A partire dal ’92 si assiste, per impulso delle Nazioni Unite, alla diffusione nelle diverse agende politiche globali di un’idea di sviluppo basata sulla sostenibilità. In seguito alla sottoscrizione dell'Agenda 2030 è possibile osservare come l’uso del concetto di sostenibilità divenga ricorrente, tanto nei discorsi pubblici quanto in quelli politici. Rispetto alla produzione teorica agli anni ’60 (Carson, 1962) la sostenibilità oggi non viene esclusivamente posta in relazione alla tutela dell’ambiente, ma assume carattere multidimensionale e viene accostata al concetto di “sviluppo” (Jabareen, 2008). Di fatti, a partire dal Rapporto Brundtland del 1987 viene enfatizzata l’importanza del mantenimento dell’equilibrio fra dimensione ambientale, economica e sociale per la realizzazione dello sviluppo sostenibile, definito come «to ensure that it meets the needs of present without compromising the ability of future generations to meet their own needs» (WCED, 1987; p.2). In tale definizione si osserva un cambiamento nel modo di guardare alla sostenibilità: se prima del Rapporto Brundtland veniva associata unicamente alla tutela del pianeta, oggi viene presentata come funzionale ai “bisogni dell’uomo” (Reboratti, 1999; Jabareen, 2008). I discorsi sulla mobilità sostenibile, sul turismo eco-compatibile, sulla finanza sostenibile, ma soprattutto la rilevanza posta sulla transizione verde nei piani europei di rilancio post-pandemico, sono solo alcune delle evidenze attraverso cui è possibile dimostrare la capacità pervasiva del paradigma dello sviluppo sostenibile. La sua presenza costante nei discorsi pubblici e politici contemporanei può far guardare ad esso come un concetto egemonico, capace di penetrare all’interno di diversi ambiti d’azione e settori di policy, tanto da poter essere inquadrato come possibile référentiel (Jobert & Muller 1987) dell’azione pubblica contemporanea. Il presente contribuito intende ricostruire - attraverso l’analisi interpretativa di alcuni documenti prodotti dai principali promotori del nuovo modello di sviluppo - quali valori, norme, algoritmi e simboli compongono il référentiel dell’azione pubblica contemporanea collegata allo sviluppo sostenibile. L’analisi proposta ha l’obiettivo di porre le basi per una concettualizzazione critica dell’azione pubblica collegata allo sviluppo sostenibile, considerandola funzionale al processo di “neoliberalizzazione” dell’azione pubblica (Peck & Theodore, 2012), attraverso cui si realizza l’istituzionalizzazione di orientamenti, credenze e azione ispirate alle logiche di neoliberiste (Moini, 2012). Se da un lato il modello di sviluppo sostenibile viene presentato nei documenti come un modello verso il quale tendere per la risoluzione di problemi universalmente condivisi, dall’altro è possibile osservare come al suo interno possano anche essere veicolati valori e norme in linea con le logiche di mercato e in grado di innescare meccanismi settoriali di messa a valore della sostenibilità.

Lo sviluppo sostenibile come référentiel dell’azione pubblica contemporanea / Nupieri, Tiziana. - (2021). (Intervento presentato al convegno Convegno AIS -Associazione Italiana Sociologia: Sezione di Sociologia Politica. Politica e società nell’era post-Covid 19. Il ruolo pubblico della Sociologia politica tenutosi a Pisa, Italia).

Lo sviluppo sostenibile come référentiel dell’azione pubblica contemporanea

Tiziana Nupieri
2021

Abstract

A partire dal ’92 si assiste, per impulso delle Nazioni Unite, alla diffusione nelle diverse agende politiche globali di un’idea di sviluppo basata sulla sostenibilità. In seguito alla sottoscrizione dell'Agenda 2030 è possibile osservare come l’uso del concetto di sostenibilità divenga ricorrente, tanto nei discorsi pubblici quanto in quelli politici. Rispetto alla produzione teorica agli anni ’60 (Carson, 1962) la sostenibilità oggi non viene esclusivamente posta in relazione alla tutela dell’ambiente, ma assume carattere multidimensionale e viene accostata al concetto di “sviluppo” (Jabareen, 2008). Di fatti, a partire dal Rapporto Brundtland del 1987 viene enfatizzata l’importanza del mantenimento dell’equilibrio fra dimensione ambientale, economica e sociale per la realizzazione dello sviluppo sostenibile, definito come «to ensure that it meets the needs of present without compromising the ability of future generations to meet their own needs» (WCED, 1987; p.2). In tale definizione si osserva un cambiamento nel modo di guardare alla sostenibilità: se prima del Rapporto Brundtland veniva associata unicamente alla tutela del pianeta, oggi viene presentata come funzionale ai “bisogni dell’uomo” (Reboratti, 1999; Jabareen, 2008). I discorsi sulla mobilità sostenibile, sul turismo eco-compatibile, sulla finanza sostenibile, ma soprattutto la rilevanza posta sulla transizione verde nei piani europei di rilancio post-pandemico, sono solo alcune delle evidenze attraverso cui è possibile dimostrare la capacità pervasiva del paradigma dello sviluppo sostenibile. La sua presenza costante nei discorsi pubblici e politici contemporanei può far guardare ad esso come un concetto egemonico, capace di penetrare all’interno di diversi ambiti d’azione e settori di policy, tanto da poter essere inquadrato come possibile référentiel (Jobert & Muller 1987) dell’azione pubblica contemporanea. Il presente contribuito intende ricostruire - attraverso l’analisi interpretativa di alcuni documenti prodotti dai principali promotori del nuovo modello di sviluppo - quali valori, norme, algoritmi e simboli compongono il référentiel dell’azione pubblica contemporanea collegata allo sviluppo sostenibile. L’analisi proposta ha l’obiettivo di porre le basi per una concettualizzazione critica dell’azione pubblica collegata allo sviluppo sostenibile, considerandola funzionale al processo di “neoliberalizzazione” dell’azione pubblica (Peck & Theodore, 2012), attraverso cui si realizza l’istituzionalizzazione di orientamenti, credenze e azione ispirate alle logiche di neoliberiste (Moini, 2012). Se da un lato il modello di sviluppo sostenibile viene presentato nei documenti come un modello verso il quale tendere per la risoluzione di problemi universalmente condivisi, dall’altro è possibile osservare come al suo interno possano anche essere veicolati valori e norme in linea con le logiche di mercato e in grado di innescare meccanismi settoriali di messa a valore della sostenibilità.
2021
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11573/1602910
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