Le indagini presentate rientrano in un programma di ricerca che da diverse angolazioni muove essenzialmente verso un obiettivo di valutazione degli effetti introdotti dai nuovi Ordinamenti universitari entrati in vigore nell'a.a. 2001/02 nel quadro della cosiddetta riforma del "3+2". L’oggetto privilegiato, sebbene non esclusivo, degli studi è rappresentato dal primo dei due livelli di formazione introdotti con il “3+2”, ovvero dalla laurea triennale. L’ambito specifico di analisi riguarda invece esclusivamente la formazione sociologica accademica italiana, per come essa, a seguito del DM 509/1999, è stata progettata e viene erogata attraverso tutti i corsi di studio rientranti nella relativa classe di laurea e incardinati nelle facoltà sociologiche e non sociologiche degli Atenei italiani. Il quesito di fondo al quale si è tentato di dare una risposta ha riguardato la capacità della riforma di incidere positivamente sui mali “storici” dell’università italiana: (1) scarsa capacità di ritenzione, (2) allungamento dei percorsi formativi ben oltre la durata legale dei corsi, (3) conseguente bassa attitudine a produrre laureati, perlopiù in tempi più lunghi del dovuto. L’ipotesi di lavoro che guida le analisi riguarda gli effetti perversi del passaggio dai vecchi ai nuovi ordinamenti. La ricerca faticosa di una condizione di equilibrio istituzionale tra vecchio e nuovo assetto ha fatto sì che i percorsi formativi conseguenti all’implementazione della riforma risultassero tortuosi, densi, eterogenei ed eccessivamente frammentati, perciò tali da non agevolare i processi di adattamento degli studenti, con l'emersione di forme di disagio generalizzato, disaffezione verso gli studi, ritardo nel mantenimento degli impegni stabiliti, scarso profitto etc.
Introduzione. La riforma del "3+2" tra innovazione e tradizione / Fasanella, Antonio. - STAMPA. - (2007), pp. 9-23.
Introduzione. La riforma del "3+2" tra innovazione e tradizione
FASANELLA, Antonio
2007
Abstract
Le indagini presentate rientrano in un programma di ricerca che da diverse angolazioni muove essenzialmente verso un obiettivo di valutazione degli effetti introdotti dai nuovi Ordinamenti universitari entrati in vigore nell'a.a. 2001/02 nel quadro della cosiddetta riforma del "3+2". L’oggetto privilegiato, sebbene non esclusivo, degli studi è rappresentato dal primo dei due livelli di formazione introdotti con il “3+2”, ovvero dalla laurea triennale. L’ambito specifico di analisi riguarda invece esclusivamente la formazione sociologica accademica italiana, per come essa, a seguito del DM 509/1999, è stata progettata e viene erogata attraverso tutti i corsi di studio rientranti nella relativa classe di laurea e incardinati nelle facoltà sociologiche e non sociologiche degli Atenei italiani. Il quesito di fondo al quale si è tentato di dare una risposta ha riguardato la capacità della riforma di incidere positivamente sui mali “storici” dell’università italiana: (1) scarsa capacità di ritenzione, (2) allungamento dei percorsi formativi ben oltre la durata legale dei corsi, (3) conseguente bassa attitudine a produrre laureati, perlopiù in tempi più lunghi del dovuto. L’ipotesi di lavoro che guida le analisi riguarda gli effetti perversi del passaggio dai vecchi ai nuovi ordinamenti. La ricerca faticosa di una condizione di equilibrio istituzionale tra vecchio e nuovo assetto ha fatto sì che i percorsi formativi conseguenti all’implementazione della riforma risultassero tortuosi, densi, eterogenei ed eccessivamente frammentati, perciò tali da non agevolare i processi di adattamento degli studenti, con l'emersione di forme di disagio generalizzato, disaffezione verso gli studi, ritardo nel mantenimento degli impegni stabiliti, scarso profitto etc.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.