L’intervento analizza e mette a confronto il modo in cui Mauro Folci (L’Aquila 1959) e Cesare Pietroiusti (Roma 1955) ripropongono in una prospettiva antifascista simboli, parole d’ordine e documenti del Ventennio, apparentemente con poca distanza critica puntando sulla ricerca storica e l’interpretazione performativa, secondo una modalità che si potrebbe definire di montaggio e dissolvenza incrociata fra ieri e oggi. L’analisi è condotta attraverso due opere particolarmente rappresentative: Kadavergheorsam (2002) di Folci, concreto esempio di attivazione della memoria di un resistente, nonostante la citazione di Hannah Arendt che dà il titolo al lavoro; e Pensiero Unico (2003) di Pietroiusti, collocato piuttosto sul versante dell’emersione del rimosso, tramite l’esecuzione in pubblico di inni e canzoni fasciste. I due casi consentono, inoltre, di cogliere la continuità con l’antifascismo degli anni Settanta: entrambi gli artisti, infatti, frequentano Fabio Mauri – Folci dagli anni Ottanta all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, Pietroiusti dal decennio successivo nello studio romano – assimilando la centralità del rapporto fra potere e linguaggio, verbale e non. Da allora essi continuano a interrogarsi, spesso in dialogo con la più stringente attualità, sull’eredità del fascismo storico in Europa e soprattutto su alcune radici antropologiche di dinamiche collettive, come nel caso dei lavori citati, imperniati sul linguaggio verbale. La ricerca dei due artisti, sebbene non appartenga al canone dell’arte contemporanea italiana, ha un seguito consistente, nonché visibilità internazionale, anche in ragione dell’impegno didattico di Folci dal 1991 all’Accademia di Belle Arti di Brera, e di Pietroiusti dal 2004 allo IUAV di Venezia.
Mémoria et refoulement : l’antifascisme de Mauro Folci et de Cesare Pietroiusti / Gallo, Francesca. - (2021), pp. 187-198.
Mémoria et refoulement : l’antifascisme de Mauro Folci et de Cesare Pietroiusti
Francesca Gallo
2021
Abstract
L’intervento analizza e mette a confronto il modo in cui Mauro Folci (L’Aquila 1959) e Cesare Pietroiusti (Roma 1955) ripropongono in una prospettiva antifascista simboli, parole d’ordine e documenti del Ventennio, apparentemente con poca distanza critica puntando sulla ricerca storica e l’interpretazione performativa, secondo una modalità che si potrebbe definire di montaggio e dissolvenza incrociata fra ieri e oggi. L’analisi è condotta attraverso due opere particolarmente rappresentative: Kadavergheorsam (2002) di Folci, concreto esempio di attivazione della memoria di un resistente, nonostante la citazione di Hannah Arendt che dà il titolo al lavoro; e Pensiero Unico (2003) di Pietroiusti, collocato piuttosto sul versante dell’emersione del rimosso, tramite l’esecuzione in pubblico di inni e canzoni fasciste. I due casi consentono, inoltre, di cogliere la continuità con l’antifascismo degli anni Settanta: entrambi gli artisti, infatti, frequentano Fabio Mauri – Folci dagli anni Ottanta all’Accademia di Belle Arti dell’Aquila, Pietroiusti dal decennio successivo nello studio romano – assimilando la centralità del rapporto fra potere e linguaggio, verbale e non. Da allora essi continuano a interrogarsi, spesso in dialogo con la più stringente attualità, sull’eredità del fascismo storico in Europa e soprattutto su alcune radici antropologiche di dinamiche collettive, come nel caso dei lavori citati, imperniati sul linguaggio verbale. La ricerca dei due artisti, sebbene non appartenga al canone dell’arte contemporanea italiana, ha un seguito consistente, nonché visibilità internazionale, anche in ragione dell’impegno didattico di Folci dal 1991 all’Accademia di Belle Arti di Brera, e di Pietroiusti dal 2004 allo IUAV di Venezia.File | Dimensione | Formato | |
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