Il cosiddetto Dittico di Boezio, realizzato nel 487 per celebrare il consolato di Flavio Narsete Manlio Boezio (padre del filosofo Severino), fu riutilizzato durante l’alto Medioevo a fini liturgici, secondo una pratica testimoniata anche da altri dittici tardoantichi. Sulle sue valve interne furono scritte a più riprese liste di nomi destinate a ricordare personaggi morti o viventi durante la celebrazione della messa. Si possono individuare due principali momenti di riutilizzo del dittico, distanziati nel tempo e nello spazio. La scrittura della seconda fase si sovrappone largamente allo strato grafico originario, in gran parte obliterato tramite rasura. Con l’ausilio delle tecniche di indagine multispettrale è stato possibile recuperare quasi per intero tanto la scriptio inferior quanto quella superior, entrambe lette finora molto lacunosamente. La decifrazione del testo e la probabile identificazione di alcuni dei personaggi nominati nel secondo strato di scrittura consentono di formulare per la prima volta, come vedremo, una fondata ipotesi sulla storia del dittico e delle sue fasi di riuso: la prima di esse sembra collocarsi agli inizi del VII secolo, probabilmente a Roma; la seconda alla metà dell’VIII secolo, probabilmente nel monastero di San Salvatore di Brescia.
The Diptych of Boethius and Its Reuse in the Early Middle Ages: A Palaeographic Approach / Morresi, Ilaria; Ammannati, Giulia. - (2021), pp. 231-254.
The Diptych of Boethius and Its Reuse in the Early Middle Ages: A Palaeographic Approach
Ilaria Morresi;
2021
Abstract
Il cosiddetto Dittico di Boezio, realizzato nel 487 per celebrare il consolato di Flavio Narsete Manlio Boezio (padre del filosofo Severino), fu riutilizzato durante l’alto Medioevo a fini liturgici, secondo una pratica testimoniata anche da altri dittici tardoantichi. Sulle sue valve interne furono scritte a più riprese liste di nomi destinate a ricordare personaggi morti o viventi durante la celebrazione della messa. Si possono individuare due principali momenti di riutilizzo del dittico, distanziati nel tempo e nello spazio. La scrittura della seconda fase si sovrappone largamente allo strato grafico originario, in gran parte obliterato tramite rasura. Con l’ausilio delle tecniche di indagine multispettrale è stato possibile recuperare quasi per intero tanto la scriptio inferior quanto quella superior, entrambe lette finora molto lacunosamente. La decifrazione del testo e la probabile identificazione di alcuni dei personaggi nominati nel secondo strato di scrittura consentono di formulare per la prima volta, come vedremo, una fondata ipotesi sulla storia del dittico e delle sue fasi di riuso: la prima di esse sembra collocarsi agli inizi del VII secolo, probabilmente a Roma; la seconda alla metà dell’VIII secolo, probabilmente nel monastero di San Salvatore di Brescia.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.