La paura del contagio e le conseguenti tensioni prodotte dal Virus attorno alla questione della prossimità hanno senz’altro favorito discussioni, in buona parte vezzose, su bucolici “borghi da sogno” o efficienti “quartieri a prova di Covid”, ricordandoci contestualmente, però, che c’è anche bisogno di tornare a progettare con la natura e per gli abitanti. In questo quadro, abbiamo per lo più provato a ribadire la necessità di meglio regolare, nello spazio, le concentrazioni e i sovraffollamenti, lo sfruttamento delle persone nei luoghi, possibilmente ripensando le localizzazioni di attività (in primis commerciali e turistiche) che in questi anni hanno prevalso specie a discapito di servizi essenziali, indispensabili per una buona qualità del vivere e dell’abitare urbano (De Leo 2020). Parliamo di servizi essenziali evocando esplicitamente le recenti riflessioni elaborate dal Collettivo sull’economia fondamentale (Einaudi, 2019) e, quindi, riferendoci a quelle indispensabili infrastrutture pubbliche collocate per lo più senza alcuna corrispondenza con la rilevazione dei bisogni perché – nel frattempo – era declinato il valore redistributivo oltre che l’appeal egualitario degli standard, in favore del più ambiguo customer care; ma, anche, della pubblica utilità, bistrattata dalla rassicurante quanto per lo più velleitaria promessa di efficienza dei privati. Oggi, sull’onda delle più ampie sfide poste dai temi della salute pubblica, della ricerca di forme salubri di convivenza tra le specie e, soprattutto, della definizione delle giuste misure della prossimità, sembrerebbe esserci lo spazio per tornare a interrogarsi sulle necessità di più appropriate forme di dimensionamento dei servizi pubblici, capaci di recuperare obiettivi di accessibilità e qualità (e non solo di efficienza della spesa), entro un progetto di città più sana e, di fatto, più giusta. Il fine ultimo di ogni nostra sperimentazione e riflessione non può che essere quello di provare a indirizzare, con competenza, l'azione pubblica che influenza i progetti di trasformazione degli spazi aperti e di quelli costruiti, cercando di mettere in evidenza azioni nel governo pubblico – in particolare per la città di Roma – che possano rappresentare un cambio di passo all’imporsi di un diverso scenario nazionale e internazionale.
Prossimità dei servizi fondamentali per una Roma più sana e giusta / DE LEO, Daniela. - (2021), pp. 219-224.
Prossimità dei servizi fondamentali per una Roma più sana e giusta
De Leo Daniela
Primo
Writing – Original Draft Preparation
2021
Abstract
La paura del contagio e le conseguenti tensioni prodotte dal Virus attorno alla questione della prossimità hanno senz’altro favorito discussioni, in buona parte vezzose, su bucolici “borghi da sogno” o efficienti “quartieri a prova di Covid”, ricordandoci contestualmente, però, che c’è anche bisogno di tornare a progettare con la natura e per gli abitanti. In questo quadro, abbiamo per lo più provato a ribadire la necessità di meglio regolare, nello spazio, le concentrazioni e i sovraffollamenti, lo sfruttamento delle persone nei luoghi, possibilmente ripensando le localizzazioni di attività (in primis commerciali e turistiche) che in questi anni hanno prevalso specie a discapito di servizi essenziali, indispensabili per una buona qualità del vivere e dell’abitare urbano (De Leo 2020). Parliamo di servizi essenziali evocando esplicitamente le recenti riflessioni elaborate dal Collettivo sull’economia fondamentale (Einaudi, 2019) e, quindi, riferendoci a quelle indispensabili infrastrutture pubbliche collocate per lo più senza alcuna corrispondenza con la rilevazione dei bisogni perché – nel frattempo – era declinato il valore redistributivo oltre che l’appeal egualitario degli standard, in favore del più ambiguo customer care; ma, anche, della pubblica utilità, bistrattata dalla rassicurante quanto per lo più velleitaria promessa di efficienza dei privati. Oggi, sull’onda delle più ampie sfide poste dai temi della salute pubblica, della ricerca di forme salubri di convivenza tra le specie e, soprattutto, della definizione delle giuste misure della prossimità, sembrerebbe esserci lo spazio per tornare a interrogarsi sulle necessità di più appropriate forme di dimensionamento dei servizi pubblici, capaci di recuperare obiettivi di accessibilità e qualità (e non solo di efficienza della spesa), entro un progetto di città più sana e, di fatto, più giusta. Il fine ultimo di ogni nostra sperimentazione e riflessione non può che essere quello di provare a indirizzare, con competenza, l'azione pubblica che influenza i progetti di trasformazione degli spazi aperti e di quelli costruiti, cercando di mettere in evidenza azioni nel governo pubblico – in particolare per la città di Roma – che possano rappresentare un cambio di passo all’imporsi di un diverso scenario nazionale e internazionale.File | Dimensione | Formato | |
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