Tra i testi che attraverso Bompiani entrano a far parte del repertorio italiano, compare all’inizio degli anni trenta il “romanzo berlinese” 'Fabian, die Geschichte eines Moralisten' ['Fabian, storia di un moralista'] di Erich Kästner. Pubblicato in Germania nel 1931 e nel 1933 tradotto in italiano da Carlo Coardi, il romanzo racconta le vicende di un pubblicitario trentaduenne che in una Berlino investita dalla crisi, talmente desolata che persino nei bordelli «sembra di stare in convento», prende progressivamente atto di come la modernizzazione renda opportunistici i rapporti tra gli uomini e inutili le sue aspirazioni intellettuali. 'Fabian' esce negli anni di massima espansione delle traduzioni dal tedesco e può contare su un pubblico assicurato: ma non per questo l’operazione editoriale è priva di rischi. Nel maggio dello stesso 1933 il romanzo è infatti tra i libri messi al rogo dai nazisti, mentre in Italia i primi sequestri governativi cominciano a colpire opere di altri autori tedeschi come Remarque, Adrienne Thomas e Joe Lederer. A “proteggere” la pubblicazione da censure indesiderate interviene così l’Accademico d’Italia Massimo Bontempelli, che in una prefazione dal titolo 'Romanzo Apocalittico' presenta l’opera come un documento della degenerazione della Germania contemporanea. L’analisi di alcuni passi in traduzione permetterà di mostrare come l’intervento di Bontempelli metta il romanzo al riparo da tagli clamorosi e arbitrari (all’epoca frequenti anche nelle traduzioni più “professionali”, come quella di 'Berlin-Alexanderplatz' realizzata da Alberto Spaini per Modernissima); e come le varie scelte di traduzione giochino un ruolo decisivo nel costruire quell’idea di “romanzo moderno” a cui i lettori e gli scrittori italiani guardano in questi anni con particolare interesse.
Modernità per moralisti. 'Fabian' di Erich Kästner nell’Italia degli anni Trenta / Biagi, Daria. - (2019), pp. 245-259.
Modernità per moralisti. 'Fabian' di Erich Kästner nell’Italia degli anni Trenta
Daria Biagi
2019
Abstract
Tra i testi che attraverso Bompiani entrano a far parte del repertorio italiano, compare all’inizio degli anni trenta il “romanzo berlinese” 'Fabian, die Geschichte eines Moralisten' ['Fabian, storia di un moralista'] di Erich Kästner. Pubblicato in Germania nel 1931 e nel 1933 tradotto in italiano da Carlo Coardi, il romanzo racconta le vicende di un pubblicitario trentaduenne che in una Berlino investita dalla crisi, talmente desolata che persino nei bordelli «sembra di stare in convento», prende progressivamente atto di come la modernizzazione renda opportunistici i rapporti tra gli uomini e inutili le sue aspirazioni intellettuali. 'Fabian' esce negli anni di massima espansione delle traduzioni dal tedesco e può contare su un pubblico assicurato: ma non per questo l’operazione editoriale è priva di rischi. Nel maggio dello stesso 1933 il romanzo è infatti tra i libri messi al rogo dai nazisti, mentre in Italia i primi sequestri governativi cominciano a colpire opere di altri autori tedeschi come Remarque, Adrienne Thomas e Joe Lederer. A “proteggere” la pubblicazione da censure indesiderate interviene così l’Accademico d’Italia Massimo Bontempelli, che in una prefazione dal titolo 'Romanzo Apocalittico' presenta l’opera come un documento della degenerazione della Germania contemporanea. L’analisi di alcuni passi in traduzione permetterà di mostrare come l’intervento di Bontempelli metta il romanzo al riparo da tagli clamorosi e arbitrari (all’epoca frequenti anche nelle traduzioni più “professionali”, come quella di 'Berlin-Alexanderplatz' realizzata da Alberto Spaini per Modernissima); e come le varie scelte di traduzione giochino un ruolo decisivo nel costruire quell’idea di “romanzo moderno” a cui i lettori e gli scrittori italiani guardano in questi anni con particolare interesse.File | Dimensione | Formato | |
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