Mappe urbane. Fra mitologia, simbolo e geometria. Il disegno della città ideale di Venturino Ventura

In front of that mouth which is called, as you say, Pillars of Heracles, there was an island. This island was larger than Libya and Asia put together, and those who travelled from it were offered a passage to the other islands, and from the islands to the whole continent on the opposite side, around what is really the sea. [...] But in later times, when there were terrible earthquakes and floods, in the course of a day and a night, the whole complex of your warriors suddenly sank under the earth, and the Island of Atlantis, likewise submerged by the sea, disappeared. (Plato, Timeo) The aim of this article is to explore the design of the ideal city in the architectural and urban planning conception of Venturino Ventura, a twentieth-century Roman architect, according to a number of influences that range from mythology to Renaissance culture to the conception of a city as a ring of peripheral expansion of the existing historical fabric, in response to the problems of urban expansion that have involved architects in new challenges since the Second World War. The city, that of Rome, becomes a laboratory for experimentation that can give a breath of fresh air where the urban grids are denser, or give a well defined urban indication where the grids are fragmented. The city that expanded during the 50s and 70s presented not only the aspects of a major building speculation, but thanks to protagonists such as Venturino Ventura, the expansion became the opportunity that the capital has to connect with its natural environment, parks, the Roman countryside, the river and the suburbs that were forming in an uneven and disordered way. This is how the crisis of the cities manifests itself in two forms, the first, the condemnation of the builtup cities destined to suffocate amidst vehicles, queues, frenzy and chaos, the suburbs, the other the portion of the city that arises spontaneously, without urban rules and that attacks nature and the surrounding environment. A new way of experiencing space, a new way of rethinking the development of society based on respect for privacy, on the relationship between interior and exterior space paint the face of a bourgeoisie that is riding the new building force of a totally Roman season which Ventura will ride in terms of the number of commissions, finding in the compromise between professional and client the stimulus to generate creative solutions and personal compositional matrices. The study also aims to investigate the semantic meanings that belong to the geometric figures of reference, especially the circle and its intrinsic meaning. In fact, the figure of the circle is often linked to the abstract representation of the cosmos, a celestial map expressed in a sign, the symbol of a union between ‘heaven and earth’ that expresses the idea of perfection. The ideal city is therefore graphicised with concentric maps, respectively centrifugal or centripetal, as a coordinating ‘uroboros’ of space. These geometric archetypes are often used by architects throughout history and are taken up as cultural input by Ventura to draw new distributive geometries and new urban maps on the paper and ideally in space.

Davanti a quella foce che viene chiamata, come dite, Colonne d’Eracle, c’era un’isola. Tale isola, poi, era più grande della Libia e dell’Asia messe in- sieme, e a coloro che procedevano da essa si offriva un passaggio alle altre isole, e dalle isole a tutto il continente che stava dalla parte opposta, intorno a quello che è veramente mare. [...] In tempi succes- sivi, però essendosi verificati terribili terremoti e diluvi, nel corso di un giorno e di una notte, tutto il complesso dei vostri guerrieri di colpo sprofondò sottoterra, e l’Isola di Atlantide, allo stesso modo sommersa dal mare, scomparve. (Platone, Timeo) Il presente articolo vuole esplorare il disegno della città ideale nella concezione architettonico urbani- stica di Venturino Ventura, architetto romano del novecento, secondo alcune influenze che partono dalla mitologia alla cultura rinascimentale fino alla concezione di una città come anello di espansione periferico del tessuto storico esistente, in risposta ai problemi di ampliamento urbano che dal secon- do dopoguerra ad oggi coinvolgono gli architetti in nuove sfide risolutive. La città, quella di Roma, diviene un laboratorio di sperimentazioni che possano dare respiro, dove le maglie urbane sono più dense, oppure, che diano un’indicazione urbana ben delineata, dove le ma- glie sono frammentate. La città che si espande du- rante gli anni ’50-’70 presenta non solo gli aspetti di una speculazione edilizia importante, ma grazie a protagonisti come Venturino Ventura, l’espan- sione diviene l’opportunità che la capitale ha per connettersi con il suo ambiente naturale, parchi, agro romano, fiume e la periferia che si sta forman- do in un modo disomogeneo e disordinato. È così che la crisi delle città si palesano in due forme, la prima, la condanna delle città edificate destinate asoffocare tra veicoli, code, frenesia e caos, la peri- feria, l’altra la porzione di città che nasce in modo spontaneo, senza regole urbane e che aggredisce la natura e l’ambiente circostante. Un nuovo modo di vivere lo spazio, un nuovo modo di ripensare lo sviluppo della società basata sul rispetto della privacy, sul rapporto tra spazio interno e spazio esterno dipingono il volto di una borghesia che sta cavalcando la nuova forza edilizia di una stagione totalmente romana che il Ventura cavalcherà per numero di committenze trovando nel compromesso tra professionista e committente lo stimolo per generare creative soluzioni e matrici compositive personali. Lo studio vuole inoltre approfondire i significati semantici che appartengono alle figure geometri- che di riferimento, in particolar modo al cerchio e al suo significato intrinseco. Difatti la figura del cerchio è spesso legata alla rappresentazione astratta del cosmo, una mappa celeste espressa in un segno, simbolo di un’unione fra ‘cielo e terra’ che esprime l’idea della perfezione. La città idea- le viene dunque graficizzata con mappe concen- triche, rispettivamente centrifughe o centripete, come ‘uroboro’ coordinatore dello spazio. Questi archetipi geometrici vengono spesso utilizzate negli architetti nel corso della storia e sono riprese come input culturale da Ventura per tracciare sul foglio e idealmente nello spazio nuove geometrie distributive e nuove mappe urbane.