Decolonizzare l'immaginario primitivista. Lo stato vestibolare dell'architettura

Se ammettiamo che non esiste uno zero dell’architettura - ma che “la questione dell’inizio è assolutamente inestricabile da quella della creazione” (Secchi, 2021) - dovremmo allora chiederci come “la memoria dell'arte così detta primitiva […] incide sul processo compositivo”. Spostando il punto di vista da chi "riceve" l’architettura a chi ne è l’artefice, interrogare il Primitivismo oggi significa forse interrogare il presente non più da un punto fisso di stazione, ma lungo una marcia a ritroso verso forme essenziali di pensiero progettante e coscienza storica, "per via di levare", e per una costruzione logica della memoria primitivista; si direbbe, cioè, per riduzione dei processi formali e ricerca di un precedente formale stratificato. Bloccare l’architettura allo stato vestibolare, sulla soglia dell’immagine, del costruibile, può servire allora per tornare a pensarla più inizialmente, più sottovoce, concederle un grado di irrealizzabilità.