Il saggio ricostruisce il filo ininterrotto di memoria e devozione che dal XV secolo accompagna la figura di Giovanni da Fiesole, domenicano e artista, fino all’avvio della procedura canonica in suo onore e alla recente ufficializzazione (ottobre 1982) di un culto liturgico con il titolo di beato per Beato Angelico “perfetto artista cristiano dall’eccelsa virtù creatrice”. Sulla base di documentazione originale, il percorso si avvia dal luogo di sepoltura dell’Angelico in Santa Maria sopra Minerva a Roma, individuandolo come luogo-testimone, già a ridosso della morte, delle virtù spirituali ed pittoriche del frate domenicano e - dopo oltre quattro secoli, nella crescente attenzione critica internazionale per l’artista - come spazio decisivo per la conferma di un culto in suo onore nonché luogo di aggregazione, costruzione di identità e rappresentazione visibile di associazioni di artisti cattolici sensibili ad un rilancio dell’arte sacra. Sempre nella lunga durata tra XV e XX secolo, il saggio recupera e indaga le testimonianze storiche sulle virtù cristiane e sulle “verità della fede nella vita e nelle opere” che valgono a Giovanni da Fiesole appellativi forti come “beato”, “servo di Dio”, “venerabile” e cambiano il suo nome in “Angelico” (che diventa di uso comune sulla scia di Vasari). Nella loro particolare accezione storico-lessicale (di cui qui si ricostruisce la complessità e la trasformazione lungo tutta l’età moderna fino alla sistemazione giuridica delle procedure di beatificazione e canonizzazione nell’età di Benedetto XIV), tali epiteti hanno svolto un ruolo importante nella conferma del culto; emergono sistematicamente dalle fonti alla metà del Quattrocento e si ripropongono nella letteratura e nella memoria (da Girolamo Borselli e Timoteo Bottonio a Domenico de Corella, Leandro Alberti, Ludovico da Pralormo, Leonardo Tolosani, Serafino Razzi, etc.), rivelando tratti della spiritualità e della sensibilità culturale di fra Giovanni attenti all’umanesimo fiorentino, alla teologia platonica (Ficino, Bruni, Traversari, Bessarione e gli ambienti bizantini presenti a Firenze ai tempi del Concilio del 1439) e agli indirizzi riformatori di Raimondo da Capua, Chiara Gambacorta, Lorenzo da Ripafratta e Antonino da Firenze, e soprattutto Giovanni Dominici.
Frate Angelico. Il lungo percorso di un culto (XV-XX secolo) / Nanni, Stefania. - STAMPA. - (2009), pp. 217-234.
Frate Angelico. Il lungo percorso di un culto (XV-XX secolo)
NANNI, Stefania
2009
Abstract
Il saggio ricostruisce il filo ininterrotto di memoria e devozione che dal XV secolo accompagna la figura di Giovanni da Fiesole, domenicano e artista, fino all’avvio della procedura canonica in suo onore e alla recente ufficializzazione (ottobre 1982) di un culto liturgico con il titolo di beato per Beato Angelico “perfetto artista cristiano dall’eccelsa virtù creatrice”. Sulla base di documentazione originale, il percorso si avvia dal luogo di sepoltura dell’Angelico in Santa Maria sopra Minerva a Roma, individuandolo come luogo-testimone, già a ridosso della morte, delle virtù spirituali ed pittoriche del frate domenicano e - dopo oltre quattro secoli, nella crescente attenzione critica internazionale per l’artista - come spazio decisivo per la conferma di un culto in suo onore nonché luogo di aggregazione, costruzione di identità e rappresentazione visibile di associazioni di artisti cattolici sensibili ad un rilancio dell’arte sacra. Sempre nella lunga durata tra XV e XX secolo, il saggio recupera e indaga le testimonianze storiche sulle virtù cristiane e sulle “verità della fede nella vita e nelle opere” che valgono a Giovanni da Fiesole appellativi forti come “beato”, “servo di Dio”, “venerabile” e cambiano il suo nome in “Angelico” (che diventa di uso comune sulla scia di Vasari). Nella loro particolare accezione storico-lessicale (di cui qui si ricostruisce la complessità e la trasformazione lungo tutta l’età moderna fino alla sistemazione giuridica delle procedure di beatificazione e canonizzazione nell’età di Benedetto XIV), tali epiteti hanno svolto un ruolo importante nella conferma del culto; emergono sistematicamente dalle fonti alla metà del Quattrocento e si ripropongono nella letteratura e nella memoria (da Girolamo Borselli e Timoteo Bottonio a Domenico de Corella, Leandro Alberti, Ludovico da Pralormo, Leonardo Tolosani, Serafino Razzi, etc.), rivelando tratti della spiritualità e della sensibilità culturale di fra Giovanni attenti all’umanesimo fiorentino, alla teologia platonica (Ficino, Bruni, Traversari, Bessarione e gli ambienti bizantini presenti a Firenze ai tempi del Concilio del 1439) e agli indirizzi riformatori di Raimondo da Capua, Chiara Gambacorta, Lorenzo da Ripafratta e Antonino da Firenze, e soprattutto Giovanni Dominici.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.