Lo storico Maurizio Ridolfi afferma che se nella recente ed importante opera sui Presidenti della Repubblica uno specifico contributo riserva una certa attenzione alle visite lungo la penisola, rimane inesplorato l’ampio spettro delle missioni presidenziali fuori d’Italia” e, a nostro avviso anche quello relativo agli incontri con i leader del continente africano. E’ noto che dagli anni Sessanta l’ampliarsi della decolonizzazione dal Mediterraneo all’Africa subsahariana offriva all’Italia opportunità di collaborazione di carattere sia politico sia economico. Ed è proprio durante le presidenze Segni e Saragat che, nella scelta della cornice del neoatlantismo, si rivela la volontà di aprire alle istanze del cosiddetto Terzo Mondo. In questo quadro s’inserisce, il tentativo di contribuire alla distensione internazionale e di cogliere le prospettive interamente nuove aperte all’Europa dal moto di liberazione in Africa. Nonostante la storiografia abbia indagato, seppur parzialmente, sul ruolo della politica verso l’altra riva del Mediterraneo e il continente africano, poco è stato scritto sulla funzione diplomatica del capo dello Stato. In questo quadro, le figure di Antonio Segni e Giuseppe Saragat sembrano incarnare l’aspirazione dell’Italia a svolgere un ruolo di primo piano in questi mondi. Entrambi, già ministri degli Esteri prima dei rispettivi mandati presidenziali, svolsero sull’onda “terzomondista” una sorta di funzione diplomatica verso l’Africa, in continuità con la presidenza Gronchi. L’importanza del processo indipendentista in atto nel continente africano spinse la Presidenza della Repubblica italiana ad una consapevolezza delle trasformazioni che si stavano profilando e ci fu un tentativo di ricostruire la mutevole immagine e l’azione della Repubblica nelle relazioni internazionali politiche, culturali ed economiche, provando a liberarsi di un passato complesso che aveva visto l’Italia colpevole di un colonialismo efferato. La nuova veste dell’Italia repubblicana doveva quindi rivelarsi e, grazie a Mattei e dell’impegno dell’ENI, oltreché¶ di politici illuminati quali La Pira, Fanfani, Nenni ed altri, si manifestava negli anni Sessanta, attraverso le relazioni con un continente in cui emergevano nuove statualità e nuovi attori, una volontà di cooperazione. Ne è testimonianza la vasta documentazione reperibile all’Archivio storico della Presidenza della Repubblica, attraverso la quale si riscontra quanto, soprattutto sotto la presidenza Segni, ci fosse la volontà di avviare una cooperazione con i nuovi Stati africani.
La funzione diplomatica della Presidenza della Repubblica verso l'Africa negli anni sessanta / EL HOUSSI, Leila. - (2022), pp. 71-87.
La funzione diplomatica della Presidenza della Repubblica verso l'Africa negli anni sessanta.
Leila El Houssi
2022
Abstract
Lo storico Maurizio Ridolfi afferma che se nella recente ed importante opera sui Presidenti della Repubblica uno specifico contributo riserva una certa attenzione alle visite lungo la penisola, rimane inesplorato l’ampio spettro delle missioni presidenziali fuori d’Italia” e, a nostro avviso anche quello relativo agli incontri con i leader del continente africano. E’ noto che dagli anni Sessanta l’ampliarsi della decolonizzazione dal Mediterraneo all’Africa subsahariana offriva all’Italia opportunità di collaborazione di carattere sia politico sia economico. Ed è proprio durante le presidenze Segni e Saragat che, nella scelta della cornice del neoatlantismo, si rivela la volontà di aprire alle istanze del cosiddetto Terzo Mondo. In questo quadro s’inserisce, il tentativo di contribuire alla distensione internazionale e di cogliere le prospettive interamente nuove aperte all’Europa dal moto di liberazione in Africa. Nonostante la storiografia abbia indagato, seppur parzialmente, sul ruolo della politica verso l’altra riva del Mediterraneo e il continente africano, poco è stato scritto sulla funzione diplomatica del capo dello Stato. In questo quadro, le figure di Antonio Segni e Giuseppe Saragat sembrano incarnare l’aspirazione dell’Italia a svolgere un ruolo di primo piano in questi mondi. Entrambi, già ministri degli Esteri prima dei rispettivi mandati presidenziali, svolsero sull’onda “terzomondista” una sorta di funzione diplomatica verso l’Africa, in continuità con la presidenza Gronchi. L’importanza del processo indipendentista in atto nel continente africano spinse la Presidenza della Repubblica italiana ad una consapevolezza delle trasformazioni che si stavano profilando e ci fu un tentativo di ricostruire la mutevole immagine e l’azione della Repubblica nelle relazioni internazionali politiche, culturali ed economiche, provando a liberarsi di un passato complesso che aveva visto l’Italia colpevole di un colonialismo efferato. La nuova veste dell’Italia repubblicana doveva quindi rivelarsi e, grazie a Mattei e dell’impegno dell’ENI, oltreché¶ di politici illuminati quali La Pira, Fanfani, Nenni ed altri, si manifestava negli anni Sessanta, attraverso le relazioni con un continente in cui emergevano nuove statualità e nuovi attori, una volontà di cooperazione. Ne è testimonianza la vasta documentazione reperibile all’Archivio storico della Presidenza della Repubblica, attraverso la quale si riscontra quanto, soprattutto sotto la presidenza Segni, ci fosse la volontà di avviare una cooperazione con i nuovi Stati africani.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.