In alcune zone degli Stati Uniti persiste tuttora una tradizione di origine ottocentesca: quella di una presunta eredità "vichinga", che dall'epoca dei viaggi dei norreni in Nord America si sarebbe trasmessa fino agli americani di oggi. Alla base di questa tradizione vi sono i racconti medievali sui viaggi di Leifr Eiríksson e di altri norreni nel Vínland (la "Terra del vino"), forse uno dei capitoli più affascinanti della storia delle esplorazioni, la cui storicità è stata però a lungo oggetto di dibattito e discussione tra gli studiosi. Inizialmente considerata con scetticismo, tra Otto e Novecento essa ha ricevuto nuova linfa dalla cosiddetta "archeologia popolare", condotta cioè da amatori non professionisti, prima di venire definitivamente confermata negli anni Sessanta del XX secolo dagli scavi condotti a L'Anse aux Meadows, sull'isola di Terranova (Canada): qui, infatti, furono portati alla luce i resti di un insediamento scandinavo datato attorno all'anno 1000, l'unico insediamento europeo nelle Americhe precedente all'arrivo di Cristoforo Colombo. Se l'autenticità del sito di L'Anse aux Meadows è fuor di dubbio, nell'arco di circa due secoli sono state invece numerose le segnalazioni di presunti reperti e resti "vichinghi" negli Stati Uniti orientali (Rhode Island e Massachusetts) e nel Midwest (Wisconsin e soprattutto Minnesota) rivelatisi poi falsi o contraffazioni moderne. L'esempio certamente più eclatante è rappresentato dalla pietra runica di Kensington, rinvenuta nel 1898 da un immigrato svedese, attorno alla quale un altro scandinavo-americano, Hjalmar Holand, creò una vera e propria narrazione storica avente come protagonisti degli scandinavi crudelmente massacrati dai nativi americani. Nello Stato del Minnesota, in particolare, la storia dei "norvegesi di Kensington", alimentata da fattori ideologici e dal grande fascino insito nel "mito vichingo", è diventata una sorta di religione civica finalizzata alla legittimazione della conquista bianca della frontiera, nonché un business regionale incentrato su una vera e propria eredità o identità "vichinga" (si pensi per esempio alla squadra di football dei Minnesota Vikings di Minneapolis). Attraverso un attento esame di diversi, presunti reperti "vichinghi" e di altri oggetti ugualmente collegati alla storia delle esplorazioni norrene in America, come il penny del Maine e la controversa mappa di Vínland, l'articolo ripercorre la storia di questa tradizione, per risalire alle ragioni politiche, ideologiche e sociali che hanno portato a forgiare una simile visione del passato americano, ancora oggi molto radicata e popolare.
Una herencia mitica: el caso de los Vikingos en Norte América / D'Angelo, F.. - (2021), pp. 171-197.
Una herencia mitica: el caso de los Vikingos en Norte América
D'Angelo, F.
Primo
2021
Abstract
In alcune zone degli Stati Uniti persiste tuttora una tradizione di origine ottocentesca: quella di una presunta eredità "vichinga", che dall'epoca dei viaggi dei norreni in Nord America si sarebbe trasmessa fino agli americani di oggi. Alla base di questa tradizione vi sono i racconti medievali sui viaggi di Leifr Eiríksson e di altri norreni nel Vínland (la "Terra del vino"), forse uno dei capitoli più affascinanti della storia delle esplorazioni, la cui storicità è stata però a lungo oggetto di dibattito e discussione tra gli studiosi. Inizialmente considerata con scetticismo, tra Otto e Novecento essa ha ricevuto nuova linfa dalla cosiddetta "archeologia popolare", condotta cioè da amatori non professionisti, prima di venire definitivamente confermata negli anni Sessanta del XX secolo dagli scavi condotti a L'Anse aux Meadows, sull'isola di Terranova (Canada): qui, infatti, furono portati alla luce i resti di un insediamento scandinavo datato attorno all'anno 1000, l'unico insediamento europeo nelle Americhe precedente all'arrivo di Cristoforo Colombo. Se l'autenticità del sito di L'Anse aux Meadows è fuor di dubbio, nell'arco di circa due secoli sono state invece numerose le segnalazioni di presunti reperti e resti "vichinghi" negli Stati Uniti orientali (Rhode Island e Massachusetts) e nel Midwest (Wisconsin e soprattutto Minnesota) rivelatisi poi falsi o contraffazioni moderne. L'esempio certamente più eclatante è rappresentato dalla pietra runica di Kensington, rinvenuta nel 1898 da un immigrato svedese, attorno alla quale un altro scandinavo-americano, Hjalmar Holand, creò una vera e propria narrazione storica avente come protagonisti degli scandinavi crudelmente massacrati dai nativi americani. Nello Stato del Minnesota, in particolare, la storia dei "norvegesi di Kensington", alimentata da fattori ideologici e dal grande fascino insito nel "mito vichingo", è diventata una sorta di religione civica finalizzata alla legittimazione della conquista bianca della frontiera, nonché un business regionale incentrato su una vera e propria eredità o identità "vichinga" (si pensi per esempio alla squadra di football dei Minnesota Vikings di Minneapolis). Attraverso un attento esame di diversi, presunti reperti "vichinghi" e di altri oggetti ugualmente collegati alla storia delle esplorazioni norrene in America, come il penny del Maine e la controversa mappa di Vínland, l'articolo ripercorre la storia di questa tradizione, per risalire alle ragioni politiche, ideologiche e sociali che hanno portato a forgiare una simile visione del passato americano, ancora oggi molto radicata e popolare.| File | Dimensione | Formato | |
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