Organicità futura

The theme of the Biennale of Architecture in 2006, evokes some fundamental themes of the disciplines of project long considered passed without any debate or, at least, thought fully expressed, he had demonstrated the real irrelevance. Among these themes play a central role, for the fundamental character that owns, is related to the principle of body and organic, that fully informs the notion of architecture but that seems to get in, according to a dismissive criticism, brought into collision with the most obvious contemporary thought. We are therefore faced with a crisis that is unprecedented compared to large critical phases of transition, which have come to this day the history of the city and the territory: the interpretation artificial media and the world is superimposed on the natural perception of reality, allowing you to "liberate" the shape from its bed concrete, remove it from the organic bonds that hold it together with the other products of the territory anthropization Unless we grasp the meaning of the polarity of which is intersection, space and vague hybrid of the suburbs ends with the fall in the great sea of ​​the picturesque metropolitan and the only explanation of the form it takes the complexity ends up belonging to the domain of statistics: the real as a particular case and fortuitous as possible. In the paper it is argued that the contribution of the concept of a body to the reading of the contemporary city may consist of a recall, critical and vital to reality: to demonstrate how there is a vacuum, consolidated place of the literary publications of architecture, if not in the way contemporary to perceive the world as dematerialization of phenomenal reality, abstracting the image that separates the space from their outline, which is actually the in-form, giving recognizable appearance, in their entirety, to sequences of structures and processes operating, otherwise invisible.

Il tema della Biennale d'architettura del 2006, ripropone alcuni temi fondanti delle discipline di progetto a lungo ritenuti superati senza che alcun dibattito o, almeno, pensiero compiutamente espresso, ne avesse dimostrato la reale inattualità. Tra questi temi un ruolo centrale, per il carattere fondante che possiede, è quello relativo al principio di organismo e organicità, che informa appieno la nozione stessa di architettura ma che sembra entrare, secondo una critica sbrigativa, in collisione con i portati più evidenti del pensiero contemporaneo. Siamo dunque di fronte ad una crisi che ha caratteri inediti rispetto alle grandi fasi critiche, di transizione, che hanno percorso fino ad oggi la storia della città e del territorio: l’interpretazione artificiale e mediatica del mondo si sovrappone alla percezione naturale della realtà, consentendo di “liberare” la forma dal suo alveo concreto, di staccarla dai legami organici che la tengono unita agli altri prodotti dell’antropizzazione del territorio Se non si coglie il senso delle polarità delle quali è intersezione, lo spazio ibrido e vago delle periferie finisce col ricadere nel grande mare del pittoresco metropolitano e l’unica spiegazione della forma che assume la complessità finisce con l’appartenere al dominio della statistica: il reale come caso particolare e fortuito del possibile. Nel saggio si sostiene che il contributo della nozione di organismo alla lettura della città contemporanea possa consistere in un richiamo, critico e vitale, alla realtà: nel dimostrare come non esista il vuoto, consolidato luogo letterario delle pubblicazioni di architettura, se non nel modo contemporaneo di percepire il mondo come dematerializzazione della realtà fenomenica, nell’immagine astraente che separa lo spazio dai propri contorni, i quali in realtà lo in-formano, danno aspetto riconoscibile, nella loro interezza, a sequenze di strutture e processi operanti, altrimenti invisibili.