Il merito (o demerito?) di Airbnb è quello di aver drasticamente modificato il concetto di proprietà privata: da abitazione esclusiva, personale e personalizzata a luogo semi-pubblico condiviso con altri nel tempo, privo di "personalità". Sebbene fino a dieci anni fa fosse impensabile aprire il proprio focolare domestico ad uno straniero, oggi, nonostante lo scetticismo di alcuni, non sembra più essere un problema. Al contrario è diventata una prassi abbastanza comune e una fonte di guadagno non indifferente per i proprietari di immobili. Lo studio indaga la mutazione intrinseca della casa che, nel diventare abitazione provvisoria a servizio dell’uomo nomade contemporaneo ha, nei casi più estremi, perso il senso profondo dell’abitazione, luogo dell’anima prima di tutto. La ricerca non si schiera a favore di un modello abitativo esistente. Piuttosto constatata la difficoltà dell’architettura degli interni di stare al passo con questa nuova tendenza, e ne identifica la causa proprio nell’essenza profonda della cultura occidentale: la cultura del “o-o”. Come può la casa essere al tempo stesso residenza stanziale per coloro che abitano la città quotidianamente e abitazione provvisoria per coloro i quali la visitano temporaneamente? L’impianto metodologico della ricerca ha come presupposto la consapevolezza dei valori primitivi e atemporali dell’abitazione. Si procede poi con un’operazione sperimentale di tipo progettuale, alla ricerca di una soluzione architettonica flessibile e adattabile a una duplice esigenza, in linea con una cultura, presa in prestito all’oriente, del “e-e”.
Gli interni domestici nell’era di Airbnb: Per un dialogo tra l’abitare residenziale e l’abitare turistico / Carpano, Assia. - (2021), pp. 77-79.
Gli interni domestici nell’era di Airbnb: Per un dialogo tra l’abitare residenziale e l’abitare turistico
Assia Carpano
Primo
2021
Abstract
Il merito (o demerito?) di Airbnb è quello di aver drasticamente modificato il concetto di proprietà privata: da abitazione esclusiva, personale e personalizzata a luogo semi-pubblico condiviso con altri nel tempo, privo di "personalità". Sebbene fino a dieci anni fa fosse impensabile aprire il proprio focolare domestico ad uno straniero, oggi, nonostante lo scetticismo di alcuni, non sembra più essere un problema. Al contrario è diventata una prassi abbastanza comune e una fonte di guadagno non indifferente per i proprietari di immobili. Lo studio indaga la mutazione intrinseca della casa che, nel diventare abitazione provvisoria a servizio dell’uomo nomade contemporaneo ha, nei casi più estremi, perso il senso profondo dell’abitazione, luogo dell’anima prima di tutto. La ricerca non si schiera a favore di un modello abitativo esistente. Piuttosto constatata la difficoltà dell’architettura degli interni di stare al passo con questa nuova tendenza, e ne identifica la causa proprio nell’essenza profonda della cultura occidentale: la cultura del “o-o”. Come può la casa essere al tempo stesso residenza stanziale per coloro che abitano la città quotidianamente e abitazione provvisoria per coloro i quali la visitano temporaneamente? L’impianto metodologico della ricerca ha come presupposto la consapevolezza dei valori primitivi e atemporali dell’abitazione. Si procede poi con un’operazione sperimentale di tipo progettuale, alla ricerca di una soluzione architettonica flessibile e adattabile a una duplice esigenza, in linea con una cultura, presa in prestito all’oriente, del “e-e”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.