A partire dallo studio dei documenti inediti conservati nel Fondo Revisione Teatrale dell’ACS, l’intervento si propone di esaminare la censura del Raffaele di Brancati (1948), commedia che si profila come un’amara parodia del fascismo, a partire dalla sua retorica, e come una forma di autocritica da parte di chi aveva sostenuto il regime. Le carte consentono di far luce sui diversi provvedimenti, già parzialmente tratteggiati dall’autore in Ritorno alla censura, adottati nei confronti della pièce tra il ’50 e il ’62 (per il teatro o la radio): stretta tra il timore di turbamenti nell’ordine pubblico da un lato e di speculazioni politiche dovute ad eccessiva rigidità dall’altro, la censura democristiana rimase ferma nell’intervenire con tagli a tutela del sentimento religioso e della rispettabilità del clero, accusato di connivenza con il fascismo. Fu con estrema diffidenza che la censura dell’Italia liberata si rapportò a una commedia che, presentandosi come feroce ritratto del recente passato, rischiava di trasformarsi nella condanna di un costume politico non del tutto superato e in una più vasta critica nei confronti dell’ipocrisia del potere e della sua tragica comicità.
Raffaele di Vitaliano Brancati tra rappresentazione del fascismo e censura democristiana / Erbosi, Flavia. - (2021). ( Contronarrazioni. Il racconto del potere nella modernità letteraria Rome; Italy ).
Raffaele di Vitaliano Brancati tra rappresentazione del fascismo e censura democristiana
Flavia Erbosi
2021
Abstract
A partire dallo studio dei documenti inediti conservati nel Fondo Revisione Teatrale dell’ACS, l’intervento si propone di esaminare la censura del Raffaele di Brancati (1948), commedia che si profila come un’amara parodia del fascismo, a partire dalla sua retorica, e come una forma di autocritica da parte di chi aveva sostenuto il regime. Le carte consentono di far luce sui diversi provvedimenti, già parzialmente tratteggiati dall’autore in Ritorno alla censura, adottati nei confronti della pièce tra il ’50 e il ’62 (per il teatro o la radio): stretta tra il timore di turbamenti nell’ordine pubblico da un lato e di speculazioni politiche dovute ad eccessiva rigidità dall’altro, la censura democristiana rimase ferma nell’intervenire con tagli a tutela del sentimento religioso e della rispettabilità del clero, accusato di connivenza con il fascismo. Fu con estrema diffidenza che la censura dell’Italia liberata si rapportò a una commedia che, presentandosi come feroce ritratto del recente passato, rischiava di trasformarsi nella condanna di un costume politico non del tutto superato e in una più vasta critica nei confronti dell’ipocrisia del potere e della sua tragica comicità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


