di ponderare il rapporto tra le isotopie spaziali alvariane con una sua aspirazione cosmopolita che traspare negli scritti presi in considerazione, così come nelle Lettere parigine degli anni Venti, cercando di evidenziare la postura multifocale dello sguardo che la mappa dei luoghi richiama attraverso relazioni endogene, esogene e allogene . In ultima istanza, si noterà quanto letteratura e narrazione coincidano nel tentativo di convertire la mappa dei luoghi in metafora dell’esperienza umana e nell’auspicato recupero di un tempo mitico dell’esistere.

Preservare un «colore di mitologia»: lo sguardo e la mappa attraverso l’Itinerario italiano di Corrado Alvaro, tra cosmopolitismo e idillio provinciale / Spano', Vincenzo. - (2021). (Intervento presentato al convegno “La Sintassi del mondo”, la mappa e il testo tenutosi a Università degli studi di Firenze).

Preservare un «colore di mitologia»: lo sguardo e la mappa attraverso l’Itinerario italiano di Corrado Alvaro, tra cosmopolitismo e idillio provinciale

VINCENZO SPANO'
2021

Abstract

Il contributo ha l’obiettivo di riflettere sull’idea di mappa partendo da un’opera peculiare di Corrado Alvaro, Itinerario italiano (1933), che si configura come una raccolta eterogenea di saggi molto variegati, scritti ed elzeviri su città e paesaggi d’Italia. Ci si avvarrà, principalmente, di un modello di analisi geocritico che si rivela, per sua natura, comparativo e stratigrafico nel tentativo di «compiere un’archeologia dello spazio, di sondare e descrivere le sue emersioni e variazioni nei diversi strati formati dal tempo storico» . Questa impostazione ci permetterà, in un primo momento, di discutere sull’importanza attribuita da Alvaro alle coordinate spaziali intese come depositarie di un processo di recupero e consolidamento di un’identità ferita dal trauma scaturito dalla Grande Guerra. In secondo luogo, gli scritti di Alvaro consentiranno di ragionare sulla dicotomia tra centro e periferia, che nello scrittore calabrese appare essenzialmente come una netta scissione tra città e provincia nella consapevolezza che quest’ultima, lungi dall’essere quel nostalgico spazio di russoviana purezza, rappresenti il luogo di gestazione della civiltà italiana. I quadranti ricostruiti da Alvaro nel suo itinerario lungo la penisola saranno l’occasione per discutere sul vissuto e sulle relazioni interpersonali di un autore troppo frettolosamente inserito nella “griglia” degli scrittori meridionalisti. L’intervento si propone di ponderare il rapporto tra le isotopie spaziali alvariane con una sua aspirazione cosmopolita che traspare negli scritti presi in considerazione, così come nelle Lettere parigine degli anni Venti, cercando di evidenziare la postura multifocale dello sguardo che la mappa dei luoghi richiama attraverso relazioni endogene, esogene e allogene . In ultima istanza, si noterà quanto letteratura e narrazione coincidano nel tentativo di convertire la mappa dei luoghi in metafora dell’esperienza umana e nell’auspicato recupero di un tempo mitico dell’esistere.
2021
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